Lucia Annunziata, La Stampa 22/3/2008, 22 marzo 2008
Chiara Lubich e l’albero del Bene C’ è un detto che dice: «Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce»
Chiara Lubich e l’albero del Bene C’ è un detto che dice: «Fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce». E che il male faccia rumore ce ne accorgiamo tutti... specialmente in certi periodi della storia. Noi dell’Occidente ricco, per esempio, siamo tanto preoccupati nel mantenere le nostre sicurezze e privilegi, da non vedere che l’altra metà della popolazione mondiale vive nell’indigenza. Come mai i media sembrano più al servizio dell’albero che cade, che a quello della foresta che cresce? Eppure non tutti gli alberi della foresta stanno cadendo! Certo, l’albero dell’odio, della superbia e dell’orgoglio, dell’invidia e della menzogna, della brama di potere e dell’ingiustizia, della guerra e dell’omicidio, sono sempre presenti nella storia dell’uomo. Tutti questi elementi messi assieme hanno fatto sì che circa 2000 anni fa venisse appeso all’«albero» della croce addirittura il Figlio di Dio! Da questo delitto, da questo seme sepolto nella terra è però spuntato proprio l’albero della Vita! E questo Albero ha prodotto nuovi «semi» di bene. Da essi è nata la silenziosa «foresta del bene». Forse è proprio perché è tanto silenziosa, che i media non se ne accorgono? Uno di questi meravigliosi frutti di bene ci viene per esempio da Chiara Lubich e dal suo movimento. Quanto bene ci viene da queste persone che, mettendo in pratica le parole del Divino Maestro: «I principi delle nazioni le dominano, ma tra voi non sia così. Chi vuole essere grande, sia il servo di tutti», si mettono al servizio dei fratelli in umanità. E il movimento dei Focolari ha fatto un umile e forte lavoro nel costruire ponti di amicizia e di reciproco rispetto fra le culture e le religioni, in un mondo, anche mediatico, che sembra preferire lo scontro dialettico e la confusione delle lingue. Pur non dimenticando la denuncia degli scandali e il pungolare il potere, non sarebbe altrettanto utile creare spazi per l’aggregazione al bene e la tensione verso il bene comune, mettendo in luce anche gli «alberi che crescono»? Dall’Albero della Croce, da questo infinito atto di amore ci viene la Risurrezione e la Vita! Buona Pasqua, allora! CLAUDIO FORTI, TRENTO