Ennio Caretto, Corriere della Sera 10/11/2007, 10 novembre 2007
WASHINGTON
S’intitola «Campi di grano» ed è l’ultimo dei capolavori di Vincent Van Gogh, il pittore più quotato del mondo, da lui dipinto a Auvers sur Oise nel 1890, pochi giorni prima di morire. Doveva fruttare 35 milioni di dollari, ma è arrivato soltanto a 25 milioni, ed è rimasto invenduto. Una bomba che è costata molto cara alla più grande casa americana, Sotheby’s, che l’aveva messo all’asta a New York: mercoledì sera, la notte di ieri in Italia, il suo titolo è crollato del 36 per cento, poi si è lievemente ripreso per perdere infine un altro 6 per cento. Un brutto precedente per il 14 prossimo, quando Sotheby’s terrà un’altra asta, non più degli impressionisti ma della pittura contemporanea, tra cui La «Corrida» di Francis Bacon, valutata 35 milioni di dollari.
Una giornata più nera Sotheby’s non avrebbe potuto incontrarla. La settimana a New York era incominciata molto bene: la sua casa rivale, Christie’s, aveva venduto la «Odalisca» di Henry Matisse per 33 milioni e mezzo di dollari, un record. Ma giovedì, dall’inizio, tutto è andato storto per Sotheby’s. Quattro dipinti di Picasso, tra cui «La lampada», per cui la casa si aspettava fino a 35 milioni di dollari, non hanno trovato acquirenti come non li ha trovati l’atteso quadro «Il mattino» di Paul Gauguin, valutato da 50 a 60 milioni di dollari. Poi è giunta la mazzata di Van Gogh.
Nessuno aveva previsto la debacle. In particolare non l’aveva prevista Sotheby’s, che a Londra a luglio tra gli «old masters» aveva segnato il record per Velasquez, 95 milioni di dollari per «Santa Rufina», totalizzando così, in soli sette mesi, un fatturato di quasi 3 miliardi di dollari. Talmente fiduciosa era la casa d’aste giovedì da avere garantito il minimo dei dipinti offerti con mezzo milione di dollari. Ma si era fatta male i conti: anziché 420 milioni di dollari ha incassato 331 milioni, e ha dovuto versare 14 milioni in proprio. «L’effetto Van Gogh», come lo hanno battezzato i media, non si è fatto sentire solo in borsa: Dana Cohen, l’analista della Bank of America che segue le case d’aste, ha declassato Sotheby’s.
A New York e sugli altri mercati d’arte Usa non soffia buon vento: molti antiquari e molte gallerie segnalano una flessione nelle vendite, in particolare per i pezzi più costosi, e le proiezioni per la stagione natalizia sono in prevalenza negative. Un fenomeno preoccupante, che si estende alle boutique di moda e alle gioiellerie, che risentono anche dello aumento del prezzo dell’oro, oltre che ai grandi magazzini. Secondo Dana Cohen, anche Sotheby’s, i Picasso, il Gaugin e i «Campi di grano» di Van Gogh sono rimasti vittime, come quasi tutta l’America, della crisi dei subprime, i mutui ad altissimo rischio, di quella del petrolio, e della improvvisa stretta creditizia da essi causata. «Noi pensavamo che gli articoli di arte e di lusso, e che i collezionisti e la fascia alta dei consumatori non ne risentissero – ha dichiarato l’analista – ma ci sbagliavamo. I mercati mi sembrano sull’orlo del panico». La Cohen ora spera di essere smentita dall’imminente asta della pittura contemporanea: «Il dollaro si è molto svalutato e per gli europei e i giapponesi potrebbe essere l’occasione buona per farsi avanti».