varie, 16 marzo 2008
ALLEMANDI
ALLEMANDI Umberto Torino 9 marzo 1938. Editore. «[…] Un divertimento. Ho iniziato a cinque anni... Sono figlio unico e con i miei genitori passavamo le notti fuori Torino durante i bombardamenti. Mia madre volle fermarsi ad Asti all’albergo Reale in Piazza Alfieri, dove servivano bistecche nascoste sotto gli spinaci. Decise, per non farmi perdere un anno di scuola, di assumere un maestro. Imparai presto a scrivere e creai un giornalino fatto da me di cui vendevo il diritto di lettura alle amiche di mia madre. Poi passai al giornalino della scuola con Vattimo ed Eco. Ero il più giovane del gruppo dell’azione cattolica con Furio Colombo, Rodolfo Arate, Emmanuele Milano, Luciano Parazza [...] Diventai direttore della Casa Editrice Bolaffi. Alberto trasformò le edizioni filateliche in libri per il collezionismo. Rimasi lì per 20 anni poi fummo comperati da Mondadori [...] Negli Anni Ottanta dopo l’acquisto della Mondadori, io rimasi come direttore generale editoriale a Milano e volli fare un giornale di informazione sul meglio nell’arte, con il formato di un quotidiano. C’era già stato in Francia ”Arts et Loisirs” finanziato dall’antiquario Wildenstein. Così nasce ”Il giornale dell’arte” che venne tradotto in inglese, francese, spagnolo e greco. Oggi va in ottanta paesi con una tiratura di 23-24 mila copie [...] Io sono un socio fondatore e di maggioranza e con me il socio principale è la fondazione di Venezia. Il giornale deve informare su quanto di rilevante avviene e mettere a confronto i maggiori specialisti. E siamo anche online. Sul sito ci sono tutti i numeri pubblicati: la versione inglese è uno dei siti migliori del mondo, ci sono anche interviste filmate. La versione inglese del giornale è usata da Oxford dictionary come parte di aggiornamento per il linguaggio artistico [...] Io credo nei libri che costituiscono conoscenza e studio. Se facciamo il catalogo di Rosalba Carriera o un libro su Zeffirelli o sulla Callas o sul design italiano speriamo che siano punto di riferimento per molto tempo con una documentazione esaustiva. Nell’ambito dell’arte, dell’architettura credo nella specializzazione e nelle cose che abbiano una loro utilità. L’editoriale del primo numero del giornale dell’arte diceva ”conoscere significa decidere”. Ricordo poi che venne scritto ”ogni parola in più un lettore in meno”, linguaggi semplici, chiari e brevi. Ne i libri con ”La Stampa” sulle evidenze sabaude ci è piaciuto cimentarci con una comunicazione adatta al grande pubblico obbligando i direttori di musei e i curatori a linguaggi accessibili [...] due figli Alessandro e Beatrice [...] Anna la mia seconda moglie una famosa storica dell’arte, per undici anni conservatrice al Victoria and Albert Museum di Londra. La mia prima moglie invece era una spagnola, Dalì la chiamava la ginestra del Port de la Selva» (Alain Elkann, ”La Stampa” 16/3/2008).