Alessandra Pieracci, La Stampa 22/3/2008, 22 marzo 2008
ALESSANDRA PIERACCI
GENOVA
Dieci pale eoliche, alte cento metri, radicate sulla diga foranea del porto, cambieranno in un colpo skyline e waterfront di Genova, ovvero il panorama e la linea d’orizzonte da e sul mare. E’ una decisione avveniristica motivata dalla necessità di cercare forme alternative di produzione di energia e abbattere il tasso d’inquinamento, ma che inciderà profondamente sulla fisionomia urbana, sulle caratteristiche estetiche della città.
Non ci vorrà molto tempo: dopo le autorizzazioni e le indicazioni di Autorità Portuale, Capitaneria e Aeroporto (per i coni di atterraggio), in sei mesi di lavori i cosiddetti «mulini» di ultima generazione saranno in movimento, quasi proiezioni kolossal delle più leggere strutture aeree rotanti che Renzo Piano ha voluto nel Porto Antico intorno al Bigo, l’ascensore panoramico. L’impianto sarà realizzato grazie a un investimento da 40 milioni di euro di Enel, frutto di un’intesa firmata ieri tra l’ad Conti e il presdente della Regione Liguria Burlando. Il piano comprende anche impianti fotovoltaici installati sui tetti degli edifici e sui prati lungo le piste dell’aeroporto, oltre all’elettrificazione delle banchine portuali per consentire alle navi di spegnere i motori durante la sosta, riducendo le emissioni (il 12% dell’inquinamento in tutta la Liguria deriva dalle attività portuali, con picchi del 60% a Genova, dove attraccano 8 mila navi l’anno).
Ma è su quelle pale lugo la diga che si concentra l’attenzione. Forniranno circa 21 megawatt, l’equivalente di 8 mila utenze, e al momento sembrano destinate soprattutto alla zona antistante Voltri.
Spesso sulle eliche bianche ha soffiato forte anche la bufera della polemica: in Italia la questione eolica è stata una delle prime grane scoppiate in seno alla giunta pugliese di Niki Vendola, ma la discussione ha squassato l’Europa e gli Stati Uniti. Tanto che dalla Commissione Europea è arrivato il monito: bisogna cominciare a dire sì, se vogliamo rispettare gli obiettivi di Kyoto, la presenza di una fila di pale eoliche può addirittura dare un arricchimento estetico.
«Se dobbiamo farle, che siano opere d’arte» dichiara da sempre l’architetto Massimiliano Fuksas. In fondo, come ha recentemente ribadito, «le pale eoliche sono le piramidi della modernità».
Il progetto genovese sembra accontentare tutti, forse perché i mulini non ostacolano alcun percorso migratorio di volatili e non deturpano valli incontaminate, ma faranno da sfondo soprattutto a un’area industriale, piena di container e carriponte. Così l’impianto va bene a Legambiente e va bene anche alla più accanita animalista presente in Regione, la Verde Cristina Morelli, protagonista dei digiuni contro le deroghe per la caccia ai fringuelli: «Il piano regionale prevede di produrre il 7% di energia pulita entro il 2010 - spiega - allora bisogna che ci diamo una mossa».
Accanto alla visione di un futuro pulito, però, resta il presente della vecchia centrale elettrica a carbone nel porto di Genova, contraltare degli avveniristici mulini. La concessione scade solo nel 2020. «Ma stiamo trattando per dismetterla in anticipo» dice il presidente Burlando. Che promette: «Per le pale sulla diga foranea il lavoro comincia subito». Le vedremo stagliarsi contro cielo e mare l’anno prossimo.
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