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 2008  marzo 16 Domenica calendario

Torte in faccia ai banchieri. Nel talk show. Corriere della Sera 16 marzo 2008. NEW YORK – Per mesi ha tirato torte zeppe di crema contro le immagini degli amministratori delegati delle corporation secondo lui peggio gestite, allineate nel suo studio televisivo

Torte in faccia ai banchieri. Nel talk show. Corriere della Sera 16 marzo 2008. NEW YORK – Per mesi ha tirato torte zeppe di crema contro le immagini degli amministratori delegati delle corporation secondo lui peggio gestite, allineate nel suo studio televisivo. Ed è da agosto che si infuria quotidianamente per la lentezza con la quale la Federal Reserve ha reagito alla crisi finanziaria: urla, insulta, spacca sedie sotto gli occhi dei telespettatori - allibiti ma anche entusiasti - della Cnbc. E accusa il capo della Banca centrale Usa, Ben Bernanke, di essere «il generale Sherman della politica monetaria, uno che ha dichiarato guerra all’economia americana». Jim Cramer, il conduttore di «Mad Money», denaro pazzo, il talk show finanziario più seguito d’America, è un clown iperattivo che ogni sera sommerge il suo pubblico di trovate, paradossi, travestimenti. Ma quando parla di mercati tutti lo ascoltano con attenzione anche se tra i peli della sua barba cola il sugo della pasta che ha cucinato in studio. Perché Jim non è solo un guitto: è anche un finanziere molto competente cresciuto in Goldman Sachs, che poi si è messo in proprio e ha fondato alcuni hedge fund di grande successo. Ormai ricco e alle prese con un ego spropositato, ha venduto tutto e si è buttato nel giornalismo finanziario. La popolarità lo rende felice, ma al tempo stesso Cramer gioca a far la parte di quello spaventato dal suo successo: «Mi vergogno di me stesso, mi trovo ripugnante. Come posso fare e dire quelle cose in tv? Ma alla gente piace. Perché sono così tanti a seguirmi?». E, allora, via con l’uovo marcio spiaccicato sulla faccia di qualche manager celebre ma in difficoltà e l’invito agli azionisti: «Cacciatelo, è un inetto ». Ma l’altra sera, proprio nel giorno in cui «Mad Money» compiva il suo terzo compleanno (celebrato in studio anche coi videomessaggi augurali del finanziere-raider Carl Icahn, del capo di General Electric, Jeff Immelt e dall’immancabile Donald Trump) sulla festa granguignolesca della Cnbc è piombato il crollo di Bear Stearns, una delle grandi istituzioni finanziarie di Wall Street. Cramer, che è un grande rialzista ma già da tempo predicava prudenza ai risparmiatori, ha dedicato gran parte dell’ultima puntata della settimana più difficile del mercato americano a una delle sue interpretazioni più riuscite: lo psichiatra che, in camice bianco, riceve gli investitori disorientati che gli chiedono o consiglio. Siamo arrivati al fondo della crisi? «Ancora no, ma dopo il cedimento di una banca e di un grande broker, dovrebbe iniziare la ripresa, come è stato all’inizio degli anni ’90». E quando si è presentata una coppia di rentier di ritorno da un giro del mondo che gli chiedevano dove fosse più saggio mettere i loro soldi, la risposta è stata secca: «Andatevi a fare un’altra crociera e ci vediamo tra sei mesi». Una crisi davvero grave, se ha imposto un po’ di sobrietà perfino al personaggio che Robert Samuelson ha accusato su «Newsweek» di aver portato anche nella finanza il contagio del populismo. Col risultato che la Fed, un tempo invisa solo alla politica, sempre invidiosa della sua autonomia e alla ricerca del pretesto per un’invasione di campo, ora è contestata anche da Wall Street e dai risparmiatori. Fa, quindi, sempre più fatica ad operare in modo sereno. Del resto che l’America stesse andando verso una crisi seria, Cramer l’aveva capito da tempo. Già due anni fa avvertiva gli spettatori di «Mad Money»: «Se non avete un portafoglio con dentro titoli di società estere e commodities i pazzi siete voi, non io». Ma poi l’anno scorso aveva scommesso con Eric Bolling, un trader del New York Mercantile Exchange, che il 2007 sarebbe stato l’anno dei servizi finanziari. Bollinger ha invece puntato su oro e petrolio. E ha vinto. Cramer ha sborsato i 50 mila dollari e, per la sua sconfitta, ha incolpato di nuovo Bernanke. Ma ora che la Fed è scesa in campo per salvare bear Stearns e tutta Wall Street, l’anchorman finanziario cambia spartito. Massimo Gaggi