La Stampa 15 marzo 2008, Vanni Cornero, 15 marzo 2008
Primavera senza pane. La Stampa 15 marzo 2008. La speculazione internazionale va alla carica sul grano e «a maggio l’Italia potrebbe avere qualche difficoltà di approvvigionamento»
Primavera senza pane. La Stampa 15 marzo 2008. La speculazione internazionale va alla carica sul grano e «a maggio l’Italia potrebbe avere qualche difficoltà di approvvigionamento». A dirlo è Ivano Vacondio, presidente dei mugnai aderenti ad Italmopa, che, parla soprattutto di grano duro (quello che si usa per fare gli spaghetti) e precisa di non voler dar spazio a nessun allarmismo. Ma, guardando ai prezzi internazionali del biondo creale, la situazione appare critica su ogni fronte, tanto che tra un paio di mesi le quotazioni, con relative ricadute al consumo, potrebbero essere tali da consigliare tagli alla lista della spesa di pane e pasta per le «fasce deboli» come famiglie monoreddito e pensionati. La conferma, avallata dalla Coldiretti, viene dalla Borsa dei cereali di Chicago, dove due giorni fa il prezzo del grano sfondava il tetto dei 13 dollari per bushel (27,2 chili). In Europa il valore fissato per le consegne a maggio risulta per ora contenuto a 31 centesimi di euro al chilo per il tasso di cambio favorevole dell’euro, anche se l’aumento del petrolio influenza il costo dei trasporti. Il fatto è che in un anno (febbraio 2007-febbraio 2008) i prezzi del grano duro sono aumentati del 171,4%. Questo porterà, secondo Vacondio, a un aumento dei prodotti realizzati con cereali ad alto contenuto proteico (cresciuti alla borsa di Chicago anche del 22% in un solo giorno). «Nel ventaglio dei rincari alimentari - sottolinea il presidente di Italmopa - fra pochi giorni si dovranno aggiungere anche le colombe pasquali». Certo, anche i mugnai avranno i loro interessi, ma c’è da dire che tutto questo era stato previsto un anno fa, quando le proiezioni di Italmopa segnalavano le prossime impennate di grano tenero (+60%), grano duro (*171%), mais (+37%) e semi di soia (+81%). La lievitazione dei listini dei cereali, secondo l’analisi degli industriali mugnai, è sempre più una questione mondiale, così come la questione degli approvvigionamenti che sarà sempre più problematica. « il mercato che è cresciuto in maniera abnorme - spiega Vacondio - sei Paesi, Canada, Australia, Stati Uniti, Francia, Russia e Ucraina, controllano il 70% dell’export mondiale di grano ed è ben più di una sensazione che facilmente queste realtà facciano cartello sui prezzi». A questo si aggiunga che il nuovo raccolto, previsto scarso, incombe e che i granai in campagna sono vuoti. Quindi i trader più spregiudicati sanno benissimo che questo è il momento di far salire gli stock chiusi nei magazzini, prima della mietitura. Senza contare che ai nuovi consumatori, come India e Cina, si aggiunge l’Arabia Saudita. «A livello globale siamo ancora lontani dalla copertura dei fabbisogni reali - conclude Vacondio - mentre le aree arabili nel mondo in 40 anni sono diminuite del 40% per effetto del clima, della desertificazione, delle infrastrutture». Vanni Cornero