Mattia Feltri, La Stampa 5/10/2006, pagina 3, 5 ottobre 2006
Sindacato padrone d’Italia. La Stampa, giovedì 5 ottobre Capita che governo, imprenditori e sindacato vadano d’accordo anche senza concertare
Sindacato padrone d’Italia. La Stampa, giovedì 5 ottobre Capita che governo, imprenditori e sindacato vadano d’accordo anche senza concertare. Il caso è recentissimo. Osservazione del ministro delle Politiche sociali, Paolo Ferrero, di Rifondazione comunista: «Questa legge finanziaria è un successo del Prc e dei sindacati». Osservazione del vicepresidente di Confindustria, Alberto Bombassei: «Questa Finanziaria è stata concordata con la Cgil». Osservazione del segretario confederale della Cgil, Guglielmo Epifani: «Va bene, è la Finanziaria che chiedevamo». Soddisfatti Ferrero ed Epifani, insoddisfatto Bombassei, insoddisfattissimo il suo presidente, Luca Cordero di Montezemolo: «Vedere, il giorno dopo il varo della legge Finanziaria, esultare i sindacati, e alcuni in particolare, e i partiti della spesa, è qualcosa che preoccupa fortemente». Soddisfatti o no, ma concordi. Insoddisfatti e concordi anche all’opposizione. Chiara Moroni (Forza Italia) fa il verso a Totò: «I sindacati brindano. E ho detto tutto». Molto soddisfatto Fausto Bertinotti, il presidente della Camera, che da ex sindacalista e da leader di Rifondazione concilia in sé le due figure vincitrici indicate da Ferrero. E domenica, alla festa milanese per i cento anni della Cgil, ha elogiato volentieri il lavoro di Epifani. Al teatro degli Arcimboldi, per le celebrazioni, c’era anche il presidente del Consiglio, Romano Prodi, applaudito almeno quanto lo fu all’inizio di marzo. Era tempo di campagna elettorale, e il candidato del centrosinistra andò a Rimini al congresso generale della Cgil. Disse cose così: «Dobbiamo riprogettare l’Italia. Avete trovato uno slogan bello. Ma è molto più di uno slogan: è un impegno». Per il governo, ovvio. Abbiamo fatto la stessa analisi e trovato le stesse soluzioni, aggiunse guadagnandosi il boato. Un’ulteriore annotazione. Qualche sera fa, parlando a Sky, anche l’economista Giacomo Vaciago ha detto che «è la Finanziaria dei sindacati». Oggi un altro economista, Giuliano Cazzola, ex dirigente della Cgil, è andato oltre: «E’ più che la Finanziaria dei sindacati. E’ l’attività promozionale del sindacato». Si riferisce alla sanatoria del sommerso e alla regolamentazione del precariato, «che per forza devono passare dal sindacato». Il «Giornale», domenica, ha segnalato che le pratiche per la regolarizzazione dei clandestini sono state cedute a Cgil, Cisl e Uil. E Maurizio Sacconi, di formazione socialista, al governo nella scorsa legislatura, allarga la questione senza discostarsi: «Ha ragione Giuliano Ferrara, non c’è macelleria sociale. E’ una Finanziaria sbagliata non tanto per quello che c’è, quanto per quello che non c’è. Per veto sindacale non ci sono tutti i temi scomodi. Non c’è stata concertazione, i sindacati hanno posto le loro condizioni e basta. Quando sono sottratti al confronto, danno il peggio di sé. Questo è un paese in mano ai sindacati». I padroni d’Italia? Sembrerebbe una boutade, ma del sindacalista Bertinotti alla presidenza della Camera s’è detto. A quella del Senato c’è Franco Marini, ex segretario confederale della Cisl. Cesare Damiano (ex Cgil) è ministro del Lavoro. Sergio D’Antoni (ex Cisl) è viceministro dello Sviluppo. Alfiero Grandi (ex Cgil) è sottosegretario all’Economia. Al ministero del Lavoro tre sottosegretari su quattro (due con delega alla Solidarierà sociale) vengono dal sindacato. Sono Antonio Montagnino, ex Cisl, Cecilia Donaggio e Rosa Rinaldi, entrambe ex Cgil. L’ex segretario confederale della Uil, Giorgio Benvenuto, è presidente della commissione Finanze. Andando avanti, vale la pena di segnalare quantomeno Sergio Cofferati, sindaco di Bologna, e Mauro Moretti, amministratore delegato Fs, tutti e due provenienti dalla Cgil. L’Istat rileva che già nel primo semestre del 2006 gli scioperi si erano ridotti del 30,2 per cento. Si aspettano i dati del secondo semestre, ma sono immaginabili. Del resto Prodi aveva ricordato un migliaio di volte «l’importanza della concertazione». Ci sarebbe dunque una logica, ma l’ex segretario confederale della Cisl, Savino Pezzotta (uno che ha mollato senza cercare la carriera in politica) sottolinea un aspetto trascurato: «Non ho seguito il confronto, per cui ho qualche perplessità sulla Finanziaria, in particolare sul Tfr, ma il punto non è questo. Il problema vero è che, quando c’è concertazione, si chiude con un documento finale. Io non l’ho visto, questo documento. Intendo un documento in cui il governo si impegna a fare alcune cose, il sindacato alcune altre, Confindustria pure, eccetera. Non so quale procedura nuova abbiano usato. Di certo non hanno usato la concertazione». Che intende? Un inciucione? Domanda senza risposta. Pezzotta dice di non averla. Lodovico Festa, sul «Giornale», scrive che Prodi si è appoggiato ai sindacati per «tenere a bada Ds e Margherita». Sacconi, di nuovo, va oltre: «E’ un governo fragile che dunque si appoggia sulle componenti più dure, Rifondazione e sindacato». Cazzola ritiene che l’alleanza fra sindacato e sinistra radicale sia l’asse più solido a sinistra. E, a sinistra, Benvenuto respinge ogni accusa, e ricorda che «gli ex sindacalisti sono come le ex mogli e gli ex fumatori: i più incattiviti». Non ci sono sponde, dice. E se tutti gli ex sindacalisti stanno a sinistra, la colpa è «della destra, che trascura o, addirittura, è ostile al mondo del lavoro». Vaciago rifiuta l’analisi: «I sindacati rappresentano il mondo del lavoro come i gelatai, né più ne meno. Ormai, con l’euro, rappresentano loro stessi, o i pensionati. Non certo i miei figli». Di sicuro, se rappresentano se stessi, si rappresentano bene. Mattia Feltri