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 2007  novembre 10 Sabato calendario

Il giorno dopo il blitz di Mps su Antonveneta Siena comincia a fare i conti. I festeggiamenti sono rinviati, quel miliardo di capitalizzazione polverizzato in un giorno dal titolo in Borsa brucia: non solo al presidente di Rocca Salimbeni, Giuseppe Mussari, ma anche e soprattutto a Palazzo Sansedoni, sede della Fondazione dove è custodito il 58,5% del capitale della banca

Il giorno dopo il blitz di Mps su Antonveneta Siena comincia a fare i conti. I festeggiamenti sono rinviati, quel miliardo di capitalizzazione polverizzato in un giorno dal titolo in Borsa brucia: non solo al presidente di Rocca Salimbeni, Giuseppe Mussari, ma anche e soprattutto a Palazzo Sansedoni, sede della Fondazione dove è custodito il 58,5% del capitale della banca. L’ente presieduto da Gabriello Mancini, per la prima volta nella sua storia si trova davanti al dilemma di pagar caro il controllo della sua banca oppure dire addio al baluardo della maggioranza assoluta. Il primo appuntamento utile per capire l’orientamento della Fondazione è venerdì prossimo quando si riunirà il consiglio di amministrazione per deliberare sulle erogazioni. Ma nella città del Palio il dibattito sul da farsi è già aperto. «La fondazione ha le risorse per fare l’operazione senza soffrire – dice il presidente della Provincia, il diessino Fabio Ceccherini ”, la reazione negativa del mercato era prevedibile, ma non credo che ci siano ricadute patrimoniali problematiche». Partecipare, pro quota, all’aumento di capitale del Monte in vista dell’acquisizione di Antonveneta potrebbe costare alla fondazione 2-2,5 miliardi, ma Siena è pronta a tutto per tornare a giocare un ruolo di primo piano nel panorama finanziario nazionale. «Certo è un’operazione complessa, ci sono delle strettoie ma rientra negli indirizzi che gli enti locali avevano dato ai membri della Deputazione – prosegue Ceccherini ”, sarei sorpreso se ci fossero spaccature. L’ente può diluirsi senza scendere sotto la quota utile per mantenere una posizione determinante. E poi mi sembra importante che due soci di peso come Axa e Caltagirone abbiano già confermato il loro sostegno». Palazzo Sansedoni controlla il 58,5% di Mps ma solo il 48,9% è costituito da capitale ordinario, il resto è stato sterilizzato in un pacchetto di azioni privilegiate, contabilizzate a 611 milioni, e in azioni di risparmio, in bilancio a 13,5 milioni. E’ su questo tesoretto di azioni senza diritto di voto che Siena conta per poter spesare in parte l’aumento di capitale. «Non so se si deciderà in questo senso ma penso che si possano utilizzare le azioni privilegiate – suggerisce il sindaco Maurizio Cenni – senza per questo perdere il ruolo di azionista di riferimento, che ha dimostrato in questi anni di avere un valore etico visto che qui certe bufere non sono arrivate. Quest’operazione non è una vittoria della finanza rossa ma del buon senso». Il forziere della Fondazione è ricco ma l’impegno per Antonveneta rischia di compromettere la politica di distribuzione del rischio impostata negli ultimi anni. «Il processo di diversificazione dell’attivo ha comportato nel tempo una consistente riduzione del peso della partecipazione in Mps – si legge nell’ultimo bilancio – a vantaggio di altre forme di impiego, in primo luogo delle disponibilità finanziarie e dei titoli ». Palazzo Sansedoni ha immobilizzato nella partecipazione in Mps, 1,9 miliardi, cioè il 36,6% del proprio patrimonio complessivo (5,2 miliardi) mentre il 56% (3,4 miliardi) è stato dirottato su altri strumenti finanziari (gestioni esterne, fondi e obbligazioni). Saranno gli advisor incaricati nei prossimi giorni a indicare il percorso meno gravoso per la cassaforte dei senesi ma spetta a Mancini spiegare alle contrade che probabilmente dovranno digerire una riduzione del monte dividendi. Vuoi perché, come hanno notato gli analisti, l’acquisizione comporta una diluizione degli utili, almeno fino 2009, vuoi perché la partecipazione della fondazione scenderà. «Ma non sarà una tragedia – consola Ceccherini ”, il trend delle erogazioni è in crescita da anni, la Fondazione ha già fatto molto per la città». E poi, aggiunge Cenni, «bisogna ampliare gli orizzonti guardare al futuro. Con Antonveneta diventiamo la terza banca italiana, non è un’operazione importante solo per Siena, ma anche per il Paese».