Vanity Fair 05/10/2006, Gad Lerner, 5 ottobre 2006
Siamo il capitalismo delle intercettazioni. Vanity Fair 5 ottobre 2006. Della bufera Telecom, su questo numero di Vanity Fair, si occupa, fra qualche pagina, Enrico Mentana
Siamo il capitalismo delle intercettazioni. Vanity Fair 5 ottobre 2006. Della bufera Telecom, su questo numero di Vanity Fair, si occupa, fra qualche pagina, Enrico Mentana. Io vorrei solo ritagliarmi lo spazio per raccontarne un dettaglio marginale:perché a volte, nelle vicende intricate, è proprio soffermandosi sui dettagli che riusciamo a chiarirci le idee. Per esempio, la storia di un singolo intercettato, presa lì in mezzo a tante migliaia di intercettazioni abusive. Più precisamente la storia di un cittadino che l’apparato illegale di Telecom aveva deciso di pedinare, dandosi da fare inoltre per leggergli di nascosto la posta elettronica. Il cittadino in questione si chiama Massimo Mucchetti, di mestiere fa il giornalista economico, assunto nel 2003 da Stefano Folli al Corriere della Sera con la qualifi ca di vicedirettore ad personam . Ora io mi chiedo:perché uno come lui veniva spiato? E chi poteva avere interesse a commissionare un tale abuso? Doverosa precisazione:sto parlando di un mio amico. Ma soprattutto, il parere è unanime fra gli addetti ai lavori, sto parlando di un professionista fra i più quotati per la sua competenza nel leggere i bilanci aziendali e descrivere freddamente gli interessi economici in campo. Il direttore del Corriere lo reclutò pochi mesi dopo che Mucchetti aveva dato alle stampe un libro di successo intitolato Licenziare i padroni? (Feltrinelli), assai severo con i principali imprenditori italiani. Non escluso il suo editore dell’epoca, Carlo De Benedetti. Quella scelta giornalistica di Stefano Folli fu esplicitamente osteggiata da uno degli azionisti di maggior peso in via Solferino, cioè Marco Tronchetti Provera, che non dissimulò affatto il La vicenda di un giornalista «spiato » spiega che cosa sta succedendo in Italia disappunto, quasi si trattasse di un affronto personale. Ignoro le ragioni specifi che di tale contrarietà:forse le pagine aspre dedicate da Mucchetti ai 219 milioni di dollari di stock option che Tronchetti ricavò nel 2001 dalla società Otusa;oppure il ritratto della vantaggiosa struttura piramidale con cui Tronchetti esercita il suo controllo su Telecom. Fatto sta che il «no » a Mucchetti risuonò forte abbastanza da essere udito in tutte le stanze che contano di Milano e dintorni. Il che non impedì al direttore del Corriere di dare grande spazio alla nuova fi rma sulla prima pagina del giornale. Temo sia proprio in quel periodo che gli spioni abbiano cominciato a darsi da fare. Denominando con scarsa fantasia «Mucca pazza » il loro sorvegliato speciale, e «Clarabella » la consulente fi nanziaria che collabora da vent’anni alle sue analisi di bilancio. Se gli spioni agivano per proprio conto e all’insaputa di Tronchetti Provera, diciamo come minimo che intercettando Mucchetti avranno pensato di fargli un cadeau :una forma di riguardo oggi imbarazzante per il presidente della Telecom cui volevano rendere il servigio. Nel frattempo al Corriere della Sera cambiava il direttore e FOTOGRAMMA quello nuovo, legittimamente, ridimensionava assai la presenza di Mucchetti in prima pagina. Di poche settimane fa è invece l’uscita da via Solferino dell’amministratore delegato Vit torio Colao, altro bresciano rude come Mucchetti, riuscito indigesto agli azionisti della Rcs in cerca più di protezioni e giochi di sponda politica che non di volgari profi tti economici. Il mio timore è proprio questo, che la minuscola vicenda di Mucchetti •tutt’altro che un perseguitato, spero che adesso non vada in giro a fare il martire •spieghi meglio di tanti discorsi come funziona la smania di controllo da cui è affl itta l’economia italiana. Controllare grandi aziende detenendone poche azioni. Controllare i concorrenti con metodi spicci. Controllare i giornali perché una buona immagine può coprire bilanci imbarazzanti. Controllare i giornalisti rompiscatole che in un mondo di lupi nessuno crede possano essere onesti. Ecco perché siamo il capitalismo delle intercettazioni e delle invasioni di campo. Basta vedere che fi ne ha fatto la giustizia calcistica. A proposito. Il presidente della Fiorentina, Diego Della Valle, ha sferrato di recente un duro attacco a un altro giornalista coi fi occhi di nostra conoscenza, Carlo Verdelli, oggi direttore della Gazzetta dello Sport, ma prima uno degli artefi ci del successo di Vanity Fair . Dove l’ha sferrato quell’attacco, Diego Della Valle? Ma sempre lì, naturalmente:nel consiglio d’amministrazione del la Rcs, di cui è membro. E poi ci lamentiamo del confl itto d’interessi di Berlusconi!Avete capito a che cosa servono i giornali? E le intercettazioni? Gad Lerner