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 2008  marzo 14 Venerdì calendario

I sociologi li chiamano equilibristi. Sono quelli che fanno i salti mortali per arrivare a fine mese, pensionati con la minima a 500 euro, famiglie monoreddito o con un reddito complessivo che non arriva a 840 euro, la soglia sotto ai quali si apre il baratro della povertà

I sociologi li chiamano equilibristi. Sono quelli che fanno i salti mortali per arrivare a fine mese, pensionati con la minima a 500 euro, famiglie monoreddito o con un reddito complessivo che non arriva a 840 euro, la soglia sotto ai quali si apre il baratro della povertà. Sono quelli che hanno cancellato la quarta settimana dal calendario. Senza contare gli extracomunitari a Milano sono 162 mila, il 12,9% della popolazione. Che diventa il 20% calcolando quelli che ce la fanno a fatica, appena sopra la soglia di sopravvivenza, secondo l’Osservatorio della povertà dell’Università Bicocca di Milano. «Ho visto donne anziane al mercato, comperare una mela e basta», racconta l’assessore alle Attività produttive del Comune di Milano, Tiziana Maiolo, che ha firmato un accordo con i commercianti per contenere i prezzi di pane e carne e si appresta a varare un’analoga iniziativa con i venditori di frutta e verdura. A Milano il patto con il Comune lo hanno firmato 75 macellai su 500 ma nessuno dei network della grande ditribuzione. «Ci sono volute settimane di trattativa», ammette l’assessore Maiolo che per una settimana al mese ha strappato il prezzo di 7,90 euro al chilo per le svizzere di carne bovina invece dei 12 euro di mercato. Il pane comune l’ultima settimana del mese, sarà venduto a 3 euro al chilo in appositi sacchetti con il logo di Palazzo Marino. Ma la corsa all’aiuto dei nuovi poveri si allarga anche ad altre città. Antonio Lirosi, Mister prezzi, incassa la disponibilità dei fornai a vendere da oggi e per un mese, pane comune a prezzi contenuti nelle ultime ore della giornata: « l’unico modo per rispondere a una situazione di emergenza dovuta al caro vita che è frutto di condizioni internazionali generalizzate». Una considerazione che non sembra convincere i sociologi che da anni lanciano l’allarme sull’impoverimento della società. Francesca Zajczyk, docente di Sociologia in Bocconi e consigliere comunale del Pd storce il naso: «Iniziative di facciata, non vanno a toccare gli altri elementi che contribuiscono a elevare il costo della vita. Dall’aumento degli affitti al prezzo delle case che stanno portando molti ad abbandonare Milano e a farla diventare una città di vecchi». Al dormitorio di viale Ortles c’è già chi paga un euro per dormire in un camerone da otto e ogni mattina si sveglia per andare in fabbrica. C’è chi lavora alla catena di montaggio. Chi fa il falegname sotto padrone. Chi incolla i bolli dell’Iva sulle radioline. Un autista dell’Atm, dopo essersi separato la casa è rimasta alla moglie, ha vissuto per mesi in una Opel Astra parcheggiata in via Palmanova. Casi limite, si capisce. Ma basta andare in un giorno qualsiasi alla mensa dell’Opera San Francesco di via Concordia per vedere che in fila per un pasto caldo non ci sono solo i barboni. «Una volta erano soprattutto extracomunitari o tossicodipendenti. Adesso c’è molta gente comune», raccontano gli operatori alle prese con i nuovi poveri, i working poors che pur avendo uno stipendio non arrivano a fine mese e che una volta la settimana passano a prendere il pacco con la pasta, un po’ d’olio, verdura fresca. Tutto quello che non possono permettersi e che sempre più spesso vanno a cercare tra gli scarti dei mercati rionali. I dati statistici sembrano stravolgere la composizione sociale di Milano. Un decimo degli abitanti accumula il 40% della ricchezza totale. Tutti gli altri si arrangiano. «I nuovi grandi progetti di intervento immobiliare sono per la residenzialità ad alto livello», analizza Francesca Zajczyk. Molti milanesi non riescono a fare fronte ai mutui. I piccoli proprietari si lamentano che sono sempre di più gli inquilini che non riescono a pagare l’affitto. Sulla linea 90-91, la circonvallazione servita dai filobus che va avanti tutta notte, è sempre più difficile distinguere chi torna a casa dopo il turno di notte o chi una casa non ce l’ha e gira sul mezzo pubblico, inseguendo un futuro che non cambia mai e che difficilmente potrà migliorare con una michetta a prezzo contenuto, della carne macinata dal costo calmierato o una mela low cost. Stampa Articolo