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 2006  febbraio 18 Sabato calendario

IL PEZZO FORTE E’ L’INTERVISTA A NIKLAS ZENNSTROMM INVENTORE DI SKYPE


Silvio Scaglia ( nella foto),
fondatore e amministratore delegato di FastWeb, in un’intervista al Corriere della Sera ha spiegato il suo nuovo progetto televisivo, denominato Babelgum: si tratta di una tv su protocollo internet che distribuirà contenuti on demand, soprattutto programmi di produttori indipendenti. I primi test sono già cominciati e il lancio commerciale è previsto fra fine 2006 e inizio 2007

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Pier Silvio Berlusconi ( nella foto), vicepresidente operativo di Mediaset, in un’intervista al Corriere della Sera ha annunciato i nuovi progetti del gruppo di Cologno Monzese per portare programmi a pagamento on demand, basati su una tecnologia push, sulla tv digitale terrestre. Mediaset punta anche ad avviare attività di telecomunicazioni come operatore virtuale sulle reti mobili gsm e umts

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Con Skype ha portato la rivoluzione nell’industria delle telecomunicazioni. Tanto che oggi non c’è grande gruppo europeo o americano, da Telecom Italia a Deutsche Telekom o France Telecom, che non sia stato costretto a offrire le telefonate via internet all’interno dei propri pacchetti di servizi a banda larga venduti agli abbonati. E adesso, con Joost, minaccia di fare altrettanto nei confronti dell’industria televisiva. Un assalto soprattutto alle tradizionali emittenti «generaliste», basato su connessioni internet veloci, contenuti on demand, immagini in alta definizione. Tutto gratis, finanziato dagli introiti pubblicitari.
Niklas Zennström è uno dei grandi innovatori del decennio. Lui e Janus Friis, suo inseparabile compagno d’avventure tecnologico-imprenditoriali, hanno cominciato con KaZaa, il software (e l’azienda) di scambio peer- to-peer di file musicali che ha ripreso il discorso avviato da Napster(naufragato sotto il peso delle cause legali per violazione di copyright) e che ha fatto da apripista a fenomeni come quello di iPod-iTunes della Apple. Poi, appunto, è arrivato Skype: un’autostrada internet per telefonare in tutto il mondo. Senza pagare pedaggio, o quasi.
Era consapevole di aver piazzato una bomba a orologeria sotto le compagnie di telecomunicazioni, mister Zennström?
«In realtà la diffusione di Skype è stata molto graduale, almeno all’inizio. Solo quando abbiamo raggiunto il milione di utenti ci siamo resi conto dell’impatto che avrebbe potuto avere sui tradizionali operatori di telecomunicazioni: una rivoluzione che permette alle persone di comunicare quasi gratis. Oggi Skype ha 171 milioni di utenti nel mondo, che crescono al ritmo di 200 mila ogni giorno».
Nel settembre 2005, quando eBay ha pagato 2,6 miliardi di dollari per acquistare Skype, molti analisti sono rimasti sconcertati. L’hanno definita una follia. E ancora oggi, se si guarda ai 66 milioni di dollari di fatturato dell’ultimo trimestre 2006, non le sembra che il modello di business basato solo sulla pubblicità mostri i suoi limiti?
«Stiamo investendo in più direzioni. Da un lato vogliamo continuare a far crescere il numero degli utenti del servizio gratuito, dall’altro puntiamo ad avere sempre più clienti per "Skype in" e "Skype out", che permettono di comunicare a pagamento attraverso le reti di telecomunicazioni degli operatori tradizionali. E già oggi il traffico a pagamento cresce più di quello gratuito. In più, continuiamo a rafforzare le attività di e-commerce. Siamo una società che vende software: anche avatar, suonerie e molto altro».
Il prossimo passo è quello racchiuso nello slogan «Skype everywhere», «Skype dappertutto»?
«Esattamente. L’obiettivo è quello di permettere alle persone di comunicare anche quando non sono davanti a un computer. Per questo nel dicembre scorso abbiamo lanciato i telefoni Skype. Si tratta di cordless che si connettono alla rete internet, anche con lo standard wi-fi. L’altro filone è invece quello dei cellulari: utilizzare le reti mobili per l’accesso internet, sia per telefonare o fare videoconferenze, sia per comunicare con l’instant messaging o navigare sul web. E a costi molto inferiori rispetto alle normali tariffe degli operatori wireless. Come primo passo abbiamo siglato un accordo con «3» che ci consente di portare i nostri servizi sui loro telefonini in quattro mercati europei, compresa l’Italia».
E adesso l’avventura televisiva. Joost sembra molto simile a Babelgum, la nuova piattaforma che un italiano, il presidente di FastWeb Silvio Scaglia, si prepara a lanciare l’anno prossimo. A quando il vostro debutto?
«In questo momento ci sono 20-25 mila spettatori- campione che stanno testando la versione beta. Il via al servizio commerciale è questione di mesi. Quanto al modello di business, sarà basato sugli introiti pubblicitari, con una suddivisione dei ricavi fra Joost e i fornitori di contenuti».
Quali contenuti? E per quale pubblico?
«Innanzitutto, una piattaforma televisiva via internet rappresenta il superamento di concetti tradizionali come il palinsesto. Ciascuno potrà vedere quello che vuole esattamente nel momento in cui lo vuole. Puntiamo soprattutto su programmi di alta qualità professionale. Produzioni indipendenti, in primo luogo, che non si trovano sulle tradizionali tv. E niente a che vedere con You- Tube: i loro video sono il prodotto della generazione degli spot televisivi».
Cinema? Sport? Farete concorrenza ai grandi network?
«Avremo anche quello, attraverso accordi commerciali con le major. Ma avremo soprattutto contenuti che non si trovano altrove».
Prodotti per piccole nicchie di pubblico specializzato?
«Qui bisogna intendersi. Faccio un esempio: è vero che un grande film hollywoodiano attira milioni di persone, il cosiddetto pubblico di massa, ma è vero anche che altrettanti milioni di persone nel mondo, divise per gusti e interessi, desiderano poter vedere programmi che coincidono con i loro gusti e interessi. Ci sono infiniti film di culto, o di nuovi registi indipendenti, che non passano mai per i tradizionali circuiti commerciali. Lo stesso vale, altro esempio, per un avvenimento sportivo: i mondiali di calcio piacciono a tutti, certo, ma ci sono ogni giorno anche migliaia di partite fra squadre locali che migliaia e migliaia di persone che abitano in quelle località vorrebbero poter seguire in tv».