Lucia Annunziata - Lettere, La Stampa 20/3/2008, 20 marzo 2008
giusto contestare Ferrara, non aggredirlo Giuliano Ferrara è stato duramente contestato da un gruppo di femministe a Padova, dove si era recato per presentare il programma della lista «Aborto? No, grazie»
giusto contestare Ferrara, non aggredirlo Giuliano Ferrara è stato duramente contestato da un gruppo di femministe a Padova, dove si era recato per presentare il programma della lista «Aborto? No, grazie». In risposta alla contestazione, Ferrara ha accusato le femministe di essere «estremiste» e ha esclamato «viva la libertà». Vediamo un po’. Alcune donne manifestano contro chi ha contribuito al loro linciaggio morale («operazione Erode» è stata chiamata l’indagine sugli aborti clandestini a Genova da un capitano dei Nas dotato di particolare sensibilità), nel nome di un rigurgito clerical-reazionario-antiabortista, contro chi riferendosi a loro parla di «stato di degrado di alcuni settori della società italiana», contro chi è distante milioni di chilometri dal capire quale dramma sia per una donna compiere una simile scelta, per difendere i loro diritti, sanciti da una legge dello Stato italiano, e Ferrara le taccia di «estremismo»? Chi è in questa vicenda il vero estremista? Chi soffoca davvero la libertà? E poi francamente credo che Ferrara - colui che giustificò come necessità dell’intelligence e come effetti collaterali dell’esportazione della democrazia le torture nel carcere di Abu Ghraib, mentre era pronto a invocare Amnesty International quando qualche ladrone di Stato trascorreva qualche giorno in galera - abbia ben poco da insegnare agli altri in termini di moralità. SILVIO ZANCHET Vorrei provare a fare un po’ di distinzioni che forse servono nell’analizzare il caso Ferrara. Cosa dice esattamente Ferrara? Dice che la cultura dell’aborto, iniziata come una rivendicazione di libertà e autodeterminazione, è stata trasformata, da una deriva etica e intellettuale, in una cultura dell’abitudine: l’aborto come anticoncezionale. E quale donna davvero, oggi, anche quelle che per l’aborto hanno combattuto, non riconosce che il senso della battaglia sull’aborto si è appiattito sulla assuefazione? Personalmente mi sento spesso offesa dalle violenze verbali di Ferrara, ma vedo queste sue intemperanze come effetti sonori, che, ai miei occhi, non nascondono del tutto il nocciolo duro del suo ragionamento. Tant’è che la sua provocazione è servita davvero come uno scossone, e un tema che era finito nel silenzio e nella solitudine delle donne è tornato a essere oggetto di una discussione collettiva. giusto contestare Ferrara? Giusto. giusto aggredirlo e maledirlo? No. Quando si aprono discussioni così divisive la soluzione, caro lettore, non sta nello stabilire chi ha una moralità superiore perché la moralità è difficile da giudicare, e raggiungere. Sarebbe meglio non invocarla, non foss’altro che per umiltà e consapevolezza che nessuno di noi è esente da errori. Mi pare che nello scontro delle idee sia più importante capire se l’altro, il nostro diverso, ci fa pensare, e se ha anche lui delle ragioni che possono servire per noi. Stampa Articolo