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 1989  novembre 05 Domenica calendario

Corriere della Sera, domenica 5 novembre 1989 La pillola abortiva ru486, insediatasi con procedura giacobina nel territorio francese, preme ora nell’anno bicentenario della rivoluzione alle frontiere degli altri paesi europei, compreso il nostro

Corriere della Sera, domenica 5 novembre 1989 La pillola abortiva ru486, insediatasi con procedura giacobina nel territorio francese, preme ora nell’anno bicentenario della rivoluzione alle frontiere degli altri paesi europei, compreso il nostro. Più o meno un anno fa il ministro francese della sanità, il socialista Claude Evin, impose alla casa produttrice, la Roussel Uclaf, di riprendere la produzione e la commercializzazione del prodotto. La Roussel Uclaf temeva le reazioni negative degli integralisti e le loro minacce? Il ministro era lì in campo a difendere la libertà di decisione delle donne francesi e ordinava, assumendosene tutta la responsabilità, che si riprendesse a produrre la pillola abortiva. Ora, mentre dilagano le polemiche in Inghilterra e si formano se Dio vuole partiti trasversali favorevoli e contrari al suo utilizzo, e mentre la Food & Drugs Administration americana preannuncia un lungo periodo di esami e di collaudi, il sottosegretario italiano alla sanità, la socialista Elena Marinucci, mette fretta alla casa farmaceutica affinché si introduca e si importi anche da noi la RU486. Il ministro, il liberale Franco De Lorenzo, sembra più cauto della sua collega e allude alla necessità di oggettive verifiche scientifiche, ma si può star certi del fatto che la pillola può arrivare. La RU486 è sicura di sé come lo fu la grande armée napoleonica e intende conquistarci con il suo carico di valori, imponendoci il suo senso della vita e della libertà come una missione. Noi tutti sappiamo che in realtà si tratta di un’arma chimica totale, di un veleno dalla forza inarrestabile, che produrrà un mondo forse altamente igienico sul piano demografico ma certamente triste sul piano morale. Sappiamo tutti che quella pillola è in realtà prezzemolo tecnologico, che è una condanna per la libertà e la sicurezza delle donne, anzi un viatico per la loro più completa solitudine. Sappiamo anche che la RU486 è un verdetto di assoluzione per l’irrresponsabilità del comportamento sessuale maschile e che questo grande affare di dimensioni mondiali è destinato a diventare l’unico vero strumento di controllo delle nascite, con l’annientamento del feto al posto della prevenzione e della contraccezione. Sappiamo tutto questo e abbiamo una discreta paura di confessarlo a noi stessi. Mi rendo conto che le cose che affermo possono sembrare violente e arbitrarie, e capisco che sono tenuto a giustificarmi prima ancora di spiegarle. Faccio così: primo, sono cattolico per cittadinanza culturale ma non di formazione né di fede, dunque non obbedisco a dogmi dottrinali; secondo, non odio le donne e non voglio il loro male anche se non mi permetterei mai di ostentare una falsa condivisione degli aspetti più dolorosi della loro condizione; terzo, credo che l’essenza della libertà civile stia nell’esercizio equilibrato del libero arbitrio e che dunque, di fronte a una scelta del genere, anche chi non è medico-microbiologo o dottore in etica ha il diritto all’arbitrarietà della sua opinione; quarto, la violenza non è mia ma del discorso. Detto questo, cerco di spiegarmi ancora. Uno degli argomenti fondamentali del punto di vista abortista, che per esempio convinse in Italia la maggioranza di noi a votare pro aborto, era questo: le donne hanno sempre abortito, in solitudine e privatamente, clandestinamente, ed è dunque giusto che una legge consenta di liberare questo scandalo, di portarlo alla luce, di renderlo di pubblico dominio, in modo tale da far cessare le paure, le insicurezze, i pericoli e le altre offese alla dignità e alla libertà di decisione della donna, nell’ambito di una crescente responsabilizzazione della società. La pillola abortiva chiuderà il cerchio del rapporto e ci riporterà all’inferno privato di tanti anni fa, con l’unica differenza che sarà un inferno socialmente accettato. Escludo che la RU486 si possa intendere come un semplice surrogato non doloroso dell’intervento clinico-chirurgico. Non è vero. Forse in un primo tempo le cose appariranno così. Ma poi, a pillola perfezionata e con la sua accettazione sociale in pieno vigore, le cose cambieranno. In futuro ogni donna potrà abortire tranquillamente entro il terzo mese, come niente fosse, ingerendo una pillola comprata in farmacia. Ogni verifica intersoggettiva della sua decisione, anche lasciando che sia lei a decidere e a tenere per sé l’ultima parola, sarà a quel punto vanificata. La libertà della donna assumerà un connotato esclusivamente negativo, sarà una libertà privata e clandestina come è avvenuto per secoli. I maschi non dovranno più neanche essere informati di ciò che accade. La società maschile sarà libera di lavorare per produrre nuovi ritrovati chimici e alzare il tasso della vita media di noi sopravvissuti. Giuliano Ferrara