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 2007  novembre 10 Sabato calendario

Sfamare il mondo imparando l’inglese. l’idea lanciata da FreeRice (Riso Gratis), il nuovo gioco-tormentone che ha conquistato gli internauti e sta facendo la felicità del Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite

Sfamare il mondo imparando l’inglese. l’idea lanciata da FreeRice (Riso Gratis), il nuovo gioco-tormentone che ha conquistato gli internauti e sta facendo la felicità del Programma Alimentare Mondiale delle Nazioni Unite. In un mese il quiz ha prodotto tanto cibo da nutrire 50mila persone per un giorno. Come? Sul sito http:// www.freerice.com appaiono una parola e quattro definizioni. Se si clicca sulla risposta corretta gli sponsor del programma donano dieci chicchi di riso al Pam (Programma Alimentare Mondiale). Con cento chicchi si sfama una persona, basta continuare a indovinare (magari con l’aiuto di un vocabolario quando la sfida si fa dura) e in pochi minuti si possono sfamare tanti bambini. «Attenzione – promette il sito – questo gioco vi farà diventare più bravi. Migliorerà il vostro vocabolario, la vostra eloquenza, vi aiuterà sul lavoro. Fatelo per due giorni e parole che non avevate mai sentito vi verranno in mente senza sforzo». Provare per credere. Cosa vuol dire bachelorette? Oppure valance? Opettifogger? Ogni tre risposte esatte il livello di difficoltà sale per mantenere alta l’attenzione, ma al primo errore si torna indietro e bisogna risalire la china. Certo dieci chicchi di riso sembrano quasi «niente» ma a giudicare dai risultati sono più che abbastanza. FreeRice, infatti, è in crescita esponenziale. Il 7 ottobre, giorno del suo debutto, erano stati prodotti solo 830 chicchi. L’altro ieri, si era arrivati 63.253.810. Più di un miliardo di chicchi nell’arco di un mese. E c’è da scommettere che la cifra continuerà ad aumentare grazie all’aiuto dei bloggers e di siti come Youtube o Facebook che stanno diffondendo la voce in rete. «Ogni chicco di riso – dice soddisfatta Josette Sheeran, la direttrice esecutiva del Pam – è essenziale per combattere la fame nel mondo che fa più morti di Aids, tubercolosi e malaria messi insieme. FreeRice è la dimostrazione di come il Web possa aiutare a raccogliere fondi per l’emergenza numero uno del mondo». Il successo sta attirando anche gli sponsor, che appaiono con i loro banner sotto ogni domanda del quiz. «Il riso – è scritto sul sito – è pagato dagli inserzionisti. Una pubblicità del tutto normale ma anche qualcosa di più. Attraverso FreeRice le compagnie aiutano l’apprendimento e diminuiscono la fame nel mondo. Noi li ringraziamo per la loro partecipazione a questo gioco». Tra gli sponsor più conosciuti Toshiba, Radisson, Macintosh, American Express, Macy’s e Reader’s Digest. Erano anni che John Breen, un programmatore di computer dell’Indiana, cercava di trovare un modo per far appassionare la gente al tema della povertà e della fame nel mondo. Aveva iniziato nel 1999 con The Hunger Site, il primo sito a lanciare l’idea di un click in cambio di cibo per i poveri. Fu un successo: dieci milioni di visitatori e 3mila tonnellate di cibo donato al Pam. Ma i costi di gestione erano troppo alti e nel 2000, dopo aver vinto il Webby Award, Breen decise di vendere il suo prodotto a un centro commerciale. Oggi The Hunger Site non è più un’istituzione benefica ma una società for profit che dona i proventi della pubblicità in beneficenza. John, comunque, non si arrende e alla fine del 2006 ci riprova con Poverty.com in cui si chiede agli internauti di spedire una moneta simbolica da 25 centesimi ai rispettivi governi per sollecitarli a devolvere una parte del Pil agli aiuti internazionali. «Ogni giorno, secondo i dati delle Nazioni Unite – si legge sul sito ”, 25mila persone muoiono di fame o di malattie correlate. Un morto ogni tre secondi e mezzo. Sfortunatamente la maggior parte sono bambini. Eppure ci sarebbe cibo a sufficienza per tutti». Sulla homepage di Poverty.com spicca una cartina del mondo, ogni tre secondi e mezzo appare la foto (simbolica) di una persona morta di fame. Il sito oggi è direttamente linkato a FreeRice, la nuova creatura di Breen, nata il 7 ottobre di quest’anno e già molto cliccata. «Volevo fare qualcosa di divertente – dice al Washington Post – che non fosse però una semplice perdita di tempo». L’idea del quiz gli è venuta guardando uno dei suoi due figli prepararsi per un esame. « così difficile’ racconta – far interessare le persone al problema della fame e della povertà. E questo mi deprime. Così ho cercato un’idea per attirare la gente, mi sono inventato il gioco e ho inserito personalmente le 10mila parole e le loro definizioni. Speriamo che almeno visitino anche Poverty.com e capiscano che qualcosa si può fare per salvare chi muore». E se i «free games» funzionano c’è da scommettere anche sul successo di Against All Odds, il gioco creato dall’Unhcr (l’Alto Commissariato Onu per i rifugiati) per far provare a tutti la vita di chi è costretto a lasciare la propria patria.