Repubblica 25 marzo 2008, FABRIZIO RAVELLI, 25 marzo 2008
E le biglie diventano sport. Repubblica 25 marzo 2008. Sono arrivati in Gran Bretagna da ogni angolo del pianeta
E le biglie diventano sport. Repubblica 25 marzo 2008. Sono arrivati in Gran Bretagna da ogni angolo del pianeta. Un centinaio in tutto, in corsa per aggiudicarsi il titolo di campione del mondo. Di biglie. L´antichissimo gioco - che ha appassionato intere generazioni di ragazzini anche in Italia - nel Regno Unito è diventato una sorta di sport per adulti, con strutture ad hoc, regole severe e padri nobili. Come il mitico Jim "Atomic Thumb" Longhurts, classe, 1893. Che la leggenda racconta fosse in grado, con un tiro, di rompere un boccale. ESSENDO un paese fondamentalmente serio, anche quest´anno la Gran Bretagna ha ospitato il campionato mondiale di biglie. Un centinaio di giocatori provenienti da diverse nazioni (Germania, Repubblica Ceca, Australia, Canada) si sono ritrovati a Tinsley Green, West Sussex, lo scorso Venerdì Santo. I bambini erano un´infima minoranza, e fra loro il solo in grado di competere ad armi pari era Zachary McCarthy-Fox, 11 anni, vera promessa di questa nobile disciplina, ed erede di una famiglia che alla biglia continua a dare lustro in varie maniere. A Tinsley Green, nel parcheggio della Greyhound Inn, gli atleti del pollice hanno gareggiato per tre giorni, dal Mercoledì delle Ceneri al Venerdì Santo, secondo tradizione. Nei tempi antichi, pare che questo sport (o gioco, ma è lo stesso) fosse l´unico consentito in quei giorni di fervente devozione cristiana. Succede, in forma organizzata, fin dal 1932. In precedenza, la biglia veniva praticata diffusamente in questa zona, dando luogo ad epiche sfide e celebrando le gesta di indimenticabili campioni come Jim «Atomic Thumb» Longhurst, un giardiniere (classe 1893) che con un tiro era in grado di mandare in frantumi un boccale da birra a quattro piedi di distanza. Di qui il nome di battaglia: Pollice Atomico. Ma è solo dal 1932 che si disputano i campionati mondiali. Il gioco, codificato da regole esattissime, è quello chiamato «ringer». Al centro, su una linea incrociata, si collocano 13 biglie bersaglio, chiamate «ducks». Ogni giocatore, sparando la sua (si chiama «tolley» o «taw») col pollice, deve centrare una di quelle sul campo, e farla uscire dal cerchio. Poi se la intasca. Alla fine, quando il cerchio è vuoto, chi ha più biglie in tasca ha vinto. Il giovane Zachary (frangetta, lentiggini, maglietta a righe orizzontali blu e rosse) s´è allenato duramente. Sia in casa, sul tavolo coperto da un panno, sotto gli occhi benevoli della nonna Jean e quelli annoiati del gatto. Sia in giardino, dove possiede un campo di gara, che ricopre di sabbia ben setacciata prima procedere a tiri di riscaldamento: « importante innanzitutto allenare il muscolo del pollice - spiega serissimo - per renderlo più potente. Poi serve un buon colpo d´occhio». La famiglia è devota alla causa. La nonna Jean, nei giorni del campionato, tiene una bancarella dove vende bellissime biglie di vetro, marmo e terracotta, di ogni dimensione. Il padre Sam è niente meno che segretario del British Marbles Board of Control, massima istanza nel settore della biglia agonistica. L´altra mossa che richiede un duro allenamento è quella iniziale del «Nose Drop»: ogni giocatore si appoggia la biglia al naso e di lì la lascia cadere, chi va più vicino alla linea di gara comincia. Essendo figlio d´arte, il giovane Zachary riesce a qualificarsi per le finali. Ma tutta la faccenda è in mano agli adulti. Le squadre hanno divise sociali, cappellini e striscioni, a volte parrucche colorate. Uomini e donne in età matura si accosciano, appoggiano le nocche delle ultime quattro dita alla sabbia («knuckling down»), e fanno partire col pollice shots assolutamente micidiali. La concentrazione è elevatissima. Il tifo anche. Così come gli ululati di disapprovazione quando un concorrente inciampa in una mossa scorretta: come il «fudging», che sarebbe muovere la mano in avanti mentre si tira. Alto è, in ogni caso, il tasso alcolico. Sacha Smith, proprietario del Greyhound Inn, garantisce soddisfatto che «c´era un tempo ventoso e pessimo, ma l´eccitazione ha tenuto tutti ben caldi». E anche le innumerevoli pinte di birra che il suo pub ha distribuito. Se si metteva a piovere (è successo diverse volte), un gazebo bianco veniva innalzato per coprire il campo di gara. I campionati non si fermano per quattro gocce di pioggia o per un po´ di vento. Il peso della tradizione si fa sentire, e rende leggero ogni sacrificio. Mica per niente la leggenda vuole che, qui a Tinsley Green, cinquecento anni fa sotto il regno di Queen Bess, cioè Elisabetta Prima, si sia disputata la prima disfida ad alta tensione. Due giovani, uno del Surrey l´altro del Sussex (Tinsley Green è sul confine), si affrontarono per stabilire chi aveva diritto a chiedere la mano di una bella ragazza. Dopo le prove tradizionali, cioè tiro con l´arco, caccia col falcone, lotta libera, erano pari. Decisero di giocarsi la pulzella a biglie. Il museo delle biglie, orgoglio del villaggio, è una piccola miniera di ricordi e memorabilia. Ci sono foto bellissime di vecchi campioni. Sam Spooner, per esempio, un allevatore che, tornato dal servizio militare in India, partecipò al campionato del ”32 con la stessa biglia con cui aveva vinto quello del 1880. E´ ritratto mentre si esibisce: cappotto, barba e cappello. Sam Spooner, fra l´altro, è nonno del quattro volte campione del mondo Barry Ray, una star della biglia. Si ricorda anche Wee Willie Wright, gallese, che teneva una borraccia d´acqua calda sotto la giacca per non far raffreddare il pollice. Ci sono foto di giocatori in divisa: nemmeno la guerra ha fermato i campionati di Tinsley Green. FABRIZIO RAVELLI