varie, 22 marzo 2008
CORTELLA
CORTELLA Silvia Torino 14 luglio 1972. Cantante. «La Cina sta conquistando il mondo. Lei, invece, ha conquistato la Cina. Silvia Cortella al grande pubblico italiano dice ancora poco o niente. Ma laggiù, nell’Impero di mezzo, è una celebrità. stata l’unica cantante italiana ad esibirsi al Chaoyang Stadium, lo stadio di Pechino, per le cerimonie d’inaugurazione dell’anno olimpico [...] salita sul palco intercalata ad artisti cinesi e coreani. E ha sedotto le 90 mila persone del concerto. [...] Da allora è popolarissima in quell’immenso mercato, che molti sognano di conquistare. I fan non riescono a pronunciare agevolmente il suo nome d’arte ”EmmaRe”, data la nota difficoltà orientale ad attorcigliare la lingua sulla lettera ”r”, ma ricordano bene il momento in cui è salita sul palco, alta, bionda, una voce passionale e profonda. E quando se n’è andata via, tra boati d’applausi, c’era una foresta di braccia tese verso di lei, più imponente dell’armata di terracotta che doveva difendere nell’eternità la gloria dell’imperatore Qin Shi Huangdi. Tutti a implorare un autografo, un tocco, un cenno. L’improvviso consenso è frutto del caso. Come in una di quelle favole che piacerebbero al cinema hollywoodiano. E se non fosse vera, se non ci fossero immagini con tanto di sottotitoli ideogrammati nella tv di Stato a certificarlo, magari penseresti che è solo la sinossi del prossimo film di Muccino. O magari una rodomontata, di quelle che non puoi verificare. Invece Silvia Cortella ha trovato sul serio un boccone di fama in Cina, grazie a un ghiribizzo del destino. Suo padre, manager giramondo, uno che ha sempre pensato ”che l’Italia è artisticamente stretta e un po’ matrigna per la figlia”, un giorno s’è trovato per lavoro a Pechino. E dato che ha sempre con sé qualche cd della figlia, ha chiesto al cameriere di un bar di provare a metterlo su, per cambiare la colonna sonora della serata. stato guatato con stupore, ma poi accontentato con la tipica gentilezza riservata agli ospiti. Tra gli avventori c’era un signore, mr. Wong, alto dirigente della tv cinese, esperto di musica, compositore a sua volta. S’è appassionato a quella sconosciuta voce straniera. Così forte e così diversa rispetto al parco nazionale. Silvia è stata contattata. Il curriculum, le corde vocali, il team musicale che la circonda sono stati attentamente radiografati. Naturalmente anche i testi delle canzoni che aveva cantato e scritto, perché Pechino è molto sensibile a non mescolare l’arte con la politica. Alla fine sono arrivati gli inviti ufficiali ai concerti per l’anno olimpico. E l’offerta per cantare la sigla d’apertura di una megaserie televisiva sulla vita di Bruce Lee. La leggenda del kung fu. L’urlo che terrorizza l’Occidente. Uno dei tanti miti nazionali riesumati dalla nuova Cina. Ovvero una ghiotta, sorprendente occasione. Un po’ come se da noi si chiedesse a una cantante di Shanghai di gorgheggiare la colonna sonora in tv per la vita di Coppi o i miracoli investigativi dei Ris. Più o meno impensabile. A questo punto, Silvia Cortella, crede per forza nella fortuna? ”Certo che sì - dice - se mr. Wong non fosse passato di lì per caso, come in una storiella zen, io non avrei avuto l’opportunità di farmi conoscere in Cina. Ma credo anche nel merito, nel talento, nel lavoro operoso giorno per giorno”. Lei di talento ne ha. E anche di gavetta alle spalle [...] ha scoperto che sapeva cantare quando era una bambinetta. Poi ha studiato in America. Ha cantato nei club di Cleveland e nelle cantine sul Po. Ha preso una laurea in comunicazione e ha lavorato paziente sulla propria voce. Da [...] anni vive ormai a Roma, lavora con una decina di musicisti che formano una specie amalgamata di tribù, anche fuori dal pentagramma. Per guadagnare il pane – ”perché di canto mica ci campo” - impartisce lezioni di canto, fa la direzione artistica in alcuni locali del Lazio, produzioni. E canta. L’unica cosa che ama davvero fare. ”Sono un animale da palcoscenico. Ho bisogno del palco, di esibirmi davanti a un pubblico. Da piccola non giocavo con le bambole, organizzavo spettacolini”. Con la sua banda gira l’Italia a cantare soprattutto canzoni di Mina. Oggi sono Mina è il titolo del suo spettacolo [...] un tributo ”alla più intensa interprete italiana di sempre”. [...] Nel futuro, per il momento, ci sono promesse d’Oriente. Silvia ha lanciato persino un concorso per trovare un Mogol cinese. Molti hanno risposto, con testi via mail. Le hanno proposto di trasferirsi laggiù, tentare il grande salto, studiare il mandarino. ”Ma io credo che il mio futuro resti qui in Italia. Spero che la luce delle ribalte cinesi si riverberi anche da noi, e che finalmente mi scoprano. Ai miei concerti trovo gente che mi chiede ”come mai non ci siamo accorti che esistevi?’ ”Come mai a trentacinque anni non ti abbiamo ancora visto in tv?’”. Già, perché? ”L’Italia è un mercato difficile? arduo farsi notare? Solo se sei famoso diventi famoso? Sembrano gli argomenti dei paradossi di Zenone, ma è proprio così nel mondo dello spettacolo. E per una donna, se possibile, è ancora più difficile. Quante donne, che non sono veline, vallette, ballerine, fidanzate di, reduci di reality, riescono a farsi notare?”. Silvia non ha mai fatto un provino con una casa discografica. Perché non ha mai avuto l’occasione, ma anche perché in fondo non l’ha mai sollecitato davvero. Per orgoglio, per riservatezza, per essere coerente con se stessa. Se il successo non le tende la mano, va bene continuare a studiare, insegnare, scrivere. E poi regalare emozioni sui palchi di provincia. In fondo, che folla ci sia là, oltre il palco, non conta. Contano i brividi che si riescono a far salire sulla schiena degli spettatori. Sanremo? ”Certo che mi piacerebbe andare, certo che mi piacerebbe far sentire a tutti quanto valgo”. [...]» (Bruno Ventavoli, ”La Stampa” 22/3/2008).