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 2008  marzo 20 Giovedì calendario

MONICA CERAVOLO

PALERMO
Medici e infermieri facevano timbrare i propri cartellini ai portieri dell’Ospedale dei bambini di Palermo: figuravano al loro posto di lavoro e invece erano da tutt’altra parte, per i fatti propri. Una vicenda di assenteismo smascherata dagli investigatori che hanno firmato gli spostamenti dei dipendenti, finendo così in un rapporto giudiziario che si è concluso con 14 avvisi di garanzia in cui viene contestata l’accusa di falso e truffa. E così sotto inchiesta sono finiti tre portieri, due medici e nove infermieri.
Gli investigatori, durante appostamenti durati alcuni giorni, hanno osservato quanto accadeva nell’Ospedale e, durante un blitz effettuato nelle scorse settimane, hanno sequestrato all’ingresso della struttura sanitaria una decina di badge che, invece di essere in possesso dei proprietari, erano nella disponibilità dei portieri. Gli indagati potevano contare sulla loro complicità: i portieri venivano chiamati al telefono cellulare e subito dopo l’impiegato dell’Ausl provvedeva a far passare il badge, registrando così la presenza del medico o dell’infermiere di turno.
L’indagine parte da un esposto anonimo. Una lettera dettagliata in cui viene descritto il comportamento degli assenteisti e le complicità all’interno dell’ospedale che servivano a coprire la loro assenza. Accuse riscontrate per giorni dagli investigatori che adesso vogliono anche acquisire i tabulati telefonici per registrare i contatti fra portieri, medici e infermieri nei minuti precedenti alla timbratura del cartellino. L’inchiesta è coordinata dal sostituto procuratore Laura Vaccaro che nei prossimi giorni ha programmato l’interrogatorio dei quattordici indagati. Per gli investigatori è ipotizzabile che il numero degli assenteisti nella struttura sia molto più alto rispetto a quello riscontrato finora.
«Tutelare gli onesti»
L’Ospedale dei bambini è un centro ad alta specializzazione per la cura di bimbi e neonati. La vicenda ha provocato una vibrata reazione da parte del direttore generale dell’Azienda ospedaliera Civico di Palermo, Francesco Licata di Baucina, da cui dipende l’Ospedale dei Bambini. Viene annunciata «tolleranza zero verso comportamenti dei dipendenti non conformi a leggi e regolamenti».
La direzione generale ha diramato una nota alle direzioni sanitarie di presidio dell’azienda Civico «affinché si vigili e si effettuino i dovuti controlli sul corretto espletamento del servizio di rilevazione delle presenze». Licata di Baucina preannuncia che «qualora nell’inchiesta venissero accertate responsabilità penali, l’azienda ospedaliera Civico si costituirà parte civile nel procedimento». «Inoltre, a prescindere dall’esito del giudizio - aggiunge il direttore - saranno poste in essere tutte le azioni disciplinari, per altro già avviate, anche a tutela dei lavoratori dell’azienda (oltre tremila dipendenti) che, ogni giorno, prestano servizio con professionalità. Particolare attenzione - conclude il direttore generale - va posta nei confronti del personale medico, il quale, in forza della qualifica dirigenziale che riveste, deve uniformare i propri comportamenti al decoro e alla professionalità che tale qualifica richiede».
Dalla direzione sanitaria fanno sapere che «comunque, se assenze indebite ci sono state, sono state brevi. Per esempio: gli infermieri all’Ospedale dei bambini sono pochi e quando uno manca si vede subito». Nella struttura sanitaria ci tengono a sottolineare che i controlli si sono fatti più stretti negli ultimi tempi, soprattutto dopo il blitz degli investigatori. «I badge sono personali e qualcuno ha voluto recuperare qualche ora», dicono.
Lo stato depressivo che può nascere da una separazione coniugale non è un motivo valido per evitare il licenziamento dovuto a ripetute assenze ingiustificate dal servizio. E’ quanto ha sostenuto il Tar del Lazio in riferimento al licenziamento di un dipendente dell’ospedale San Camillo di Roma per «arbitraria assenza ingiustificata dal servizio per un periodo superiore a dieci giorni consecutivi lavorativi». L’uomo si era assentato dal posto di lavoro per quattro mesi e mezzo e non aveva rispettato l’orario per quasi un trimestre.