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 2008  marzo 15 Sabato calendario

GabettiSichel Bettina

• New York (Stati Uniti) 14 ottobre 1929, Milano 14 marzo 2008. Moglie di Gianluigi. «Pareva una ”principessa” di New York, una di quelle creature allevate nella Manhattan del ”900 che divennero le eroine ideali di Henry James. Bettina Gabetti era dotata di un senso estetico unico, un gusto raffinato che le consentiva di sentirsi ovunque a casa propria, sempre misurata, sorridente, vestita casual e in tal modo da venir un anno prescelta fra le donne più eleganti del mondo, colta di musica e arte così da partecipare a ogni iniziativa del Moma, il Modern Art Museum, dove il marito è il solo italiano nel board. E lei stessa era membro dell’International Board e dell’Architects and Design Committee. [...] Negli anni 50 aveva conosciuto Gianluigi Gabetti, là inviato da Adriano Olivetti, e nel ”61 si erano sposati [...] ha seguito il marito ovunque, arredando e decorando lei stessa le case con gusto superbo, Torino, New York, Ginevra, il Castello nelle Langhe, e la splendida villa che possedeva a East Hampton, tutta candida all’entrata con sedie e poltrone in midollino, un luogo prezioso e mirabile che curava con passione. Nei pressi viveva l’artista Willem De Kooning, che ammirava e di cui teneva dipinti a Torino. Bettina Gabetti aveva conosciuto a Filadelfia l’architetto Louis Kahn, ed era rimasta incantata, ne ammirava il rigore, la definizione degli spazi, la ”purezza” ne parlava come del genio, nel settore, in America, come le erano graditi i Vignelli e la loro grafica. Aveva sognato di fare la designer, raccontava che una volta arrivata in Italia avrebbe voluto aprire una galleria d’arte o una boutique solo con abiti per viaggiare, con i Missoni e le Fendi uniti, così che la donna pronta al viaggio trovasse tutto insieme e subito, senza perdere tempo a cercare. Del resto spiegava, ”basta un accessorio a fare l’eleganza”. Sosteneva però di non essere una donna d’affari, dunque non ne fece nulla. Divenne però designer di gioielli, bellissimi, intrecci di perle sfumate a collare, piuttosto che orecchini a fiore in corallo, li creò per una gioielleria a Torino, poi molti celebri negozi, negli Stati Uniti, le commissionarono collane, bracciali, orecchini. Pubblicò anche articoli su case di speciale rilievo nella rivista ”Bolaffiarte”. Prediligeva Parigi, Londra, le piaceva viaggiare in Egitto e in Marocco, ma il cuore restava a New York dove la si vedeva camminare felice come una bimba. Alla Casa Bianca a un invito dei Clinton si aggirava nei saloni al piano superiore fra Katharine Graham, l’editrice del Washington Post al tempo del Watergate, il Presidente, gli invitati, con la spontaneità d’una padrona di casa. Quando si ammalò, affrontò ogni cosa con un coraggio che definivano ”da antica pioniera del West”. ”Mi salvo - raccontava alle amiche - perché ho un marito meraviglioso, che mi sta vicino ogni istante, pur indaffarato e privo di tempo com’è”. Semplice se non austera nel mangiare, come nel vivere quotidiano, si attorniava di oggetti, mobili, tessuti, oggetti d’arte memorabili o eccentrici; non si stancava mai di organizzare e arredare le sue case nel mondo, spostando oggetti o mobili a lei più cari, sempre belli o bizzarri: in fondo detestava la normalità in ogni cosa [...] già assai provata dal male, aveva ”ideato” una casa deliziosa a Milano, vicina al Parco Sempione, facendo lunghi lavori nella roccia e nel giardino, accanto all’adorata figlia Cristina e ai nipotini» (Fiorella Minervino, ”La Stampa” 15/3/2008).