Enrico Marro, Corriere della Sera 14/3/2008, 14 marzo 2008
ROMA – La prima della Cgil a complimentarsi per la designazione di Emma Marcegaglia al vertice della Confindustria è stata Carla Cantone
ROMA – La prima della Cgil a complimentarsi per la designazione di Emma Marcegaglia al vertice della Confindustria è stata Carla Cantone. Che con un comunicato dal titolo «Le donne hanno una marcia in più» si è detta sicura che che «Marcegaglia sarà una prestigiosa presidente attenta a utili e democratiche relazioni sindacali». Chissà se Emma "Black & Decker" si ricorderà di queste parole quando, al massimo tra due anni e mezzo, troverà a capo della Cgil, salvo sorprese, una donna. Magari la stessa Cantone, che è una delle quattro dirigenti in corsa per la successione a Guglielmo Epifani, il quale in più di una occasione ha detto che il prossimo leader della Cgil sarà appunto una donna. Il poker rosa di chi aspira a diventare la prima segretaria generale del più grande sindacato italiano è composto, oltre che da Carla Cantone, da (in ordine alfabetico): Susanna Camusso, Morena Piccinini e Nicoletta Rocchi. Tutte dovranno però aspettare il 20 settembre 2010, quando scadrà il mandato di Epifani, che sembra proprio intenzionato a restare fino alla fine. Cantone, psicopedagogista pavese, 60 anni, si è fatta le ossa guidando a lungo un sindacato "maschio" come quello degli edili. Dove ha acquisito quella grinta necessaria per farsi rispettare da tutti e che l’ha portata a scalare posizioni su posizioni, fino a diventare responsabile dell’organizzazione della Cgil. Postazione dalla quale gestirà a fine maggio la Conferenza d’organizzazione (quasi un congresso) con la quale concluderà il suo mandato nella segreteria confederale. Poi, dice il tam tam di Corso Italia, dovrebbe passare alla guida dello Spi-Cgil, il potente sindacato dei pensionati (al posto di Betty Leone, candidata nelle liste della Sinistra arcobaleno). Ma non si sentirà affatto in pensione. Susanna Camusso, milanese, 52 anni, attuale segretario della Cgil Lombardia, è cresciuta anche lei in un sindacato difficile per una donna: la Fiom, dove ha militato per 22 anni, dal ’75 al ’97, cioè quando i metalmeccanici erano in grado di dettar legge alla confederazione. una riformista apprezzata, che viene dalla sinistra socialista ed è da sempre impegnata nel movimento femminista. Morena Piccini è forse la meno conosciuta delle quattro. Ma non va sottovalutata. Modenese, 51 anni, è stata mandata lo scorso ottobre nella fabbrica Fiat di Mirafiori a fronteggiare la contestazione degli operai contro l’accordo su pensioni e welfare che lei stessa aveva negoziato insieme a Epifani col governo e la Confindustria. «Quando c’è da prendere fischi si mandano avanti sempre le donne », disse allora. Infine, Nicoletta Rocchi. Romana, 57 anni, ha costruito la sua carriera nel sindacato dei bancari. una riformista solida (anche lei viene dalla componente socialista) capace di posizioni coraggiose. Come quando ha denunciato il rischio di un’«opa rossa» sulla Cgil da parte della sinistra massimalista. Lei, diessina favorevole al partito democratico, ha sempre giudicato fallimentare il progetto della Sinistra democratica. Alla fine ha avuto ragione e ha visto molti suoi colleghi dei piani alti della Cgil che avevano aderito alla formazione di Fabio Mussi tornare indietro. Le signore del sindacato In alto a sinistra Susanna Camusso (segretario della Cgil della Lombardia), e alla sua destra Carla Cantone della segreteria confederale. Sotto, a sinistra, Nicoletta Rocchi e, alla sua destra, Morena Piccinini. Anche Rocchi e Piccinini fanno parte della segreteria confederale Enrico Marro