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 2007  novembre 10 Sabato calendario

ll peggio sembra passato, la tempesta che ha investito il Mare del Nord è calata di intensità, ma l’allarme sul fronte del petrolio resta

ll peggio sembra passato, la tempesta che ha investito il Mare del Nord è calata di intensità, ma l’allarme sul fronte del petrolio resta. Perché, ormai, in un mercato tirato allo spasimo, basta poco per influire sulle oscillazioni del prezzo del barile: è l’effetto «ala di farfalla», il paradosso per cui un battito a Pechino fa arrivare a New York la pioggia invece del sole. In questo caso, è sufficiente che si fermi, anche per alcune ore, la produzione di greggio perché la quotazione dall’altra parte del mondo faccia un balzo. Così ieri, con il petrolio ha proseguito la sua corsa verso i 100 dollari: il light crude, dopo aver raggiunto i 97,41 dollari negli scambi elettronici di preapertura a New York, ha chiuso a quota 96,31, un punto di percentuale in più rispetto alla chiusura di giovedì; il Brent si è avvicinato a quota 94 (Londra ha chiuso a 93,47 dollari). A far lievitare le quotazioni del greggio è stata ancora una volta la debolezza del dollaro, ma anche la «tempesta perfetta» nel Nord Atlantico, che ha costretto le piattaforme petrolifere a bloccare la produzione. Secondo i primi calcoli, il maltempo farà calare del 10%, pari a 220 mila barili, la produzione di greggio in Norvegia; nell’area la britannica Bp ha sgombrato la piattaforma Valhall (80.000 barili), e l’americana Conoco-Philips ha sospeso la produzione in cinque impianti nel campo di Ekofisk, che da solo produce 140.000 barili al giorno. In giornata la produzione è poi ripresa, anche se gradualmente.