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 2008  marzo 18 Martedì calendario

Così il tecnocrate corso ha domato i sindacati. Il Sole 24 ore 18 marzo 2008. Se c’è una cosa che Jean-Cyril Spinetta non teme, sono le trattative con il sindacato

Così il tecnocrate corso ha domato i sindacati. Il Sole 24 ore 18 marzo 2008. Se c’è una cosa che Jean-Cyril Spinetta non teme, sono le trattative con il sindacato. Il presidente e a.d. di Air France-Klm è un personaggio schivo, dai modi gentili e l’aria apparentemente dimessa, che ha acquisito negli anni una solida fama di negoziatore infaticabile. L’attitudine gli viene dalle lunghe frequentazioni ministeriali, come capo di gabinetto durante gli anni 80 di Michel Delebarre, prima al Lavoro e poi ai Trasporti. lì che ha formato la sua capacità di resistenza e il gusto delle notti insonni attorno ai dossier. Il suo numero due, il direttore generale del gruppo Pierre-Henri Gourgeon, ha ben sintetizzato questa caratteristica: «Jean Cyril può restare tre notti e tre giorni senza dormire». Eppure quando prese le redini di Air France, nel 1997, non erano in molti a scommettere sul suo successo. Nonostante venisse dallo stesso settore - era stato presidente di AirInter - gli addetti ai lavori lo guardavano con scetticismo e condiscendenza, certi di trovarsi di fronte, nella migliore delle ipotesi, ad un outsider. Oggi i risultati parlano per lui: ha risolto il conflitto del 1998 con i piloti, ha aperto il capitale della società, ne ha accompagnato la sua privatizzazione e poi l’ha fusa con Klm. Il gruppo guidato da Spinetta è la prima compagnia aerea al mondo per fatturato, un’impresa salutata dal suo amico e collega Louis Gallois, uno che del settore se ne intende essendo presidente esecutivo di Eads, come «la più bella realizzazione industriale di questi ultimi quarant’anni». Il giudizio entusiastico nasconde la solidarietà e il cameratismo dei compagni di scuola: hanno frequentato assieme l’Ena, la promozione De Gaulle del 1970-72, la stessa da cui uscì l’ex primo ministro Alain Juppé. Per usare un linguaggio caro alla politica italiana, entrambi - Spinetta e Gallois - sono «in quota» alla sinistra, manager storicamente vicini al Partito socialista che lo stesso Nicolas Sarkozy non si è mai sognato di rimettere in discussione vista la competenza che li contraddistingue. Figlio di un ingegnere e di una insegnante, Spinetta, 64 anni, soprannominato "Spi" dai dipendenti, è un corso fiero delle proprie origini. Dalla nonna paterna ha imparato a non parlare male di nessuno, cosa del resto confermata dai suoi più stretti collaboratori, mentre dal padre, funzionario e collaboratore di Jean Monnet, ha ereditato un grande senso dello Stato che lo porterà successivamente, lui che sognava di diventare giornalista sportivo e che ancora oggi divora L’Equipe, a scegliere la strada dell’Ecole Nationale d’Administration. «Sono corso e la cotenna dei maiali corsi è assai spessa», avvertì una delegazione di sindacalisti con intenzioni bellicose. La trattativa del 1998 con i piloti rappresentò in un certo senso la consacrazione alla guida del gruppo, la prova del fuoco che gli valse il rispetto di tutti i dipendenti, fino ad allora nostalgici della gestione del suo predecessore, Christian Blanc, molto più brillante ed estroverso. Lo sciopero dei piloti era diventato un vero e proprio incubo perché rischiava di compromettere il successo organizzativo dei Mondiali di Calcio, ospitati quell’anno proprio dalla Francia. All’alba del decimo giorno di trattative Spinetta e Gourgeon strappano l’assenso del numero uno del sindacato dei piloti di linea (SNPL) Jean-Charles Corbet. Come Gallois, è uno di quei manager francesi ad alta sensibilità sociale ed è impegnato attivamente in una Ong alla quale, appena avuto l’adeguamento di stipendio al livello del suo omologo olandese che guadagnava più di lui, ha versato una parte dei compensi. Qualcuno lo ha definito «un visionario dell’industria aerea» ed è una definizione che gli calza a pennello. Nonostante il suo gruppo distilli la comunicazione col contagocce, quando c’è l’occasione di incontrarlo è sempre molto disponibile con i giornalisti. L’atteggiamento resta pedagogico e su fogli di carta improvvisa schizzi e schemi che sintetizzano il futuro del traffico aereo nel mondo. Tale è la sua passione per l’argomento, che deborda facilmente dai tempi previsti suscitando la disapprovazione di Veronique Brachet, capo dell’ufficio stampa e suo inflessibile guardiano dei tempi di parola. Attilio Geroni