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 2008  marzo 26 Mercoledì calendario

Domanda: Alitalia è un moribondo in «debito d’ossigeno» come dice Tommaso Padoa-Schioppa oppure il ministro dell’Economia, come ha delicatamente sostenuto il collega Alessandro Bianchi, fa «allarmismo»? A pagina quattro dell’ultima comunicazione alla Consob, subito dopo la lista dei nove creditori che hanno già presentato decreto ingiuntivo, si legge: «La società è costantemente impegnata al mantenimento di rapporti commerciali con i propri clienti e fornitori che garantiscano la necessaria flessibilità finanziaria a supporto della liquidità»

Domanda: Alitalia è un moribondo in «debito d’ossigeno» come dice Tommaso Padoa-Schioppa oppure il ministro dell’Economia, come ha delicatamente sostenuto il collega Alessandro Bianchi, fa «allarmismo»? A pagina quattro dell’ultima comunicazione alla Consob, subito dopo la lista dei nove creditori che hanno già presentato decreto ingiuntivo, si legge: «La società è costantemente impegnata al mantenimento di rapporti commerciali con i propri clienti e fornitori che garantiscano la necessaria flessibilità finanziaria a supporto della liquidità». Lo stato di salute di Alitalia è tutto in questo passaggio: «Costantemente impegnata al mantenimento di rapporti commerciali». Benché fatturi quattro miliardi di euro l’anno, la credibilità finanziaria della compagnia è ormai pari a quella di un pizzicagnolo. I numeri non lasciano troppo spazio ai dubbi. Nel corso del 2007 Alitalia ha perso esattamente 359 milioni di euro, 983 mila al giorno, 40.981 euro l’ora, 11,3 al secondo. Poiché la compagnia è da tempo nella lista nera della Consob, deve aggiornare la sua situazione finanziaria ogni mese. Quella del 31 gennaio ci dice che aveva in cassa 282 milioni di euro. Se le condizioni fossero le stesse dell’anno scorso, forse Alitalia avrebbe di fronte a sé ancora quei «mesi» di autonomia ipotizzati dal ministro dei Trasporti. Purtroppo, dall’autunno in poi, la situazione non ha fatto che peggiorare. Il 30 settembre 2007, quando il prezzo del petrolio ha cominciato a schizzare verso quota 100 dollari al barile, la liquidità era di 442 milioni di euro. Da allora al 31 gennaio Alitalia ha bruciato 160 milioni, un milione e trecentomila euro al giorno. Più della metà di quella cifra - 85 milioni - se ne sono andati solo nel primo mese del 2008: più di 3,5 milioni al giorno, 59mila euro l’ora. A quel ritmo, in ogni minuto di attività Alitalia ha bruciato lo stipendio mensile di un suo dipendente del call center: 983 euro. L’altro ieri Emma Bonino si è lasciata scappare che Alitalia avrebbe in cassa poco più di cento milioni. Quale sia l’effettiva situazione finanziaria lo sapremo entro lunedì: per allora il consiglio di amministrazione sarà tenuto a dare lo stato dell’arte al 28 febbraio. Facciamo allora un’ipotesi di scuola: Alitalia sta perdendo allo stesso ritmo degli ultimi quattro mesi. Poiché dal 31 gennaio sono passati 53 giorni, nel frattempo avrebbe perso 69 milioni. Ma il 31 marzo, come ogni anno, Alitalia deve pagare una cedola di interessi da circa 50 milioni dei «Mengozzi Bond», le obbligazioni in scadenza nel 2010. In breve: nella migliore delle ipotesi Alitalia ha in cassa poco più di 160 milioni. La regola in uso fra le compagnie aeree prevede che il livello di liquidità minimo sia il 20% del fatturato: per Alitalia dovrebbe significare 800 milioni. Quanto può resistere così Alitalia prima di vedere piovere sul suo tavolo le istanze di fallimento dei creditori? Senza il prestito-ponte ipotizzato dal Tesoro, vale la stima di Padoa-Schioppa: «Poche settimane». Per resistere ancora sulle sue gambe, Alitalia dovrebbe vendere tutto ciò che gli è rimasto: alcuni terreni a Fiumicino (120-150 milioni) per i quali è in trattativa con Aeroporti di Roma, gli aerei più vecchi che si appresta a mettere a terra (una trentina), il 2% di Air France-Klm. Ma ormai non c’è più nemmeno il tempo materiale di attendere gli eventuali pagamenti. Per Maurizio Prato resta una speranza di salvezza: a partire dal primo aprile scattano il nuovo orario estivo e il taglio di 180 voli su Malpensa. In 24 ore l’emorragia di perdite sarà tamponata: dei 359 milioni bruciati l’anno scorso, metà sono serviti a far atterrare gli aerei fra Milano e Varese. /