ItaliaOggi 17 marzo 2008, 17 marzo 2008
Usa, paletti allo studio. ItaliaOggi 17 marzo 2008. La class action made in Italy è pronta a scaldare i motori
Usa, paletti allo studio. ItaliaOggi 17 marzo 2008. La class action made in Italy è pronta a scaldare i motori. Mentre i giuristi americani si interrogano sulla possibilità di mettere un freno al dilagare di azioni di risarcimento collettivo, vero e proprio spauracchio per l’industria d’Oltreoceano, i colleghi del Belpaese si preparano a dare il benvenuto a quella che si annuncia come una rivoluzione per il sistema giuridico di casa nostra. A partire dal 1° luglio 2008 anche in Italia sarà possibile affidarsi ad associazioni di categoria per far valere in maniera collettiva i propri diritti come già accade in Francia, Germania, Austria, Olanda e Spagna. Per non parlare degli Stati Uniti, dove le azioni legali collettive sono nate più di 40 anni fa, nel 1965, per mano dell’avvocato Ralph Nader, che dichiarò guerra alla Chevrolet Corvair, un’auto sportiva prodotta dalla General Motors, dichiarandola insicura a qualsiasi velocità. In base ai dati raccolti dagli esperti della Law School dell’Università di Stanford, lo scorso anno negli Stati Uniti le società quotate sono state coinvolte in ben 166 class action, in forte rialzo rispetto alle 116 di un anno prima ma al di sotto delle 194 registrate in media negli ultimi dieci anni. Basti pensare che soltanto le azioni collettive per contenziosi relativi al diritto di lavoro nel 2006 hanno toccato la cifra di 406 nuovi casi. «Al di là del danno economico diretto sulle imprese collegato alle sentenze di condanna dei giudici, le class action generano ripercussioni molto forti sull’andamento dei titoli delle società quotate», ha spiegato Alessio Nardoni, esperto di diritto internazionale e uno tra i primi legali in Italia a occuparsi di class action. «Lo scorso anno il maximum dollar loss, ovvero la perdita di valore dei titoli societari verificatasi nel periodo tra il valore massimo raggiunto nel periodo della class action e il giorno seguente alla chiusura del contenzioso legale, ha toccato il valore record di 669 miliardi di dollari». In base a uno studio condotto da Eisnberg e Miller tra il 1992 e il 2003 l’onorario medio degli avvocati che si sono occupati di azioni legali collettive è stato pari al 21,9% dei risarcimenti. Facendo due conti, questo vuol dire che, dato un importo medio di risarcimenti pagati dalle società pari a 138,6 milioni di dollari, gli avvocati hanno staccato mediamente una parcella di poco superiore ai 30 milioni di dollari. La class action in Europa. In Francia il legislatore ha introdotto la possibilità di dare mandato ad alcune associazioni di consumatori per tutelare congiuntamente gli interessi di più persone che avevano ricevuto lo stesso danno. Una recente proposta di modifica della legislazione prevede inoltre la possibilità per ogni persona di ottenere in casi analoghi il riconoscimento della stessa sentenza stabilita dal giudice per il risarcimento collettivo. L’ingresso dell’istituto dell’azione di risarcimento collettivo in Germania risale al 2005 con l’introduzione della legge Kapitalanleger-Musterverfahren Gesetz, che inserisce nuove forme di tutela del consumatore avvicinandosi alla class action americana ma mantenendo profonde distinzioni. Contrariamente a quanto avviene negli Usa, la class action tedesca prevede un ambito di applicazione limitato ai danni causati da informazioni false o ingannevoli relative al mercato finanziario. Non solo. Può essere intentata soltanto se già presenti almeno dieci denunce verso la stessa società aventi il medesimo oggetto. Di conseguenza, contrariamente a quanto avviene in America, l’azione collettiva è la risultante di un’iniziativa privata. Nel Regno Unito, tra gli anni 80 e 90, il sistema del Legal aid prevedeva che i costi legali collegati a un’azione collettiva venissero a ricadere sulle casse dello stato. L’abuso di questa condizione ha indotto il legislatore a modificare la normativa nel 2000 introducendo il Group litigation order per dirimere le cause intentate da più persone o legate da elementi comuni.