Il Sole 24 Ore 18/12/2005, Claudio Gatti, 18 dicembre 2005
Misteri e legami di Coppola & C. Il Sole 24 Ore Domenica 18 dicembre 2005. Mediobanca è sempre stata molto più di una banca d’affari
Misteri e legami di Coppola & C. Il Sole 24 Ore Domenica 18 dicembre 2005. Mediobanca è sempre stata molto più di una banca d’affari. Gianni Agnelli la definì «il collo di bottiglia» dal quale passano tutte le grosse operazioni. Per mezzo secolo, nel palazzo seicentesco in cui ha sede Mediobanca, ha regnato sovrano Enrico Cuccia. Il 28 ottobre scorso in quel palazzo è entrato, da padrone, un nuovo signore: Danilo Coppola, trentottenne proprietario del 4,6% delle azioni dell’istituto. Tra i due le differenze non potrebbero essere più nette. Il primo è stato il demiurgo della finanza italiana. Il secondo è stato sorpreso mentre sparava colpi di pistola in aria e mentre nella sua società si rubava energia elettrica ed è oggi indagato perché coinvolto nella vicenda Lodi-AntonVeneta e perché al centro di transazioni sospette di riciclaggio. Mediobanca è solo il più prestigioso gioiello di una corona che fa di Danilo Coppola uno degli uomini più ricchi d’Italia. La brochure offerta alla stampa internazionale il 27 ottobre scorso in occasione della presentazione del piano industriale della controllata Ipi Spa, attribuisce agli asset del Gruppo Coppola un valore complessivo di 3.500 milioni di euro. Dei quali 2.378 milioni di beni immobiliari e 1.122 milioni di beni finanziari. Indebitamento dichiarato: appena il 22% degli asset. Insomma una vera e propria potenza economica. La domanda che molti si pongono da tempo è ovvia: come ha fatto? In un’inchiesta durata circa sei mesi, e che verrà pubblicata in più parti, Il Sole 24 Ore tenterà di spiegare alcuni dei segreti di questa straordinaria ascesa. Un fatto è certo: Danilo Coppola di strada ne ha fatta parecchia. Per la precisione da Via Bolognetta n.91, a Finocchio, una borgata della periferia sud-est di Roma, fino a Piazzetta Cuccia n.1, a cento passi da Piazza della Scala, nel cuore di Milano. Se fossimo negli Usa, il suo sarebbe il più classico dei sogni americani. Ma siamo in Italia, e Cuccia lo riterrebbe senza dubbio un incubo. Il 28 ottobre scorso a varcare il "suo" portone è stato un uomo che come lui è nato a Roma e che pur avendo come lui origini siciliane è probabilmente il suo opposto. Cuccia studiò al Tasso, uno dei licei classici più prestigiosi di Roma, dove prese la maturità con un sette in italiano e un otto in filosofia. Dal punto di vista umano e politico si formò partecipando alla lotta antifascista. Da quello professionale lavorando alla Banca Commerciale di Raffaele Mattioli. Cuccia conosceva benissimo l’inglese e il francese e per tutta la vita girò con Le Monde e l’Herald Tribune sotto braccio. Coppola ha invece frequentato l’Istituto Pio XII, scuola privata di Tor Pignattara. E si è formato facendo la lotta... agli zingari. Lo testimonia un provvedimento del 22 settembre 1995, con cui gli fu tolto il porto armi appena tre mesi dopo l’acquisto di due Beretta calibro 9. Motivazione di quel provvedimento: aveva sparato dei colpi in aria a scopo intimidatorio in luogo pubblico. Apparentemente per spaventare degli zingari che avevano importunato lui e la sua compagna. Ma evidentemente non è solo sul piano personale che l’ambiente in cui è cresciuto ha influenzato il modus operandi di Coppola. La borgata ha lasciato il segno anche nell’ambito professionale. A dimostrarlo è una sentenza del tribunale penale di Roma del 16 maggio 2003, con cui Coppola fu condannato a una multa di 3.486 euro, più spese processuali, per furto di energia elettrica. Non se ne è mai saputo nulla perchè la sentenza concesse a Coppola il beneficio della non menzione e successivamente il reato venne dichiarato estinto per intervenuta prescrizione. «Il Sole-24 Ore» è però in grado di ricostruire l’accaduto: tutto cominciò quando un ispettore dell’Enel si recò a fare una verifica al numero 1888 di Via Casilina e scoprì che il contatore di un appartamento adibito a ufficio era stato manomesso e attivato senza autorizzazione. L’ufficio era stato affittato alla Lonida Srl, società di cui Coppola era socio (con sua madre) e amministratore. A confermare il coinvolgimento della Lonida furono due testi, chiamati peraltro dalla difesa: Ernesto Cannone e il suo socio Giuseppe Spiriti. Erano stati loro, in qualità di mediatori immobiliari, a procurare quell’appartamento a Coppola. «Non si vede come il Coppola possa dichiararsi estraneo all’illecita sottrazione di energia: egli, personalmente e nella veste di legale rappresentante della società Lonida, aveva la disponibilità fisica e giuridica dell’appartamento», si legge nella sentenza. «Indicativo è anche il fatto che egli abbia transato la vertenza con l’Enel non avendo fatto valere alcuna circostanza a favore della supposta estraneità alla vicenda nè riferito abusivi allacci altrui». Coppola sotto braccio non porta giornali, ma in compenso dal marzo scorso è nuovamente autorizzato a portare pistole. Dall’8 marzo, subito dopo la revoca del provvedimento di ritiro del porto d’armi, è proprietario non di uno, bensì di due revolver, una Beretta calibro 9 e una Smith & Wesson 38 SP, acquistati al numero 31 di Via Barberini, in pieno centro di Roma, presso l’Armeria Frinchillucci. Ma veniamo alle attività imprenditoriali. Innanzitutto non si può non notare il tourbillon di società che gli ruotano attorno. Sono così tante da far venire il mal di testa anche al più rodato dei marescialli della Guardia di finanza. Coppola le chiama «societàad hoc». Hanno sede in Italia, ma anche in Lussemburgo, e sono amministrate da un gruppetto di personaggi a lui legati da tempo, quali Andrea Raccis, Fabrizio Spiriti, Ernesto Cannone, Giancarlo Tumino, Luca Necci e Francesco Bellocchi (ex cognato di Stefano Ricucci). Il fatto che appaiano, scompaiano, nascano e falliscano oppure si servano dello schermo di fiduciarie non può che suscitare curiosità. Al Sole-24 Ore risulta che a incuriosirsi per prima sia stata la Consob, che nella primavera scorsa ha deciso di indagare sulle attività finanziarie di Coppola e di Andrea Raccis. La Commissione ha poi chiesto all’Ufficio italiano cambi, l’organo della Banca d’Italia responsabile della sorveglianza su operazione bancarie sospette, di scandagliare tutte le transazioni che riguardavano sia Raccis che l’intero gruppo Coppola. Il risultato è stata una «nota informativa» inviata il 6 maggio 2005 sia alla Consob che al Servizio Vigilanza della Banca d’Italia da cui risulta che negli ultimi due anni Coppola e il suo entourage sono stati autori o beneficiari di movimenti di fortissime somme di denaro ritenute sospette. «Coppola Danilo - si legge nella nota - risulta oggetto di una segnalazione di operazioni sospette del 2003, nonché collegato in tre segnalazioni sempre del 2003 e in quattro segnalazioni del 2005. La segnalazione a carico di Coppola Danilo riferisce di un complesso di operazioni poste in essere a valere sul conto corrente personale intestato a quest’ultimo, consistenti nella richiesta di assegni circolari, nel versamento di assegni circolari, nella disposizione di bonifici, nonché di frequenti versamenti e prelevamenti di contanti... I motivi del sospetto si fondano soprattutto sull’utilizzo anomalo di denaro contante. Le tre segnalazioni del 2003 riferiscono invece di un complesso di operazioni poste in essere a valere sui conti correnti intestati a tre società aventi come rappresentante legale Raccis Andrea». Tra le operazioni menzionate, ce ne è una datata 21.10.03 in cui Raccis dispone un bonifico di 2.500.000 euro a favore di Coppola. Il giorno successivo, Raccis risulta aver fatto un altro bonifico, sempre a favore di Coppola, per 6.790.000 euro. Il giorno dopo ancora ha invece «prelevato 2.000.700 euro in contanti, dei quali 696.700 euro sono stati versati sui conti correnti intestati a diversi soggetti tra cui lo stesso Coppola». Un successivo rapporto sempre dall’Ufficio italiano cambi, datato 3 giugno 2005, cita svariate società ricondotte dalla Uic al gruppo Coppola. Una di queste è la Spi.Ca Immobiliare Srl , società, amministrata dal solito Andrea Raccis e segnalata per «un complesso di operazioni consistenti in un ristretto numero di accrediti e addebiti" fatti con altre società che, come Spi.ca sono «anch’esse riconducibili al gruppo Coppola». Dopo aver analizzato questi ed altri dati raccolti nell’ambito di un’indagine, il Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza ha concluso: «ragionevole pensare che Coppola Danilo abbia inteso costituire un’ampia rete di società, gestite da soggetti di sua fiducia allo scopo di raccogliere ingenti risorse finanziarie sul mercato bancario a titolo di finanziamento. Tali risorse sarebbero fatte circolare su un ampio numero di conti correnti gestiti da un limitato numero di collaboratori molto stretti e successivamente inviate a favore di una o più società di raccolta... Le operazioni che transitano o si incrociano sui conti correnti in capo alle varie società talvolta evidenziano legami tra loro (giriconto, bonifici in entrata e in uscita per importi ingenti con causali non sempre chiare), tali società risultano amministrate da persone sui cui documenti d’identità appare un’attività o non dichiarata, come nel caso del Raccis Andrea, o estranea o comunque difficilmente compatibile con l’amministrazione di società (es. insegnanti, studenti, disoccupati, baristi etc). E ciò fa pensare che tali soggetti si prestino ad agire per conto di terzi». Una volta stabilita l’organicità del suo rapporto con Coppola, acquisisce particolare rilevanza una transazione societaria realizzata da Raccis nel 2003. Il 12 giugno di quell’anno costui acquistò il 15% delle quote di una società chiamata Assa Srl da tale Giampaolo Lucarelli, personaggio emerso in un’inchiesta sulla Banda della Magliana. Dalle indagini del giudice Otello Lupacchini è emerso infatti che Lucarelli era amministratore unico di Ecology Srl società che aveva realizzato un’operazione immobiliare "simulata" e quindi annullata dalle autorità giudiziarie con Enrico Sagnotti, uno dei prestanome di Enrico Nicoletti, noto come l’«asso di denari» della Banda della Magliana. Fu proprio attraverso Nicoletti, che la Banda della Magliana riuscì a penetrare molti settori dell’economia legale - primo tra tutti quello immobiliare. Ecco come viene descritto il suo modus operandi dalle autorità giudiziarie: «Utilizzo sistematico di prestanome (individuati nell’ambito di rapporti intersoggettivi storicamente sedimentati) o di persone fisiche o giuridiche di fatto assoggettate per dissimulare le reali consistenze patrimoniali del gruppo e/o la provenienza illecita dei proventi mediante a) movimentazione finanziarie volte a inibire la riconducibilità di ingenti somme di denaro, b) reinvenstimenti in Italia e all’estero in imprese di vario tipo. E utilizzo di attività e soggetti giuridici controllati per favorire l’acquisizione di crediti bancari da investire nella realizzazione di iniziative almeno apparentemente lecite». Ricorda qualcosa? Claudio Gatti