Marisa Fumagalli, Corriere della Sera 10/11/2007, 10 novembre 2007
CON UN ARTICOLO IN FONDO DOVE SI RACCONTO DELLA PROIBIZIONE DEL VESCOVO
MILANO – «Per me sono tutti figli di Dio. Che senso ha parlare di dialogo se poi sbattiamo la porta in faccia ai musulmani? ». Don Aldo Danieli, quasi settantenne, parroco di Santa Maria Assunta a Paderno di Ponzano Veneto (Treviso), reagisce alle critiche di chi lo taccia, più o meno apertamente, di «filo-islamismo». E ammonisce: «Non fu papa Wojtyla ad usare l’espressione fratelli musulmani? ». La colpa del sacerdote sarebbe quella di concedere, ogni venerdì, alcuni locali della parrocchia ai seguaci di Maometto. Che si riuniscono per incontrarsi e pregare. Siamo nel cuore del Nordest, dove il tasso di extracomunitari è elevato. Lavoro regolare e integrazione sono una realtà diffusa. Nel comune di Ponzano (11.400 residenti), i nuclei familiari di immigrati stranieri sono 232 (circa 650 persone), provenienti per lo più dal Nord Africa e dall’Est Europeo. Don Aldo ne ha preso atto e non si è tirato indietro. Fatto sta che da un paio d’anni le porte del suo oratorio sono aperte anche ai fedeli della comunità islamica. «Me l’hanno chiesto – spiega – e mi è sembrato un gesto di fraternità accoglierli». «Del resto – aggiunge con un filo di ironia – preferisco i musulmani che pregano ai cristiani che bestemmiano».
Certo, la sua linea di apertura non gode di vasta popolarità. Da notare che a Treviso, capoluogo di Provincia, ha regnato (e regna oggi come numero due del sindaco) Giancarlo Gentilini, lo sceriffo famoso per le sue battaglie contro gli immigrati, in nome della «razza Piave ». Proprio per una «questione islamica» il leghista duro e puro, nel 2002, si scontrò con i Benetton che accordarono ai musulmani l’uso del loro Palaverde per celebrare la fine del Ramadan. Episodio che rende l’idea del contesto. Ma torniamo a don Aldo, protagonista dello scandalo scoppiato in questi giorni, come se la sala parrocchiale concessa ai musulmani fosse una novità. Ma poiché di novità non si tratta, c’è da chiedersi come mai il vescovo di Treviso non sia intervenuto a dare lo stop al troppo dialogante parroco. La voce corrente è che, pur con qualche perplessità, la Curia ha preferito tollerare.
C’è un dettaglio, però: esistono direttive precise emanate dalla Diocesi di Treviso sui confini dell’accoglienza in parrocchia.
Se don Aldo li avesse travalicati, ragionevolmente il vescovo l’avrebbe richiamato all’ordine. Come ora invoca il vicepresidente della Regione Veneto, Luca Zaia. «Mi appello a monsignor Mazzoccato – scrive in una nota – affinché chiarisca la posizione di questo parroco che non mi sembra in linea con il comune sentire della Chiesa». D’altra parte, commenta Umberto Bossi, «con la fede non si scherza. Sono cose che possono lasciare il segno tra la gente, un segno che può essere negativo». «Il mio – aggiunge Zaia – non è un atteggiamento pregiudiziale. Non penso, comunque, che l’integrazione passi per queste iniziative buoniste».
Monsignor Andrea Bruno Mazzoccato, al momento, tace. Dalla Curia fanno sapere che potrebbe esprimersi nelle prossime ore. Non è un mistero, tuttavia, che il vescovo di Treviso sia ben disposto al dialogo con le diverse comunità religiose. Si sa, per esempio, che in occasione della festa di fine Ramadan, monsignor Mazzoccato ha inviato una lettera cordiale ai rappresentanti dei gruppi islamici.
CORRIERE DELLA SERA 11/11/2007
FA.BA.
TREVISO – Il vescovo di Treviso sfratta le preghiere musulmane dalla parrocchia. Monsignor Andrea Bruno Mazzocato, alla guida della Diocesi trevigiana, ha deciso di porre fine alla singolare convivenza fra Bibbia e Corano che avveniva ormai da tre anni ogni venerdì nei locali della Parrocchia di Santa Maria Assunta di Paderno di Ponzano Veneto (Treviso).
Nel piccolo paese veneto dove ha sede l’impero Benetton, i cittadini ormai erano abituati all’accoglienza settimanale. Ogni venerdì, a pregare Allah in alcune stanze dell’oratorio, si riunivano anche duecento persone. Don Aldo Danieli, parroco di Paderno, aveva deciso di concedere ai musulmani della zona i suoi spazi. «Per me sono tutti figli di Dio – ha spiegato il sacerdote ”, poi è meglio un musulmano che prega piuttosto di un cristiano che bestemmia». Il vescovo sapeva e tollerava, tanto che in occasione della fine della festa del Ramadan aveva persino inviato un messaggio d’auguri nella quale parlava di vicinanza spirituale con il mondo musulmano. Eppure, dopo che la moschea- parrocchia di Paderno è diventata un caso nazionale e che il vicegovernatore leghista del Veneto Luca Zaia si è appellato a monsignor Mazzocato per «chiarire la posizione del parroco», qualcosa è cambiato.
Ieri mattina c’è stato il faccia a faccia fra il sacerdote e il vescovo. Un incontro amichevole, un dialogo «fraterno e cordiale», ha spiegato il vicario generale della diocesi di Treviso, monsignor Corrado Pizziolo. Prima di tutto, la precisazione. «Mai la chiesa parrocchiale è stata data alla comunità islamica per incontri di preghiera», afferma Pizziolo. «Don Aldo ha ribadito la sua obbedienza al vescovo e la piena disponibilità a trovare una soluzione al problema», spiega una nota della Diocesi. Per il magistero della Chiesa, l’unica soluzione possibile è che i locali non vengano più concessi ai musulmani. Esistono infatti direttive precise emanate dal Pontificio Consiglio del 2004, dalla Cei e infine dalla Diocesi di Treviso: spiegano che chiese ed ambienti parrocchiali non possono essere utilizzati come luoghi di preghiera da culti diversi da quello cattolico. I musulmani insomma non possono pregare neppure in oratorio, come avveniva a Paderno di Ponzano. «Stiamo trovando una soluzione – conferma don Aldo – ma non dico quale, certo è che Luca Zaia può dormire sonni tranquilli anche se i musulmani verranno qui a pregare per altre due settimane».