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 2008  marzo 17 Lunedì calendario

Mussi, il trapianto e la politica «Mi ha salvato mia moglie». Corriere della Sera 17 marzo 2008. «La mia malattia renale è stata affrontata

Mussi, il trapianto e la politica «Mi ha salvato mia moglie». Corriere della Sera 17 marzo 2008. «La mia malattia renale è stata affrontata. Quella incurabile è l’altra malattia, la politica», dice autoironico Fabio Mussi, ministro dell’Università e della Ricerca, uno dei principali soci dell’alleanza «la Sinistra l’Arcobaleno » e, da un mese e quattro giorni, uno dei 600 italiani che sono stati sottoposti a un trapianto di entrambi i reni. «La politica è una passione inestirpabile », aggiunge. Sessant’anni, pane e politica da quando era ragazzino, questo ex dirigente dei Ds che non ha aderito al Partito democratico ha macinato campagne elettorali dal 1968. «Amministrative, referendum, europee, Camera e Senato. Non ne ho persa una: all’alba davanti alle fabbriche e dibattiti fino a mezzanotte. Questa è la prima campagna elettorale che farò con meno sforzi fisici. Ma stare fuori, per me, era impensabile. Mi prudono le mani e la lingua», racconta Mussi in questa intervista al Corriere. Com’è cambiata la sua routine? «Dopo una settimana dall’operazione ero fuori dall’ospedale, ma ho dovuto prendere casa a Bergamo. Città che alcuni credono un po’ scontrosa, nella quale invece vengo trattato con molta cordialità dalla gente che vede un ministro passeggiare per strada. La parte intensa della cura anti-rigetto durerà due o tre mesi. L’intervento è stato complesso». La causa dell’operazione? «Avevo scoperto da tre anni una malattia degenerativa irreversibile, una perdita di funzionalità renale inarrestabile. L’ho un po’ frenata con delle diete, ma i reni non funzionavano. S’era rotto il filtro. I reni sono organi vitali, due le soluzioni. O la dialisi, quando il livello dei veleni diventa micidiale si passa alla dialisi e si sopravvive, ma quattro ore tre volte a settimana non è uno scherzo, o il trapianto. Mi sono iscritto a una lista». Quale lista? «A Bergamo vengono eseguiti doppi trapianti, si fa a una certa età utilizzando organi di donatori coetanei. Ti metti in lista e non sai quando ti chiamano, perché ti cercano quando ci sono reni compatibili con i tuoi. Hanno chiamato mia moglie, Luana. Senza di lei sarei morto, è stata straordinaria». Come funziona l’operazione? «E’ un doppio intervento. Due reni da sostituire, il doppio di anestesia. Nel centro di Giuseppe Remuzzi, professore di fama mondiale che in questi giorni è a Harvard. Mi ha operato un ottimo chirurgo, Locatelli ». Dopo che cosa si deve fare? «Le cure antirigetto oggi sono per bocca, non più con dosi massicce di cortisone. Sangue sempre monitorato. Le difese immunitarie sono basse, ma non è che si può morire in uno scafandro. Remuzzi dice: prudenza, però bisogna vivere». E la settimana scorsa lei si è presentato a una manifestazione elettorale a Milano. «Ho parlato un quarto d’ora. Teatro Smeraldo. Ho detto: sto bene, vorrei buttarmi anima e corpo nella campagna elettorale. L’anima la garantisco, il corpo con qualche prudenza». Che tipo di impatto ha sentito? «Un’ondata di affetto. Come quando avevo ricevuto tanti messaggi di solidarietà da persone di sinistra, però anche dall’altra parte». Chi l’ha chiamata? «Per esempio Paolo Bonaiuti, Altero Matteoli, alcuni leghisti. Mi ha fatto piacere. Perché ci si combatte, ma poi ci si rispetta ». Era indispensabile, la manifestazione? «Voglio che "la Sinistra, l’Arcobaleno" abbia una buona affermazione. Ritengo la classicissima divisione tra destra e sinistra più profonda di quella, insignificante, tra vecchio e nuovo. Si assiste a un’alluvione di "moderno". Ma il moderno è il campo dei problemi, non il logaritmo delle soluzioni. Nel moderno c’è tutto. La libertà come la repressione. Anche Al Qaeda è moderna, anche la bomba atomica». E la sinistra come la trova? «Negli Stati Uniti, diventati esportatori di debiti, inquinamento e guerra, c’è uno spostamento a sinistra della politica. Con Obama, con Hillary, persino con Mc Cain rispetto ai neoconservatori. Ecco: perché lo spostamento non dovrebbe esserci in Italia? Vorrei che ci fosse». Cambia la visione della vita dopo un’operazione come la sua? «E’ uno spartiacque. Non sei più il solito. E’ un’esperienza forte ricevere in dono organi. C’è una persona che non conosci che, con un gesto gratuito, di amicizia verso una persona sconosciuta, ti consente di allungare la tua vita. Questo ti aumenta la fiducia nel prossimo. Vorrei fare da testimonial per la cultura della donazione». Il segretario del Pci Enrico Berlinguer e il sindaco di Roma Luigi Petroselli furono raggiunti dalla morte uno sul palco di un comizio, l’altro a Botteghe Oscure. Per la loro dedizione alla politica, due figure moralmente encomiabili. Ma quando la salute è un fronte aperto, uno come guarda a quegli esempi, a quell’uso delle proprie energie? «Petroselli mi morì accanto. Eravamo seduti vicini in comitato centrale. Molti forse non si rendono conto che la politica è una fatica enorme: viaggi, orari interminabili. Però se credi in qualcosa c’è una molla carica. Se passi a non credere più a nulla, la politica è morte. Lo so che se ai primi sintomi avessi fatto tutto ciò che dovevo fare forse il sangue non si sarebbe avvelenato così in fretta. Ma c’erano il governo, i congressi dei Ds, poi Sinistra democratica, poi l’Arcobaleno... ». Maurizio Caprara