Lorenzo Salvia, Corriere della Sera 10/11/2007, 10 novembre 2007
ROMA – Romano Prodi è preoccupato: «Ma per il riscaldamento come siamo messi?». Walter Veltroni allarga le braccia e risponde un po’ evasivo: «Eh, non lo so come ci siamo organizzati »
ROMA – Romano Prodi è preoccupato: «Ma per il riscaldamento come siamo messi?». Walter Veltroni allarga le braccia e risponde un po’ evasivo: «Eh, non lo so come ci siamo organizzati ». «Ma guarda che il riscaldamento è importante» ribatte il presidente del Consiglio, che adesso sembra preoccupato ancora di più. un po’ così l’aria che si respira. Orario strano per l’inaugurazione della nuova sede del Partito democratico: proprio quello di pranzo, per trovare spazio nelle agende di tutti i big e anche dei senatori, alle prese con la guerra di posizione della Finanziaria. Clima di festa, sorrisi e spumante, anche se è ancora tutto work in progress, lavori di rifinitura e assetti politici compresi. Poco più di mille metri quadrati, affitto da 250 mila euro l’anno concordato con i 47 eredi della proprietà, vicinanza strategica con l’ufficio del sindaco di Roma, chiesa di Sant’Anastasia che affaccia sulla stessa piazza, il cuore pulsante del Pd è stato ristrutturato in stile understatement. Un exfienile che diventa una specie di loft newyorkese. L’idea è quella di conciliare antico e design: «Segno di un partito con radici profonde e al tempo stesso moderno», dice Veltroni soddisfatto. Molto legno: assi di pino come pavimento e travi a vista per il soffitto. Faretti Ikea, dai 15 ai 59 euro l’uno, anche perché, spiega il tesoriere Mauro Agostini, si va verso una situazione di «risorse limitate e progressivamente decrescenti ». Slogan scritti alle pareti in stampatello verde: «Le persone al primo posto »; «Più donne per la politica »; «Formazione, innovazione e lavoro», e naturalmente «Un’Italia nuova», lo slogan veltroniano per eccellenza. Tra invitati, imbucati e giornalisti si sta un po’ stretti. Ma il segretario promette che «presto avremo anche altri spazi». Oltre al nuovo simbolo, certo. Al sindaco di Roma spetta la stanza più bella, «quella in fondo a destra» ironizza qualcuno al momento del brindisi. Tavolo quadrato, poltrone in technogel (morbidissime) e affaccio sul Circo Massimo. Il suo vice Dario Franceschini prende quella a sinistra, che dà sulla piazza dove i due ulivi già c’erano da qualche anno. Bella pure questa, anche se c’è un portone che dà all’esterno e qualcuno la scambia per l’ingresso. La sala riunioni è divisa dal grande ambiente principale solo da una parte a vetri. Poi i mini uffici per i capi di gabinetto (oggi usati come deposito cappotti) e una piccola segreteria ancora tutta per aria. Inaugurazione in fretta e furia, del resto. Mancano le mascherine degli interruttori della luce. Le prese elettriche hanno davvero bisogno di una sistematina, compresa quella dove è attaccato il lume dello studio di Veltroni. E nemmeno i punti luce sono proprio a posto: dalla parete escono i tubi in plastica e qualche filo appeso. Il più grande è proprio qui, nel salone dove Prodi e Veltroni hanno appena finito di parlare e sorridere ai flash. Una mano astuta ha nascosto tutto dietro una bella pianta di ficus. Lorenzo Salvia LA STAMPA, 10/11/2007 MARIA GRAZIA BRUZZONE MARIA GRAZIA BRUZZONE ROMA Arriva Romano Prodi, e Walter Veltroni, il padrone di casa, per prima cosa gli fa notare i due grandi ulivi piazzati davanti all’ingresso, nella bellissima piazza di Santa Anastasia. Prodi si compiace. Un riferimento all’albero antico, resistente e fruttifero caro al Professore resterà anche nel simbolo del Pd? Veltroni e il suo vice Dario Franceschini hanno sfogliato molti bozzetti ma la scelta, se mantenere quel segno a cui sono tutti affezionati o dare l’idea di un partito del tutto nuovo, è rinviata alla settimana prossima. Una cosa alla volta. Questa è la giornata dell’inaugurazione della nuova sede. Il famoso loft a due passi dal Foro romano, e dal Campidoglio, è un fabbricato basso del ”400 e dall’esterno sembra quasi un agriturismo, con quella scaletta di pietra su cui si arrampicano tutti in fila per la foto di gruppo sulla stretta balconata. E poi di nuovo col bottiglione di champagne che il tesoriere Mauro Agostini sparge intorno. Come da un podio di Formula 1. Dentro, l’architetto Gabriele Napolitano (nessuna parentela) ha fatto un bel lavoro. Grande spazio giallo chiaro, il soffitto originale a travi rimesso a nuovo come il pavimento di grandi assiti, finestre affacciate sul Circo Massimo, una saletta riunioni e solo due grandi stanze, per il segretario e il suo vice (dove già campeggia il ritratto di Zaccagnini). Poco altro. Per i 18 dell’esecutivo saranno create postazioni di lavoro nell’open space e nel soppalco. «Una casa trasparente che si allargherà in futuro» illustra Veltroni a Prodi. «Il Pd avrà radici nel territorio ma sarà anche un partito moderno, capace di accogliere le nuove forme di attivismo politico. Prodi, che fin dall’inizio ha rappresentato la speranza e l’unità, non può che essere contento perché vede realizzato il suo sogno», dice il segretario. Attorniato dal gruppo festante dei 18, dove spiccano le tante donne, «più della metà», sottolinea Veltroni. Ci sono anche tanti parlamentari e ministri, da Enzo Bianco a Linda Lanzillotta a Giovanna Melandri. Quando i 18 si appartano per la prima riunione, fa impressione vedere i vari Fassino, D’Alema e Rutelli che restano fuori e raggiungono le loro macchine, mentre dentro ci sono Realacci e Della Seta, Roberta Pinotti, Laura Pennacchi, Paola Merloni e Vincenzo Cerami. Il partito nuovo è anche questo. Nella riunione, Veltroni si parla di come organizzarsi, Goffredo Bettini è il nuovo coordinatore del processo costituente ma ogni membro dell’esecutivo sarà presente nelle assemblee regionali di oggi. E in tanti propongono temi che saranno dibattuti nei forum a cui saranno invitati elettori delle primarie. Cerami ne vorrebbe uno sul linguaggio della politica: «Dobbiamo fare in modo di parlare una lingua nuova, perché spesso si fanno cose che poi alla gente non arrivano». Stampa Articolo