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 2008  marzo 22 Sabato calendario

Ban Ki-moon* Oggi le Nazioni Unite celebrano la Giornata Mondiale dell’Acqua. Anche se probabilmente andrebbe fatto, non pretendiamo che tutti si fermino ad osservare un momento di silenzio

Ban Ki-moon* Oggi le Nazioni Unite celebrano la Giornata Mondiale dell’Acqua. Anche se probabilmente andrebbe fatto, non pretendiamo che tutti si fermino ad osservare un momento di silenzio. Ogni 20 secondi un bambino muore a causa delle malattie associate alla mancanza d’acqua potabile. In totale si contano 1,5 milioni di giovani vite stroncate ogni anno. Più di due miliardi e mezzo di persone nel mondo vivono in condizioni igienico-sanitarie pessime. Aiutandoli non ci si limiterebbe a diminuire il numero di morti; servirebbe anche a proteggere l’ambiente, ridurre la povertà e promuovere lo sviluppo. Come successo con il petrolio, i problemi che nascono dalla scarsità di una risorsa vitale tendono ad estendersi oltre i confini nazionali. International Alert ha individuato 46 paesi, dove vivono 2,7 miliardi di persone, in cui il cambiamento climatico e le crisi legate alla mancanza d’acqua creano un alto rischio di conflitti violenti. Altri 56 paesi, che rappresentano 1,2 miliardi di persone, sono ad alto rischio di instabilità politica. Si tratta di più della metà della popolazione mondiale. In vista dei Giochi Olimpici la Cina sta convogliando centinaia di milioni di metri cubi d’acqua verso Pechino, città a continuo rischio siccità, ma le carenze sono destinate a persistere negli anni a venire. In Nord-America, l’imponente fiume Colorado raggiunge raramente il mare. Il problema dell’acqua colpisce un terzo degli Stati Uniti e un quinto della Spagna. Il sistema idrico del Lago Ciad, in Africa Centrale, serve circa 30 milioni di persone. Eppure negli ultimi 30 anni, per siccità, cambiamento climatico e sfruttamento eccessivo, si è ridotto di un decimo. In una visita in Brasile dello scorso autunno, ho dovuto annullare un viaggio verso un importante affluente del Rio delle Amazzoni. Era in secca. Nel corso dell’ultimo anno abbiamo insistito sul tema del cambiamento climatico. Abbiamo visto i risultati nelle «linee guida di Bali», nelle quali si traccia un percorso per i negoziati su di un trattato giuridicamente vincolante per limitare le emissioni di gas serra e subentrare alla scadenza del Protocollo di Kyoto nel 2012. Quest’anno, farò un analogo sforzo per sensibilizzare l’opinione pubblica sugli Obiettivi di sviluppo del Millennio. Gli Obiettivi prevedono che entro il 2015 venga dimezzato il numero di persone prive di accesso sicuro a fonti idriche. Ciò è di vitale importanza. Quando si guarda a quelle sfide nell’ambito della sanità e dello sviluppo che le popolazioni più povere della terra si trovano a dover affrontare – malattie, aumento dei prezzi del cibo, degrado ambientale – spesso il denominatore comune diventa proprio l’acqua. Il prossimo settembre, riunirò funzionari di alto livello da ogni parte del mondo in un vertice a New York, che s’incentrerà sulle modalità da adottare per raggiungere gli Obiettivi, in particolare in Africa. Nel frattempo, dobbiamo iniziare a pensare a strategie migliori per la gestione dell’acqua, per usarla con efficienza e spartirla equamente. Siamo ancora nelle fasi iniziali di questo rinascimento. Ma ci sono segnali incoraggianti, specialmente nel settore privato. Da tempo le corporazioni sono viste come colpevoli. Le ciminiere delle centrali energetiche inquinano l’aria, gli scarichi delle industrie rovinano i fiumi. Ma questo sta cambiando. Attualmente, sempre più aziende si stanno impegnando per diventare parte della soluzione, piuttosto che del problema. All’inizio di questo mese, membri dello UN Global Compact, la più grande iniziativa mondiale volontaria del settore privato, si sono incontrati a New York per parlare d’acqua. Le aziende presenti in quella sala possiedono un totale di circa 500 miliardi di dollari e personale in circa 200 Paesi. Il tema principale: passare dal mero utilizzo dell’acqua alla sua conservazione. Ogni viaggio è fatto di una miriade di piccoli passi. Un’importante azienda tessile si è impegnata nell’uso sostenibile dell’acqua nella coltivazione di cotone. Una marca di jeans sta programmando di cambiare le proprie etichette, consigliando lavaggi a freddo e asciugatura al naturale. E’ solo una goccia nell’oceano. Ma io voglio vederla come il primo segnale di un cambiamento di rotta. * Segretario generale delle Nazioni Unite Stampa Articolo