Francesca Manacorda, La Stampa 21/3/2008, 21 marzo 2008
«Sarebbe una bella sfida per un manager. Serve un anno di tempo per mettere le mani nell’azienda, ma ”si può fare”»
«Sarebbe una bella sfida per un manager. Serve un anno di tempo per mettere le mani nell’azienda, ma ”si può fare”». Mario Resca è - tra le molte cose di cui si occupa - consigliere di Eni e Mondadori, presidente di Confimprese, opera con fondi privati di investimento. Considerato vicinissimo a Silvio Berlusconi, il manager ferrarese nel 2003 fu nominato commissario straordinario del gruppo Cirio-Del Monte, un’operazione molto complicata ma risoltasi in un successo. Dottor Resca, si potrebbe rifare con Alitalia? «Si può fare la dichiarazione di insolvenza, che darebbe i requisiti per andare al commissariamento sulla base della legge Marzano che riguarda le aziende oltre 1000 dipendenti. Vengono congelati tutti i debiti, l’attività dell’azienda procede: il commissario straordinario ha il compito di gestirla e di rimetterla in equilibrio economico (senza debiti una chance ce l’ha), di ristrutturarla e portarla idealmente in utile, e poi vendere il ramo d’azienda. Le risorse ripagano i creditori». Ma la compagnia di bandiera non ha risorse, l’attività potrebbe fermarsi. «L’azienda commissariata parte senza debiti, ha bisogno solo dei soldi per il funzionamento normale: vendi biglietti, paghi i costi operativi, dal personale al carburante. Altro non serve». Alitalia perde due milioni di euro al giorno... «Senta: va presa in mano, vanno abbassati i costi, va aumentata l’efficienza... bisogna lavorarci. Occorre molta leadership, serve un management che sappia gestire un’azienda di servizi rivolta al cliente. Magari, qualcuno che non venga dal settore del trasporto aereo, al di fuori di quelle beghe. Certo, non è facile. Anche Cirio e Parmalat perdevano tanti soldi: ci si è messi di buzzo buono, ed è andata». Quindi è una scommessa praticabile. «Ma scusi, se i francesi raccontano che in un anno la portano in pareggio o in utile, io credo che in Italia abbiamo manager in grado di raddrizzare un’azienda simile. stato dimostrato, prendiamo il caso della Fiat e di Marchionne, che si era occupato di tutto fuorché di auto». Ma Parmalat e Cirio non dovevano fare i conti con la pressione della politica. Una brutta gatta da pelare per il nostro commissario Alitalia. «Dev’essere una personalità tanto forte da non farsi condizionare dalla politica, che in Alitalia ha sempre regnato. Un’azienda che è nata con i partiti dentro, condizionata quasi quanto la Rai». E quanto tempo servirebbe? «Il turnaround per un’azienda di questo tipo non può durare più di un anno». ’Si può fare”, insomma... «Certo che si può fare. La domanda di trasporto aereo in tutto il mondo è in aumento. Alitalia opera in un mercato di 60 milioni di abitanti. Il business c’è, assolutamente». A questo punto, pare che non le dispiacerebbe assumersi il ruolo di salvatore di Alitalia... «No... io mi occupo di aziende multinazionali, ho la passione di difendere l’immagine dell’Italia all’estero. Sarebbe certo una bella sfida per qualsiasi manager che abbia voglia di impegnarsi e le competenza. E per gli azionisti». Stampa Articolo