Marco Magrini, Il Sole-24 Ore 13/11/2007, pagina 3., 13 novembre 2007
Il comportamento degli esseri umani è più simile a quello dei leopardi o dei leoni, degli elefanti o delle giraffe? la domanda, certo un po’ bizzarra, che sorge spontanea arrivando alla fine di «Deciding the future», un rapporto del World energy council sugli scenari energetici del 2050, presentato ieri al congresso di Roma
Il comportamento degli esseri umani è più simile a quello dei leopardi o dei leoni, degli elefanti o delle giraffe? la domanda, certo un po’ bizzarra, che sorge spontanea arrivando alla fine di «Deciding the future», un rapporto del World energy council sugli scenari energetici del 2050, presentato ieri al congresso di Roma. In estrema sintesi, il rapporto dice che il fabbisogno raddoppierà da qui a 43 anni, e che sul pianeta ci sarebbero sufficienti risorse per placare questa spaventosa sete di energia, se non fosse per l’impresa titanica di trasferirla – chiara allusione al Medioriente e alle spine della geopolitica – «dai luoghi di produzione ai luoghi dove ce n’è più bisogno». E mentre, secondo gli esperti del Wec, i combustibili fossili continueranno a coprire gran parte della domanda di energia primaria, «potremo anche distribuirla a chi ora ne è privo – commenta Brian Statham, direttore della Eskom, che in 15 anni ha quasi triplicato l’accesso dei sudafricani all’energia elettrica – e nonostante questo ridurre anche le emissioni di gas-serra». Visto che oggi ci sono un miliardo e mezzo di persone senza energia, che da qui al 2050 all’umanità si aggiungeranno altri due miliardi e mezzo di individui e che – a sentire gli scienziati – per stabilizzare e ridurre le emissioni di CO2 bisogna più che dimezzare l’uso di combustibili fossili, questo scenario sembrerebbe un po’ troppo colorato di rosa. «No – risponde Statham – le potenzialità ci sono. Bisogna solo raggiungere un grado di cooperazione internazionale senza precedenti». Ed è qui che entrano in scena gli animali. Il Wec ha usato le metafore del leone (capace di attente programmazioni e abile nel gioco di squadra), la giraffa (creatura indipendente, che sa guardare lontano), l’elefante (socievole, ma attento solo alla propria famiglia) e il leopardo (il prototipo del solitario) per disegnare la scala di quattro possibili comportamenti, da parte dei Governi del pianeta. Così, per seguire la metafora, se i Paesi del mondo lavoreranno insieme come dei leoni, avremo più libero accesso alle fonti energetiche, un’intesa sulle emissioni-serra e una riduzione della povertà. E – in caso di un’opposto egoismo, in stile leopardo – avremo «una crescita economica più modesta, più alte emissioni e una grande incertezza». Finora – basta osservare cosa succede con le trattative sulla riduzione dei gas-serra – il mondo non ha dato prova di una leonina cooperazione. «Ma se potessimo trovare un terreno comune, sul quale costruire chiari intenti e obiettivi ce la potremmo fare», assicura un ottimista Statham, che ieri ha presentato il rapporto Wec durante la seduta plenaria. Più realisticamente, il presidente della Commissione europea Manuel Barroso definisce la situazione «molto grave», sotto il profilo della sicurezza energetica e ambientale. E aggiunge: «Siamo contrari alla regolamentazione. Crediamo molto di più nei liberi mercati». I quali, per effetto della vivace speculazione, sono peraltro sotto accusa per l’elevato prezzo del greggio. Si dice che, dalla riunione dell’Opec a Riyadh, questa settimana, uscirà un appello alle nazioni consumatrici «affinché facciano la loro parte per contenere i prezzi». Ma intanto, a quanto pare, non faranno l’unica cosa necessaria per farli scendere: produrre di più. Il messaggio che esce dal congresso è che il mondo dispone dell’energia necessaria per sostenere la crescita al 2050. «Dopo un primo declino della produzione e l’arrivo di nuove scoperte e tecnologie – dice ad esempio Diego Gonzales dell’Università Bolivar di Caracas – il Venezuela dispone di risorse enormi», anche se si tratta di petrolio "pesante" e carico di impurità. Ma, per gli esseri umani, riuscire a contemperare le ragioni della geopolitica e dell’ambiente, della crescita economica e dei diritti dei più poveri, sarà comunque una sfida senza precedenti. Anche perché quelli si comportano, si sa, da esseri umani. Marco Magrini