Corriere della Sera 13/01/2007, Fabio Cavalera, 13 gennaio 2007
Tags : Demografia Cina
Trenta milioni di cinesi restano senza moglie. Corriere della Sera 13 gennaio 2007. Pechino. La fotografia della Cina che si ricava dal rapporto della Commissione per la Pianificazione familiare, pubblicato ieri dall’agenzia Nuova Cina, indica che vi sono all’orizzonte alcuni seri problemi demografici con possibili ricadute economiche e sociali
Trenta milioni di cinesi restano senza moglie. Corriere della Sera 13 gennaio 2007. Pechino. La fotografia della Cina che si ricava dal rapporto della Commissione per la Pianificazione familiare, pubblicato ieri dall’agenzia Nuova Cina, indica che vi sono all’orizzonte alcuni seri problemi demografici con possibili ricadute economiche e sociali. Il primo è che presto – in un arco di 13 anni – vi saranno troppi maschi e poche femmine, per la precisione nasceranno 130 maschi ogni 100 femmine. Ma non meno rilevante è la certezza che, nello stesso periodo, gli over 60 passeranno da 143 milioni e a 234 milioni – dall’11 al 16 per cento della popolazione – e addirittura saliranno a 430 milioni – il 30 per cento del Paese – nel 2040. Concorrono a formare queste proiezioni diverse cause. Il dato generale, la cornice, dice che la popolazione salirà, entro il 2033, di 200 milioni di unità fino a toccare il tetto complessivo del miliardo e mezzo di cittadini. un numero che impressiona, ma che in verità non rappresenta la complessità e la drammaticità sia della situazione attuale sia della situazione futura. In forza della politica del figlio unico, che a differenza di quanto accaduto in India ha posto un freno alla crescita esponenziale delle nascite e ha abbassato a 1,8 il tasso di fertilità delle donne a partire dagli anni Novanta, questo incremento era ampiamente programmato. Le statistiche, da tempo, indicano un picco del baby boom, già in corso e che si allungherà fino al 2010, poi un rallentamento e infine un decremento dal 2040. Dunque, nulla di nuovo. Semmai una conferma degli obiettivi demografici che la Cina si era posta negli anni Settanta quando lanciò la sua politica demografica. Una politica che ha "prevenuto" 400 milioni di nascite negli ultimi tre decenni. Ciò che invece pone degli interrogativi, perché può preludere a ricadute di carattere economico e sociale, è la distribuzione dei gruppi di cittadini per sesso e per età. Cominciamo dai dati sul saldo fra maschi e femmine. Preannunciati da un fenomeno di costume che è stato rilevato dai media di Pechino – i ragazzi cinesi partono per cercare moglie in Corea del Nord – i numeri dicono che nel 2020 ci saranno almeno trenta milioni di uomini senza mogli. Oggi, per ogni 100 femmine nascono 118 maschi, nel 2020 saranno 100 contro 130. Con una forte disparità fra città e campagna. Nelle aree urbane infatti la differenza risulterà più contenuta (a Pechino 109 maschi contro 100 femmine) mentre nelle aree rurali, specie del Sud (le province di Hainan e del Guangdong) esploderà. La spiegazione trova origine nell’incrocio fra tradizioni culturali che riservano al maschio una posizione di dominio nella società contadina, tradizioni politiche che si esplicitano nella legislazione sul figlio unico (su cui da più parti e specie dalle province più ricche si invoca un allentamento della pressione), necessità economiche che richiedono nelle campagne più braccia maschili che femminili. L’effetto è il ricorso sempre ampio alla pratica odiosa dell’aborto selettivo, che nonostante il tentativo del governo di mettervi rimedio e da poco anche di punirla con il carcere, è diventata – grazie anche alla superficialità e alla complicità degli ospedali nei distretti più remoti – una piaga molto estesa. Le proiezioni sul saldo di nascite maschili e femminili prospettano mutamenti profondi negli equilibri fra le diverse aree del Paese e forti ondate migratorie interne con possibili ripercussioni sulla stabilità sociale e pericoli di tensioni. Un allarme che spaventa i vertici dello Stato. Non meno importante, e collegato, è l’aumento della fascia di popolazione sopra i 60 anni (nel 2040 gli over 65 saliranno a 320 milioni). La piramide che rappresenta la Cina verrà ridisegnata completamente. Anche in questo caso con pesanti appendici sia nella composizione del mercato del lavoro sia nei bilanci dello Stato (le spese per le pensioni e le assicurazioni). Il che significa che il miracolo del gigante d’Asia, per restare tale, dovrà o rivedere i conti o quanto meno porli sotto stretta e severa sorveglianza. Certo è che la macchina dello sviluppo in Cina sarà costretta a fare i conti con nuove sfide. Fabio Cavalera