Il Sole 24 ore 18 marzo 2008, Guido Gentili, 18 marzo 2008
Rispunta Guarino con la vendita del patrimonio. Il Sole 24 ore 18 marzo 2008. Italia, Europa (Trattato di Lisbona), debito pubblico: non può che essere visto con favore l’intensificarsi del confronto critico sui modi di "stare" in Europa e sulle scelte che maturerà il prossimo Governo (chiunque vinca) dopo le elezioni di aprile
Rispunta Guarino con la vendita del patrimonio. Il Sole 24 ore 18 marzo 2008. Italia, Europa (Trattato di Lisbona), debito pubblico: non può che essere visto con favore l’intensificarsi del confronto critico sui modi di "stare" in Europa e sulle scelte che maturerà il prossimo Governo (chiunque vinca) dopo le elezioni di aprile. Domenica, a Cernobbio, è stato un banchiere, l’a.d. di Intesa Sanpaolo Corrado Passera, a scuotere l’albero delle convinzioni più correnti duellando col ministro Pierluigi Bersani. Il debito pubblico, ha detto, è un grande problema, ma in questo momento di crescita bassissima sarebbe «autolesionista porre come primo obiettivo il rientro, addirittura anticipato, del debito». Ora, ha spiegato Passera, il problema è fare una «politica anticiclica». Che significa in concreto cantieri, sostegno alle aziende innovative e soldi in tasca alla gente. Ieri, altra scossa. Sul Giornale, l’economista Geminello Alvi è tornato anche lui sul problema del debito. Ipotizzando (con il correttivo del coinvolgimento degli enti locali, grandi detentori di immobili, e una forte iniezione di sussidiarietà e riduzione della spesa pubblica) il riesame dell’idea avanzata dal professor Giuseppe Guarino. Il quale un paio di anni fa propose la creazione di un superfondo cui conferire una quota di 430 miliardi di patrimonio pubblico per valorizzarlo e portarlo a riduzione del debito. La proposta-Guarino? Il professore, grande esperto di diritto amministrativo e due volte ministro con Fanfani (alle Finanze) e Amato (all’Industria), continua a navigare controcorrente. Sul Manifesto ha chiamato in causa Berlusconi e Veltroni, i due candidati premier nei cui programmi, non a caso, figurano piani per collocare sul mercato quote di patrimonio pubblico con l’obiettivo di ridurre il debito sotto quota 100% del Pil. >La parte del debito pubblico superiore al 60% (quota che secondo le regole di Maastricht non dovrebbe essere superata), ha scritto Guarino, comporta per l’Italia un esborso per interessi di circa 30 miliardi di euro l’anno; metà della somma va all’estero e senza questa spesa vi sarebbero ogni anno circa 30 miliardi da destinare all’economia. Inversamente, fino a quando il peso degli interessi sulla quota del debito che supera il 60% non verrà azzerata, «mancheranno risorse per qualsiasi cosa, si litigherà per aver qualcosa di più, ma resteranno tutti con un pugno di mosche». Guarino guarda con preoccupazione alla ratifica del Trattato di Lisbona. Non è euro-entusiasta. Spera che ci si fermi un momento a ragionare, che il Parlamento approfondisca la questione e che il Paese sia messo in condizione di leggere cosa comporta il Trattato. Sul suo tavolo spicca la cifra di 900 miliardi di euro che l’Italia ha corrisposto in 15 anni a titolo di interessi per la quota del debito pubblico eccedente il 60 per cento. Possiamo arrenderci, ragiona il professore, all’idea di versare altre centinaia di miliardi di euro nei prossimi 15 anni? Cosa accadrà se la crescita, come sta avvenendo, si abbasserà ancora e se si arriverà al punto in cui non vi sono ulteriori beni pubblici da alienare? Attenzione, dice Guarino. Con la ratifica del Trattato di Lisbona (di difficilissima lettura, e che in definitiva affida all’euro-burocrazia i destini dell’Europa) avremo per esempio commissari della zona non-euro che decideranno sui Paesi dell’euro. «L’Italia non potrà più negoziare, dobbiamo saperlo». Un’altra scossa. Che farà molto discutere. Guido Gentili