Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  marzo 22 Sabato calendario

Sul mercato dall’estate scorsa (ma che la vendita fosse imminente s’era capito fin dal 2005, da quando erano andati all’asta i mobili e gli arredi e la casa era tornata nuda, come Gianni Versace l’aveva comprata nel 1980), l’ottocentesca villa Le Fontanelle avrebbe trovato un compratore all’altezza della cifra richiesta dai proprietari: l’immobiliarista moscovita Arkady Novikov

Sul mercato dall’estate scorsa (ma che la vendita fosse imminente s’era capito fin dal 2005, da quando erano andati all’asta i mobili e gli arredi e la casa era tornata nuda, come Gianni Versace l’aveva comprata nel 1980), l’ottocentesca villa Le Fontanelle avrebbe trovato un compratore all’altezza della cifra richiesta dai proprietari: l’immobiliarista moscovita Arkady Novikov. Anzi, precisa il britannico «Sunday Times», il miliardario russo, pur di togliersi dai piedi ogni concorrente, avrebbe rilanciato l’offerta: 3.8 milioni di euro in più del prezzo iniziale, totale 33 milioni. C’è poco da commuoversi, naturalmente. I giochi erano fatti da tempo e la grande casa neoclassica affacciata sulla riva moltrasina del Lago di Como aveva da anni le finestre e le porte chiuse. Eppure, davanti alla brutalità del denaro oligarchico, al moltiplicarsi di acquisti lacustri da parte di nuovi ricchi famelici di simboli di stato, proprietari come il povero Gianni Versace, intrisi di empiti artistici, già sembrano principi di un Rinascimento svanito. Difficile immaginarsi che il quarantaseienne Novikov, alla testa d’una catena di ristoranti e bar nella capitale russa, si voglia dedicare alla riscoperta del passato neoclassico del palazzo, allo studio della tradizione canoviana. Versace, invece, ci si era tuffato fanciullescamente. «Il mondo è così pieno d’arte, di belle cose che non conosco!», mi disse nel 1984, quasi trafelato. «La mia casa sul Lago di Como, per esempio. M’ero innamorato di Como andandoci a comprare le sete per le collezioni. A un certo punto ho deciso: mi compro una casa mia. Ho trovato una bella casa, molto grande, ottocentesca. Dell’Ottocento non sapevo niente. E mi ci sono buttato». Dentro fino al collo, ma una passione niente affatto schiava della filologia, alquanto eclettica, anzi, spudorata. A cominciare dalla contaminazione fra il «suo» neoclassico medusiforme (cuscini, piatti, plaid, tappeti e perfino un’aiola centrale nel giardino all’italiana davanti alla facciata) e il neoclassico di sculture e mobili e dipinti che antiquari elettrizzati gli portavano a vagoni («Se potessi non farei altro che comprare quadri, e statue, e oggetti pregiati. Adoro le belle cose d’arte, mi piacciono gli ambienti fastosi», dichiarava entusiasta, musica per le orecchie dei mercanti). Rimpinzava quelle stanze fastose di attonite rockstar, di attori del tutto incongrui fra la leggerezza stile Impero dei fregi di stucco, dei marmi diafani: Jennifer Lopez, Sylvester Stallone, Madonna (adorati questi ultimi, e a Miami anche vicini di casa), campioni di Kitsch brutale, elefanti in cristalleria, ma in qualche modo anche perfetti, intonati ai suoi drappi, ai suoi loghi. A fotografare quella casa che certi dicono costruita nell’anno 1800 per un lord inglese (case di inglesi e tedeschi innamorati del lago costellano tutte le rive, in ogni cimitero trovi le loro tombe di protestanti in angoli defilati e poetici), a fotografare la sua casa lariana, dicevo, Gianni Versace chiamò Helmut Newton. Le immagini uscirono nel libro «Do Not Disturb» (Leonardo Editore, 1996), insieme a quelle della casa milanese firmate da Richard Avedon e quelle della fatale casa di Miami siglate Bruce Weber. Dare a Newton Villa Fontanelle era un po’ come consegnarla a vaghe vicissitudini belliche, evocare una possibile e passata occupazione della casa da parte della Wermacht, con fanciulle adeguate al gusto pericoloso del momento. Però non era questa l’idea che lui aveva del luogo. L’ambiguità era tutta nel libro, nella vita la magione lacustre era invece soprattutto un rifugio, una fuga dallo stress e dal caldo di Milano nei fine settimana estivi. Un sollievo impiegatizio: «Como è il relax del week-end», disse alla giornalista Danda Santini. «Mi piace tanto, così immersa nel verde, con quel bel panorama». Stava in casa a riposarsi, in paese capitava di rado, giusto quando in parrocchia si sposò sua sorella Donatella, e i moltrasini apprezzarono soprattutto i divi italici («Una gran bella cerimonia, c’erano pure la Vanoni e Patty Pravo»). Nessuno ha mai cercato di forzarne la privacy. Hanno questo, i «laghèe», gli abitanti del lago: gli ospiti famosi li proteggono. Chiedetelo anche a George Clooney (che il lago l’ha scoperto grazie a Gianni, dicono, quando pure lui fu invitato in villa): non c’è chi ficchi il naso, a rompere le scatole sono solo i giornalisti. Da queste parti, infatti, la discrezione è virtù somma. Al funerale di Versace – ero lì da cronista – la signora Caterina Fasana, 85 anni, mi confermò con evidente approvazione che a Moltrasio l’avevano sempre visto poco: «Preferiva stare a casa sua. O fare gite sul lago. Una persona molto tranquilla, credo. Riservata». Dicono che la sorella Donatella, di nascosto, ne abbia sparso le ceneri sulle onde del lago. La sepoltura più dolce, senza dubbio. Arkady Novikov è nato a Mosca nel 1962 e ha iniziato come chef al ristorante «Universitetsky», dove ha lavorato per 5 anni. Ha aperto il primo locale, il «Sirena», nel 1992: viene considerato come il primo ristorante di pesce «alla occidentale» nella capitale russa. Oggi il «Novikov Restaurant Group» gestisce 45 locali tra ristoranti e bar per un totale di 12 mila coperti. Il gruppo conta quasi 14 mila dipendenti. Arkady Novikov è uno dei personaggi più in vista della nuova Mosca ricca e alla moda. Ogni sua iniziativa è un evento che richiama frotte di manager, modelle e politici. Stampa Articolo