Raffaella Polato, Corriere della Sera 19/3/2008, 19 marzo 2008
MILANO
Salone di Ginevra, primi di marzo. Kermesse sfibrante, come ogni expo-auto, e nessuno che, appena finito, non veda l’ora di tornarsene a casa. Anche lui si prende il suo bell’aereo. Ma per infilarsi, poi, sulla Milano- Torino. Uscita Balocco. Meta: la pista di collaudo Fiat. Lì c’è un prototipo, che aspetta. l’ultimissimo. segretissimo. Va testato: però vuoi mica rischiare che qualcuno, pur solo per sbaglio, pur con tutti i camuffamenti, lo avvisti? Chiedere alla concorrenza, quanto pagherebbe. Così si mette a girare, certo, Amedeo Felisa. Ma in piena notte. A prova di spionaggio industriale. Tentazione planetaria, non solo in Formula Uno. E se vale per le utilitarie, figurarsi per le Ferrari (non solo quelle da Gran premio).
Come sia andato il test non si sa. A Maranello, però, metterebbero la mano sul fuoco. L’uomo che da ieri è amministratore delegato, amatissimo in fabbrica e non solo nel board, non ne ha sbagliata una. lui’ definizione non di uno qualsiasi: di Luca Cordero di Montezemolo – il papà delle Gran turismo. Nel senso che sì, è il presidente l’autore del successo Ferrari, è lui che ha trasformato un’azienda in cassa integrazione nel gioiello tornato a sfornare macchine da sogno. E sì, è stato Pininfarina a firmare il design simbolo del made in Italy. Ma Felisa era sempre lì. Accanto all’uno e all’altro (però fuori dai riflettori, che non ama), a seguire le «creature» dal primo disegno abbozzato all’ultimo collaudo su strada. A 62 anni non è un ragazzo. Però lo si può chiamare un «Montezemolo boy». A Maranello ci stava da un anno – provenienza Alfa – quando nel ’91 il presidente arrivò con la mission, allora quasi impossibile, del rilancio aziendale prima ancora che sportivo. Non fa cose strane, per farsi notare: da buon ingegnere è concreto, pragmatico, sempre «sul prodotto ». Ovviamente, proprio per questo Montezemolo lo nota. Lavorano insieme – Felisa come direttore tecnico – alle prime due vetture della svolta, quelle che diranno se davvero la Ferrari, insieme ai bilanci, si è giocata anche storia, passione, tradizione, mito. La risposta ha le linee della F456 e della F355. Due successi immediati. Il mito che comincia a riapparire.
Felisa, da lì in poi, è l’indiscusso uomo delle Gt. Senza distrazioni: anche la F1 accende il suo tifo, chiaro, ma nel gioco di squadra ferrarista per lui è più laboratorio di tecnologia che bandiere e cappellini. Pure per questo, nel team che Montezemolo costruisce, per l’«ingegnere» crescono via via le responsabilità. A maggior ragione visto che mostra un altro talento: eccellenza tecnologica sempre, budget sforati mai. Anzi. L’uomo giusto per la poltrona di direttore generale, due anni fa. La scelta naturale per il ruolo di amministratore delegato, oggi. E se lo stress dovesse aumentare, lo «scarico » sarà quello di sempre. Palestra. E caramelle morbide da masticare.
L’ingegnere
Felisa viene considerato un Montezemolo-boy: ingegnere di talento, amatissimo in fabbrica Raffaella Polato