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 2008  marzo 26 Mercoledì calendario

Macgregor Joanna

• Gran Bretagna 16 luglio 1959. Pianista. «Il programma dei suoi concerti denuncia già la sua originalità: L’arte della fuga di Bach e Sidewalk Dances di Moondog. Per la MacGregor il compositore tedesco, artefice delle più ardite geometrie musicali nell’arte del contrappunto, e il musicista americano cieco, classe 1916, che per trent’anni visse da barbone e suonò per la strada vestito da vichingo a New York, tra la 54a, 6th Avenue e Broadway, hanno molti punti in comune. ”Ho sempre suonato Bach. L’arte della fuga in particolare mi ha sempre affascinato perché è un pezzo misterioso: ha una qualità insolita, cromatica, oscura. Non si sa in che occasione fu scritto né perché, e ha un finale molto aperto, si interrompe all’improvviso semplicemente perché l’autore morì. Quando abbinai la prima volta questi autori, lo feci quasi per caso. Poi scoprii che tra i due c’era un’affinità. A modo suo, anche Moondog scriveva canoni e, se a prima vista è profondamente diverso da Bach, c’è qualcosa in comune nella loro dedizione e nel loro atteggiamento verso la musica. [...] Ho sempre proposto programmi ”misti’ [...] Ma portare musica contemporanea o jazz nei templi della classica non va fatto per suscitare uno scandalo, lanciare una sfida, o per ragioni pretestuose. Deve avere un senso profondo, e una giustificazione emotiva. A quel punto c’è sempre una buona reazione da parte del pubblico. Per esempio, qualche anno fa ho inciso un album, Play, in cui ho raccolto pezzi dei miei compositori preferiti, da Colon Nancarrow a Astor Piazzolla, da William Byrd a Somei Satoh, da Charles Ives a Ivana Ognjanovic. Contro ogni previsione, ha avuto un grande successo commerciale [...]” [...] Suo padre era predicatore degli Avventisti del Settimo Giorno, con fedeli per lo più neri, e il primo contatto di Joanna con la musica è avvenuto attraverso i gospel che ascoltava nella chiesa di suo padre. Fino a 11 anni la sua istruzione si è svolta in casa, sotto la guida della madre. Più avanti ha fatto studi regolari a Cambridge, e in seguito alla Royal Academy of Music a Londra. ”Ho avuto un’infanzia molto libera, e quando sono andata a scuola per la prima volta a 11 anni ho visto il sistema per quello che era: la maestra alla lavagna che scriveva qualcosa che trenta ragazzine dovevano ricopiare sul quaderno mi sembrava strano. Non avendo subito il lavaggio del cervello della scuola da piccola, riuscivo a vederla come qualcosa di innaturale. Per fortuna quando tornavo a casa c’era mia madre, che m’insegnava la musica classica, ma anche jazz e pop. Esercitarsi al pianoforte è come praticare la meditazione, è una relazione intima tra te e la musica. Suonare in pubblico è una cosa completamente diversa: ti mette in contatto con la Storia, comunichi al pubblico quel mondo al quale tu hai accesso, con tutta la sua ricchezza, la sua profondità, il suo senso dell’umorismo. di tutto questo che cerco di farmi tramite in una sala da concerto, quando mi siedo al pianoforte”» (Monica Capuani, ”la Repubblica” 26/3/2008).