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 2008  marzo 17 Lunedì calendario

Alitalia ai francesi, la rabbia dei sindacati. Repubblica 17 marzo 2008. LUCIO CILLIS ROMA - Un cda fiume e dai toni drammatici ha dato il via libera all´offerta per Alitalia

Alitalia ai francesi, la rabbia dei sindacati. Repubblica 17 marzo 2008. LUCIO CILLIS ROMA - Un cda fiume e dai toni drammatici ha dato il via libera all´offerta per Alitalia. Air France è sempre più vicina all´acquisizione a poche ore dalla decisione del Tesoro, anche se monta nel sindacato l´opposizione ad una proposta giudicata "al ribasso". La buona notizia è che il tricolore e il marchio Alitalia avranno la stessa dignità all´interno del nuovo gruppo aereo. La cattiva è che per arrivare all´integrazione la compagnia di bandiera dovrà rispettare diverse condizioni sospensive dell´accordo e sopportare tre anni di sacrifici. Per tornare a livelli competitivi dal 2011, i franco-olandesi hanno previsto una cura dimagrante che a molti sembra troppo rigida: la capacità passeggeri si riduce del 10%, i servizi tutto cargo spariranno nel 2010 (una scelta che sta scatenando la durissima reazione dei piloti) e la flotta scenderà a 137 velivoli. Nel piano sono anche citati 1.600 esuberi complessivi mentre regna l´incertezza sui lavoratori di Az Servizi dove, secondo indiscrezioni, altri 4.500 dipendenti verranno trasferiti sotto l´ala di Fintecna. La Consob ieri ha bacchettato Alitalia, costringendola a chiarire diversi punti dell´accordo: come l´ammontare della linea di credito, il prestito ponte del Tesoro che sarà di 300 milioni di euro. Dal punto di vista finanziario il gruppo transalpino lancerà una Offerta pubblica di scambio su tutte le azioni della Magliana, ovvero 160 titoli Alitalia per una Air France-Klm, pari a 10 centesimi per azione, la metà rispetto alle peggiori previsioni. Di fatto, il valore del vettore italiano, oggi, non supera i 140 milioni di euro. In arrivo anche un´Offerta pubblica di acquisto sul 100% delle obbligazioni convertibili a scadenza 2010 ad un prezzo di 0,3145 euro. Inoltre, i francesi metteranno liquidità per un miliardo di euro e investimenti per 850 milioni fino al 2010. Nel cda del nuovo gruppo sarà presente un consigliere italiano per i primi sei anni. Da quel momento in poi però quel posto potrebbe sparire visto che «il presidente di Air France-Klm farà del suo meglio per proporre in seguito la nomina di un consigliere italiano». Ci sono poi le «condizioni da rispettare»: al primo posto la compagnia guidata da Jean-Cyril Spinetta pone il «raggiungimento di un accordo con le organizzazioni sindacali», che da domani avvieranno un confronto serrato con lo stesso Spinetta e Maurizio Prato, ad di Alitalia. E ancora, serviranno «l´impegno scritto a mantenere il portafoglio attuale dei diritti di traffico», un accordo su Fiumicino «per l´attuazione del piano 2008-2010», ma soprattutto «una soluzione che elimini il rischio relativo al contenzioso con la Sea», che ha chiesto alla Magliana 1,25 miliardi di risarcimento per l´abbandono di Malpensa a favore di Fiumicino. Tutte queste condizioni sospensive, dovranno essere verificate entro fine marzo. Anche se il prossimo governo non viene citato, nel contratto ci sono clausole che pongono paletti insormontabili in presenza di "peggioramenti" dello stato di salute della compagnia, o di «decisioni formali» del governo contro l´operazione. Sul caso Sea, in particolare, si cita il possibile ricorso ad un «decreto legge» ad hoc. Ce n´è abbastanza per far piombare nello sconforto diverse migliaia di lavoratori. I sindacati, per questo, affilano le armi: il leader della Cgil Guglielmo Epifani parla del sindacato messo «con le spalle al muro», quello della Cisl Raffaele Bonanni di «un governo che ci consegna nudi ad Air France». E c´è rabbia anche in chi domani andrà a trattare il futuro di Alitalia. La Filt Cgil con Fabrizio Solari giudica l´offerta «una resa senza condizioni». Per Marco Veneziani della Uil trasporti, «se la trattativa sarà improntata al prendere o lasciare l´operazione salterà», mentre Roberto Panella dell´Ugl trasporti non crede «che la logica del prendere o lasciare sia lo spirito che animerà l´incontro». LUCIO CILLIS Il centrodestra in ordine sparso Via libera da An, no della Lega ROMA - Il sì alla proposta di Air France su Alitalia rompe il fronte del Popolo della libertà, nel centrodestra. Dopo la dichiarazione di Emma Marcegaglia, presidente designato di Confindustria, che nei giorni scorsi aveva messo da parte il problema dell´italianità, il via libera all´offerta vincolante dei francesi ha mosso le acque nella coalizione di Berlusconi, provocando reazioni diverse, non tutte concilianti. Il leader del Pdl, impegnato nella campagna elettorale, preferisce rimandare il suo giudizio: «Ne parliamo in un altro momento», ma da Alleanza nazionale arriva il primo timido appoggio alla trattativa. Per il presidente Gianfranco Fini il giudizio sul via libera all´offerta dei francesi è «tendenzialmente positivo», in attesa della valutazione dei sindacati. «Quello che è essenziale - ha spiegato Fini - è che il piano industriale dia alla nostra compagnia la possibilità di riprendersi». Anche per Andrea Ronchi, portavoce del partito, il passaggio ad Air France «può essere una soluzione», vista la situazione di crisi della compagnia, anche se «ci sono comunque degli interrogativi». Quasi tutti di segno opposto, invece, i giudizi che arrivano dai politici delle regioni del Nord. Per Roberto Formigoni, presidente della Lombardia «si tratta di una vera Caporetto del governo e degli amministratori che ha nominato». Ma Formigoni si chiede se le condizioni poste da Air France possano compromettere la trattativa: i francesi hanno chiesto di trovare una soluzione al ricorso contro Alitalia della Sea, la società che gestisce gli aeroporti milanesi, un contenzioso che potrebbe essere oneroso per la compagnia. «O è un´ulteriore richiesta di soldi al governo italiano – conclude Formigoni – o è l´ennesima difficoltà aggiunta perché Air France non ha più voglia di comprare Alitalia». Più dure le posizioni della Lega Nord, impegnata a difendere la roccaforte padana di Varese, nella cui provincia si trova l´aeroporto di Malpensa. «Inutile parlarne adesso - taglia corto Umberto Bossi - prima bisogna vincere le elezioni, poi ci pensiamo noi alla questione di quelli che vengono qui a portar via la roba al Nord». Per Roberto Calderoli «il destino di Alitalia era quello del fallimento», ma invece di portare i libri in tribunale, aggiunge il vicepresidente del Senato «si sacrifica Malpensa e con essa le possibilità di sviluppo del Nord». Anche Roberto Maroni è preoccupato «per le anticipazioni che prefigurano una forte penalizzazione di Malpensa». Dagli amministratori locali della Lega arrivano dure critiche all´accordo. Per Marco Reguzzoni, ex presidente della provincia di Varese, il comportamento del Cda di Alitalia «è un comportamento di ladri di polli, che agiscono nella notte, in silenzio». E Attilio Fontana, sindaco di Varese, spera ancora nel fallimento della trattativa: « fuor di dubbio che per salvare Malpensa si debba insistere con il ricorso per danni avanzato da Sea - dice il sindaco - se Air France dovesse rinunciare si potrebbe mettere in sesto Malpensa». FULVIO TOTARO Ma al Tesoro ancora non si brinda "Guai se resta il ricorso di Malpensa" MILANO - Il prezzo? Certo è basso, ma con Alitalia in queste condizioni gli 0,099 euro ad azione che Air France è disposta a pagare per Alitalia non sono più un problema. Lo sconto sui bond? Arrivati a questo punto, ammettono al Tesoro, non si può più sottilizzare. I sindacati? Certo il percorso non è in discesa, spiegano in via XX Settembre, ma un accordo è a portata di mano così come si può trovare la quadra anche per il prestito ponte. Tutto bene allora? Non proprio. Sulla strada delle nozze tra Air France e Alitalia c´è ancora una mina da 1,25 miliardi: il risarcimento danni chiesto dalla Sea - la società che gesticge gli aeroporti milanesi - per l´addio della Magliana alla Malpensa. A Roma, all´inizio della vicenda, l´iniziativa legale era stata bollata come un eccesso di zelo dell´ad degli scali milanesi Giuseppe Bonomi. Ma ora le cose sono cambiate. «Il vero ostacolo per l´accordo con Parigi al momento è questo», ammettono fonti vicine al ministero dell´Economia. Il nodo è intricato: la compagnia di Jean Cyril Spinetta - come sempre accade in operazioni di questo tipo - non ha nessuna intenzioni di farsi carico di questo rischio e ha posto come condizione alle nozze «l´individuazione di una soluzione che elimini il rischio per Alitalia del contenzioso». In parole povere, Air France pretende una manleva. Lo Stato italiano deve farsi carico della causa, rendendosi disponibile a pagare gli eventuali danni accertati. Una clausoletta che fa tremare i polsi ai tecnici del Tesoro, per il rischio che Bruxelles possa impugnare qualsiasi decisione di questo genere come aiuto di Stato, facendo saltare la sudatissima intesa con la compagnia transalpina. La soluzione più lineare sarebbe convincere la Sea a fare marcia indietro. Ma a Milano fanno orecchie da mercante. «La matassa adesso la devono sbrogliare al Tesoro», dicono fonti vicine al Comune, azionista di controllo del gestore degli scali lombardi. Tramontata la battaglia per la moratoria, ottenuti i primi aiuti occupazionali con i 120 milioni di euro del decreto milleproroghe, la priorità per i manager che gestiscono Malpensa è la rinegoziazione dei trattati bilaterali con una ventina di paesi per potersi dotare delle rotte necessarie ad attrarre un nuovo vettore disposto a mettere qui il suo hub italiano. Anche perché le belle parole del piano Air France («Milano sarà un importante snodo di voli punto a punto») non bastano assolutamente nemmeno in prospettiva a colmare la voragine aperta dall´addio di Alitalia, un buco nero pari a circa 6 milioni di passeggeri l´anno in meno e a 70 milioni di perdite nel bilancio della Sea. Di baratti però per ora nessuno è disposto a parlare. «La nostra causa è un atto dovuto - ha ribadito in più occasioni Bonomi - Alitalia aveva preso un certo numero di impegni che ci avevano convinti a fare forti investimenti e poi ha fatto retromarcia lasciandoci il cerino in mano». Morale: per ora nessuna marcia indietro. La palla è nel campo del governo che se vuole davvero chiudere la partita Alitalia-Air France dovrà ritornare a quel tavolo per Milano che non ha mai voluto realmente aperto. Tenendo ben separati, come a questo punto chiedono un po´ tutti, il destino di Malpensa da quello di Alitalia. Pare meno ostico invece il nodo dei sindacati. Certo anche ieri non sono mancate le dichiarazioni ad effetto e un po´ di fuoco di sbarramento. Ma nessuno pare intenzionato a far saltare il banco. I piloti, fino ad oggi punte di diamante del fronte pro-Air France, sono stati spiazzati dalla decisione di chiudere il settore cargo. Ma di fronte a «opportune modifiche», hanno fatto sapere, non si metteranno di traverso. Per la Cgil, al di là del problema di «gestire 1.660 esuberi», come ha detto ieri il segretario nazionale del settore trasporti Fabrizio Solari, resta aperta l´incognita di Az Servizi, le operazioni di terra destinate a finire sotto il cappello di Fintecna dove potrebbero emergere altro consistenti tagli. «Siamo a una resa senza condizioni», ha sintetizzato Solari. Ma di fronte a un´Alitalia a corto di liquidità (nei 15 mesi in cui è durata l´asta del Tesoro sono stati bruciati quasi 600 milioni di cassa) e che continua a macinare un milione di perdita al giorno non c´è da fare troppo i preziosi. L´ultimatum di Air France («serve un accordo complessivo entro 10 giorni») suona non a caso come la campanella dell´ultimo giro. Quello oltre il quale, in caso di mancata intesa, ci sarebbe solo l´ipotesi del commissariamento. Una strada che, forse, non spiacerebbe a Parigi (che a quel punto si vedrebbe togliere le castagne dal fuoco da altri prima di ripresentarsi all´incasso) ma che aprirebbe scenari decisamente più difficili per i dipendenti. ETTORE LIVINI schede Rotte e flotta Meno Est europeo e Asia a terra 50 aerei entro il 2010 La contrazione dei passeggeri trasportati sarà mediamente del 10%, con una riduzione delle tratte italiane, europee e intercontinentali. Nel piano lacrime e sangue ci sarà, fin da subito, meno Est europeo, pochissima Asia e Oriente. Tagliati i voli non più profittevoli. La scure di Air France colpisce proprio dove le rotte sembrerebbero giocarsi il futuro del commercio mondiale. Scompaiono dalla lista dei voli targati Az, Mumbai e Shangai, Delhi, oltre a Minsk, Spalato, Cracovia, Zagabria. In discesa anche i collegamenti nazionali che passano dai 28 operativi fino a fine marzo, ai 24 che saranno mantenuti a partire dal prossimo mese di aprile. Potenziamento, invece, dei voli per chi dall´estero vuole raggiungere le città italiane tramite Fiumicino. Conseguentemente al taglio delle destinazioni, anche la flotta sarà ridotta: una cinquantina di aerei in meno entro il 2010 (con tagli concentrati Md80 e regional), poi dal 2011 aerei di nuova generazione. Esuberi e chiusure Con la rinuncia al cargo nuovo colpo per Malpensa Il cargo (ossia il settore merci, quasi tutto concentrato a Malpensa) chiuderà nel 2010, nei piani di Air France. I motivi ufficiali (non una novità di questi tempi) sono il caro-petrolio e i consumi eccessivi dei 5 aerei Md11 usati per trasportare merci da e per l´Italia. La chiusura rischia di suscitare la reazione dei piloti contro Air France. Momenti di incertezza anche per il resto dei circa 18.500 lavoratori del gruppo Alitalia. Gli esuberi annunciati dai franco-olandesi nell´offerta vincolante presentata venerdì, sarebbero a quota 1.600. Una cifra che però non spiega in quali settori andranno a realizzarsi. Nessuna spiegazione invece, per adesso, sul futuro dei dipendenti di Az Servizi: indiscrezioni parlano di circa 4.500 unità che passerebbero da Alitalia Servizi a Fintecna, finché i contratti in essere per la manutenzione dei vetusti Md80 e degli A321 saranno validi, ovvero per i prossimi 5 o 7 anni al massimo. L´italianità Logo e livrea col tricolore e un consigliere per 6 anni IL marchio, il logo e la livrea tricolore di Alitalia vivranno, così come resteranno i diritti di volo verso i paesi di altri continenti. Ma non ci limiterà a mantenere la tradizionale "A" bianca, rossa e verde sul timone degli aerei. La compagnia di bandiera italiana resterà una entità industriale autonoma all´interno del nuovo gruppo aereo. Un ruolo rafforzato dalla presenza nel cda di Air France-Klm-Alitalia di un consigliere italiano scelto dal Tesoro, la cui durata è fissata in 6 anni, che saranno "rinnovabili" solo con l´assenso del vertice del colosso aereo. Sull´assetto societario ieri sera la Consob ha chiesto precisazioni e Alitalia è stata costretta ad inviare all´azionista di riferimento, il ministero dell´Economia, chiarimenti del caso sulla nuova, futura compagine di controllo del gruppo. Inoltre per 3 anni, Air France-Klm non potrà cedere la propria partecipazione di maggioranza in Alitalia. L´offerta di servizi Pasti e poltrone di lusso ma solo per il business L´offerta francese non vincola Alitalia solo a tagli e risparmi. C´è una parte altrettanto importante dedicata al rilancio del "brand", dello stile Alitalia ormai ingrigito dai molti anni di crisi. Un´operazione di rinnovamento che riguarderà gli interni delle cabine, i colori utilizzati a bordo degli aerei, gli apparati elettronici a disposizione dei passeggeri. Migliorerà la cucina (stop ai tramezzini: i bene informati scommettono su un ritorno ai fasti della cucina tradizionale italiana), mentre le poltrone per i clienti disposti a pagare di più saranno modernissime, allungabili e comode. Novità in vista anche per le sale Vip negli aeroporti e, in generale, per tutto ciò che riguarda la clientela business. Nessun accenno, al momento, a novità altrettanto radicali per i passeggeri delle classi turistiche.