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 2006  novembre 17 Venerdì calendario

Davide Parenti, mantovano, classe 1957, mente delle Iene (giunte alla decima edizione), negli anni Settanta ha lavorato nel manicomio di Mantova, negli anni ’80 ha aperto un locale a Bologna dove si esibivano cantanti, comici, attori diretti da Patrizio Roversi

Davide Parenti, mantovano, classe 1957, mente delle Iene (giunte alla decima edizione), negli anni Settanta ha lavorato nel manicomio di Mantova, negli anni ’80 ha aperto un locale a Bologna dove si esibivano cantanti, comici, attori diretti da Patrizio Roversi. «C’erano Syusy Blady, Vito, i Gemelli Ruggeri. Andammo da Antonio Ricci e nacque Lupo solitario». Ex giornalista dell’Unità, ha nel curriculum anche Mixer, Mi manda Lubrano, Scherzi a parte, Milano-Roma, Barracuda e Matrix. Alcuni lo accusano di fare con le Iene una tv moralistica, cioè dietro l’ironia si celerebbe un volto giustizialista: «C’è un gruppo di persone molto eterogeneo che lavora con me. Persone che fanno la tv che guarderebbero. come se, da padroni di un ristorante, potessimo cucinare i piatti che piacciono a noi. Moralisti sì. Ma di una morale tutta nostra». Secondo il Garante i loro servizi violano la privacy: «Non abbiamo mai violato la privacy. Quando mandiamo un servizio che smaschera un ladro, anche di quello copriamo il volto o distorciamo la voce. Mostriamo il peccato, non il peccatore. Se dici che il 32 per cento dei parlamentari fa uso di droghe, dai una notizia. Prima ancora di fare la morale, dici che chi fa le leggi contro le droghe poi ne fa uso». Altra accusa: il qualunquismo. Il ceto politico ne esce sempre con le ossa rotte: «Il ceto politico ne esce com’è. Ci hanno rimproverato di non mandare in onda le risposte giuste alle domande di Sabrina Nobile. Certo, ci sono anche quelle, ma la notizia è quando i parlamentari non sanno rispondere sul Gulag o la Consob, non quando lo sanno». Per realizzare l’intervista doppia («un formato che ci hanno copiato in tanti») con le nuove tecnologie «servono otto ore di lavoro per 4 minuti d’intervista. Altrimenti ci vorrebbero dieci giorni. Eliminiamo le pause, le parole di troppo, un lavoraccio». Come nascono i servizi? «La metà da segnalazioni al sito, il 20-30 per cento dai giornali, l’ultimo 20-30 per cento sono idee nostre come i documentari di Gip sui cinque sensi, o il corso d’inglese di Mr. Brown...». Come fa il casting alle Iene? «Siamo partiti dal lavoro di una quindicina di persone. All’inizio abbiamo chiamato i nostri amici. Berry aveva lavorato con me a Scherzi a parte, Giulio Golia era con me in La sai l’ultima. Lucci mi è stato segnalato dal marketing di Mediaset. Sortino l’ho sentito a Radio Capital dove faceva un programma di un minuto e mezzo. Alessandro Cattelan di Mtv ha appena esordito. Se si presenta qualcuno con un’idea che ci convince lo mandiamo in onda. Poi può tornare, sparire...». Ci sono anche le iene diventate famose che hanno intrapreso una strada nuova come Teo Mammucari, Victoria Cabello, Fabio Volo, Simona Ventura: «Nessuno se n’è andato per dissapori o contrasti. Con tutti è rimasto un ottimo rapporto e la consapevolezza di aver condiviso un’avventura». Nel lavoro Parenti si giudica «insopportabilmente rompiscatole. Il fatto è che la passione è tanta, curiamo i dettagli di tutto. Uno che fa un servizio lo mostra a un altro e gli chiede un parere. Magari ne nasce una critica, si discute. Siamo privilegiati perché facciamo quello che ci piace. Ci viene in mente di andare a vedere le carceri sudamericane? Ci andiamo. Di intervistare Gaucci a Santo Domingo? Lo facciamo. Bastano una telecamerina e due persone, la iena e l’autore che fa anche il fonico, il cameraman, il montatore. E un po’ di onestà». Dice che le cose buone se le sudano: «Qualche anno fa ci segnalarono un paesino dove imponevano la raccolta differenziata e poi arrivava un camion che tirava su e mischiava tutto. Per documentarlo, Pellizzari rimase davanti al cassonetto 4 giorni e 4 notti». A Mediaset quelli delle Iene sono «amati e stimati. Almeno da Piersilvio Berlusconi e Alessandro Salem... Ci hanno lasciato crescere senza troppo controllo. Siamo una zona franca che spesso entra in collisione con le esigenze di un gruppo che vive di pubblicità. Un programma così lo si può fare solo a Mediaset. Ci hanno permesso di creare problemi. Mediaset guarda ai risultati e poi magari ci dice ”avete fatto una cazzata”. E ci dà i soldi per pagarci gli avvocati con gli incassi che arrivano dallo sfruttamento del marchio delle Iene (come per esempio nel caso di Iene Clio Renault)». Anche quando non si occupa di tv (tra Iene e Matrix è in diretta quattro sere a settimana) fa fatica a staccare con la testa. «Cerco di stare con i figli, faccio i compiti con loro... Ma un lavoro così gratifica molto. Mi è capitato di andare in vacanza e per divertirmi di più mi sono inventato Turisti per caso. Da poco ho imparato a fare vacanza davvero. Nuoto, faccio windsurf...».