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 2008  marzo 17 Lunedì calendario

Il business della class action. ItaliaOggi 17 marzo 2008. A luglio 2008 il via alle azioni collettive

Il business della class action. ItaliaOggi 17 marzo 2008. A luglio 2008 il via alle azioni collettive. Le associazioni dei consumatori hanno già pronte 12 azioni dal valore di più di 200 milioni di euro Una pistola puntata alla tempia del sistema produttivo. Nel mirino soprattutto le grandi aziende. Questo, nelle intenzioni dei proponenti, vorrebbe essere la class action (o, più prosaicamente, azione risarcitoria collettiva), disciplinata dalla Finanziaria 2008, che sarà operativa dal primo luglio. Le associazioni dei consumatori e i grandi studi legali stanno già scaldando i motori. A oggi sono almeno 12 le cause annunciate. Ma è facile prevedere che all’arrivo dell’estate saranno molte di più. Difficile prevedere se il meccanismo disegnato dalla Finanziaria per tutelare gli interessi diffusi produrrà vantaggi reali per i consumatori o per gli avvocati. O solo danni per le aziende. Qualcuno (Guido Alpa) ha paventato addirittura il rischio di distruzione di interi settori del sistema produttivo. Forse esagerando: la class action made in Usa, molto più aggressiva del clone italiano, non ha finora provocato simili sconquassi. E poi il Belpaese non è l’America. Già il fatto che una norma del genere venga fatta salire sul carro della Finanziaria significa che, per la politica, è più una questione di immagine che di sostanza. Tanto è vero che in prima lettura passò solo grazie all’errore di voto del senatore di Forza Italia Roberto Antonione. Ci sono anche aspetti decisivi ancora da chiarire, come i tempi necessari per ottenere il risarcimento, che potrebbero estendersi per molti lustri; infine, nel caso i giudici (in primo o secondo grado, o in Cassazione) respingessero la domanda di risarcimento, chi pagherebbe le spese processuali? La domanda non è peregrina se si considera che si stanno preparando azioni per il ristoro di danni del valore di pochi euro. Il rischio è che si tratti di una pistola giocattolo, utile al governo per guadagnare benemerenze nei confronti dei consumatori; gradita alle associazioni, sempre in cerca di autopromozione; tuttavia temuta dalle aziende di grandi dimensioni, che non sempre hanno la coscienza pulita. Speriamo che, in questo gioco complicato, ai cittadini non resti il classico ruolo di vaso di terra cotta, costretto a viaggiare in compagnia di vasi di ferro. Marino Longoni