Arthur C. Clarke, La Stampa 20/3/2008, 20 marzo 2008
Salve! Sono Arthur Clarke. Vi parlo da casa mia a Colombo, Sri Lanka. Mi avvicino al mio novantesimo compleanno e i miei amici mi chiedono come ci si sente dopo 90 orbite intorno al Sole
Salve! Sono Arthur Clarke. Vi parlo da casa mia a Colombo, Sri Lanka. Mi avvicino al mio novantesimo compleanno e i miei amici mi chiedono come ci si sente dopo 90 orbite intorno al Sole. Be’, in realtà non mi sento diverso da quando avevo 89 anni! Naturalmente alcune cose mi ricordano che in effetti sono diventato vecchio. Come disse Bob Hope, «sai che stai diventando vecchio quando le candeline costano più della torta!» Sono ora assolutamente contento di farmi da parte e stare a vedere come cambieranno le cose. Ma c’è anche un aspetto triste nel vivere così a lungo: la maggior parte dei miei coetanei e dei vecchi amici se n’è già andata. Ma ha lasciato molti ricordi che rievoco con affetto. Ormai passo buona parte della mia giornata sognando i tempi passati, i presenti e i futuri. Mentre tento di sopravvivere dormendo 15 ore al giorno, ho tempo in abbondanza per godermi sogni molto lucidi. Essere completamente bloccato su una sedia a rotelle non impedisce alla mia mente di vagare per l’universo: semmai è vero il contrario! Nel corso della mia vita ho avuto la grande fortuna di realizzare molti miei sogni! Crescendo negli anni Venti e Trenta, non mi sarei mai aspettato di veder accadere così tante cose nell’arco di pochi decenni. Noi «cadetti spaziali» della British Interplanetary Society passavamo tutto il tempo libero parlando di viaggi spaziali, senza immaginare che ciò sarebbe avvenuto nel nostro futuro. Ancor oggi faccio fatica a credere che abbiamo appena celebrato il cinquantesimo anniversario dell’Era Spaziale! Abbiamo ottenuto un grande risultato in quel periodo, ma l’«Età d’oro dello spazio» è soltanto all’inizio. Dopo mezzo secolo di sforzi finanziati dai governi, stiamo ora assistendo all’emergere del volo spaziale commerciale. Nei prossimi cinquant’anni, migliaia di persone viaggeranno fino all’orbita terrestre, e da lì fino alla Luna e oltre. I viaggi spaziali - e il turismo spaziale - un giorno diverranno normali quasi come volare verso località esotiche del nostro pianeta. Le cose stanno cambiando rapidamente anche in molti altri settori della scienza e della tecnologia. Per fare soltanto un esempio, la copertura mondiale dei telefoni cellulari ha da poco superato il 50%: vale a dire 3,3 miliardi di abbonamenti. Questo traguardo è stato raggiunto in poco più di un quarto di secolo da quando fu attivata la prima rete cellulare. Il telefonino ha rivoluzionato le comunicazioni umane e sta trasformando l’umanità in una famiglia globale che chiacchiera ininterrottamente! Che cosa comporta tutto questo per noi, come specie? Le tecnologie di comunicazione sono necessarie, ma non sufficienti a creare un dialogo tra noi umani. E’ per questo che abbiamo tuttora tante liti e tanti conflitti nel mondo. Gli strumenti della tecnologia ci aiutano a raccogliere e disseminare informazioni, ma ci servono anche qualità come la tolleranza e la compassione per raggiungere una maggiore comprensione fra popoli e fra nazioni. Confido nell’ottimismo come principio guida, se non altro perché ci offre l’occasione di creare una profezia che si autoavvera. Per cui spero che abbiamo imparato qualcosa dal secolo più barbaro della storia: il ventesimo. Vorrei veder superare le nostre divisioni tribali e cominciare a pensare ed agire come se fossimo un’unica famiglia. Quella sarebbe vera globalizzazione... Mentre completo 90 orbite, non ho rimpianti e non ho più ambizioni personali. Ma se mi fossero consentiti tre soli desideri, sarebbero questi. Prima di tutto, vorrei vedere qualche prova di vita extraterrestre. Ho sempre pensato che non siamo soli nell’universo. Ma stiamo ancora aspettando che gli E.T. ci chiamino o ci mandino qualche segno. Non possiamo immaginare quando ciò possa avvenire, ma spero che avvenga prima, piuttosto che dopo! In secondo luogo, vorrei vederci rinunciare alla nostra attuale dipendenza patologica dal petrolio e adottare fonti d’energia pulita. Da oltre un decennio seguo vari esperimenti sulle nuove energie, ma non hanno ancora prodotto risultati su scala commerciale. Il cambiamento del clima ha ora aggiunto un nuovo senso d’urgenza. La nostra civiltà dipende dall’energia, ma non possiamo permettere al petrolio e al carbone di arrostire lentamente il nostro pianeta... Il terzo desiderio è più vicino a casa mia. Vivo nello Sri Lanka da cinquant’anni, e per metà di questo periodo sono stato triste testimone di un conflitto amaro che divide il mio paese d’adozione. Desidero fortemente che si stabilisca una pace duratura nello Sri Lanka il più presto possibile. Ma so che la pace non può essere semplicemente desiderata: richiede tanto duro lavoro, coraggio e tenacia. *** A volte mi chiedono come vorrei essere ricordato. Ho avuto una carriera molto varia come scrittore, esploratore subacqueo, promotore dello spazio e divulgatore scientifico. Fra tutti questi ruoli, vorrei essere ricordato maggiormente come scrittore: come qualcuno che ha intrattenuto i propri lettori e, spero, ha anche ampliato i confini della loro immaginazione. Qui è Arthur Clarke, che vi dice grazie e addio da Colombo!