ItaliaOggi 25 marzo 2008, Carlo Arcari, 25 marzo 2008
Fotogiornalismo, pericolo on-line. ItaliaOggi 25 marzo 2008. Le agenzie di fotogiornalismo s’interrogano sul futuro del comparto dopo che Getty Images, azienda fotografica numero uno al mondo, è stata comprata dal fondo fiduciario, Hellman & Friedman, per oltre 2 miliardi di dollari
Fotogiornalismo, pericolo on-line. ItaliaOggi 25 marzo 2008. Le agenzie di fotogiornalismo s’interrogano sul futuro del comparto dopo che Getty Images, azienda fotografica numero uno al mondo, è stata comprata dal fondo fiduciario, Hellman & Friedman, per oltre 2 miliardi di dollari. Cosa cambierà per il settore? «Poco o niente. Per il momento», dice Pino Granata di Granataimages. «Hellman & Friedman vende e compra società in tempi brevi e forse non intende gestire in proprio una multinazionale dell’immagine come quella che ha acquistato». Anche sul fronte finanziario, le due più importanti agenzie fotografiche quotate a Wall Street, Gettyimages e Jupiter, non vanno tanto bene da tempo. Le loro azioni a metà del dicembre scorso erano calate al punto più basso: rispettivamente a 21,80 e 2,97 dollari, mentre in passato avevano raggiunto la quotazione di 80 e 30 dollari. Secondo il sito specializzato Stockphototalk.com, Getty Images controlla attualmente la metà circa del mercato a livello globale; negli Stati Uniti vende foto per 350 milioni di dollari l’anno, 120 milioni è il suo business nel Regno Unito, 73 mln in Germania e 48 mln in Francia. Il valore del suo giro d’affari nel resto del mondo è pari a 350 milioni di dollari. Per quanto riguarda l’Italia il sito non rende noti i dati, ma nel settore s’indica in 12 milioni di euro l’anno l’ordine di grandezza del suo giro d’affari. «Il mercato italiano della fotografia vale, secondo le stime più attendibili, tra i 90 e i 120 milioni di euro, tutto incluso. Quello che è successo a Getty non deve sorprendere», aggiunge Roberto Koch, fotoreporter e fondatore negli anni 80 dell’agenzia Contrasto, che in Italia è una delle maggiori strutture rimaste indipendenti. «Dietro le grandi concentrazioni c’erano due progetti. Quello industriale perseguito da Getty è in buona parte riuscito dal punto di vista finanziario, come dimostra la bella cifra sborsata dai suoi compratori, mentre il progetto di Bill Gates, teso a fare della fotografia un business rivolto al mercato consumer tramite il web, è ancora in alto mare e non è detto che vada mai in porto». Il risultato negativo di questa competizione ai vertici del mercato, purtroppo, è stata la progressiva emarginazione del fotogiornalismo, perché il 90% del business di Getty, Corbis e Jupiter riguarda lo stock, immagini utilizzate dalla pubblicità e dalle aziende per scopi commerciali. Il giornalismo fotografico è dunque destinato inevitabilmente a scomparire? Koch non è d’accordo: «Il problema del fotogiornalismo è la crisi del giornalismo in generale, una perdita di valore e ruolo della professione che va avanti da troppo tempo, soprattutto in Italia». Il 50% dell’attività di Contrasto è legata al fotogiornalismo, sia come produzione propria sia come disponibilità di archivio. Del suo network di agenzie, infatti, fa parte la famosa Magnum che Getty e Corbis hanno corteggiato a lungo invano perché l’agenzia che fu di Cartier Bresson e di Capa ha scelto di conservare la sua indipendenza e la sua qualità. «Negli ultimi anni abbiamo diversificato l’attività con le mostre, l’editoria e i progetti di comunicazione», precisa Koch che ricorda l’iniziativa a Milano dello Spazio Forma, aperto in collaborazione con il Corriere della Sera. «Per alimentare la nostra produzione manteniamo un rapporto diretto con 35 fotografi italiani e rappresentiamo una ventina di agenzie internazionali che fanno fotogiornalismo, ritratti di celebrità e ci forniscono una parte di stock. Resistere come indipendenti in questo settore è dura. Soprattutto mi preoccupa la continua riduzione degli spazi del giornalismo provocata dalla continua crescita del web». Carlo Arcari