Il Sole 24 Ore 03/10/2006, pag.13 Mario Margiocco, 3 ottobre 2006
in Europa il futuro dell’Islam. Il Sole 24 Ore 3 ottobre 2006. Per il francese Gilles Kepel, grande esperto di Medio Oriente e islamista di fiducia del presidente Jacques Chirac, non ci sono dubbi: "La battaglia più importante nello scontro per la conquista delle menti islamiche nel prossimo decennio sarà combattuta non in Palestina o in Iraq, ma in quelle comunità di credenti alle porte di Londra o Parigi, o in altre città d’Europa dove l’Islam è già una parte viva, e crescente, dell’Occidente"
in Europa il futuro dell’Islam. Il Sole 24 Ore 3 ottobre 2006. Per il francese Gilles Kepel, grande esperto di Medio Oriente e islamista di fiducia del presidente Jacques Chirac, non ci sono dubbi: "La battaglia più importante nello scontro per la conquista delle menti islamiche nel prossimo decennio sarà combattuta non in Palestina o in Iraq, ma in quelle comunità di credenti alle porte di Londra o Parigi, o in altre città d’Europa dove l’Islam è già una parte viva, e crescente, dell’Occidente". partendo da questa convinzione che l’Università di Lovanio sta preparando per febbraio un corso di teologia islamica, mirato soprattutto alla parte francofona degli 800 insegnanti di religione islamica del sistema scolastico belga. un tentativo, il primo di una grande università europea, per andare oltre i classici e molto "british" studi mediorientali e creare - sul terreno teologico - ponti con la nuova realtà dell’Islam europeo. L’euroislam. Senza confusioni, ma con comprensioni fra culture. Nel Comune di Bruxelles, dice una proiezione demografica, gli islamici saranno il 40% della popolazione nel 2020, per crescita demografica vivace e immigrazione. E per quella data, il totale degli islamici nella Ue, triplicato in 30 anni e non lontano dai 20 milioni oggi, sarà salito attorno ai 50 milioni, secondo le proiezioni dell’americano Pew Research center, che sta dedicando al tema Islam ed Europa molta attenzione. Anche Marsiglia e Rotterdam, Malmö e Birmingham saranno fra una generazione a maggioranza islamica. Con in più 300 milioni di musulmani sotto i 20 anni che oggi vivono nella fascia sud del Mediterraneo. Estranei, amici o nemici? "Dipende anche da noi. Non possiamo rimanere inerti mentre questa nuova popolazione cresce, inevitabilmente sradicata, senza guide credibili per capire il mondo moderno. Fino a dieci anni fa c’erano degli intellettuali fuorisuciti dai Paesi islamici negli anni 60 e 70, buoni interpreti di un Islam più moderno, e guide molto utili per avvicinare i giovani islamici all’Europa, mediatori fra i due mondi. Bisogna ripartire da questo e creare ponti fra i nostri islamici e l’Europa: la vicinanza non deve essere solo fisica", dice Felice Dassetto, direttore del Cismoc - Centro interdisciplinare di studi sull’Islam nel mondo contemporaneo - dell’Università Cattolica di Lovanio (parte francofona, Louvain la Neuve), vicino a Bruxelles. "Per tre quarti teologia e per un quarto sociologia, antropologia, diritto delle religioni in Belgio", dice Dassetto tratteggiando il primo corso di Scienze religiose dedicato all’Islam e che verrà ufficialmente presentato a dicembre. In Europa funzionano - ma mancano collegamenti organici con il mondo universitario - vari piccoli centri di formazione religiosa islamica, ma privati. I più antichi sono in Austria, dove l’Islam è religione riconosciuta dal lontano 1912, eredità dell’Impero asburgico e della sua componente bosniaca. Il più noto è quello francese di Chateau Chinon (la città di cui fu sindaco François Mitterrand), 290 chilometri a Sud-ovest di Parigi, fondato 15 anni fa dall’Union des Organisations islamiques de France e gestito da un ente privato, l’Institut Européen des sciences humaines. In Francia lo Stato laico ha cercato nel 2002 (Nicolas Sarkozy agli Interni) attraverso la creazione del Conseil français du culte musulman di creare un interlocutore unico nella cacofonia degli organismi. Analoga iniziativa è stata presa in Italia un anno fa dal ministro dell’Interno, Giuseppe Pisanu, con la Consulta islamica; proprio oggi il successore Giuliano Amato riunisce per parlare della Carta dei valori italiani che verrà chiesto agli islamici di sottoscrivere, compreso il principio dell’uguaglianza dei sessi. In Germania e Olanda sono le autorità locali a tenere i rapporti, piuttosto attivi e, nel caso olandese, complicati dai due omicidi a sfondo religioso del politico Pim Fortuyn (2002) e del regista Theo van Gogh (2004). In Spagna una legge del 1992 riconosce - in uno Stato laico - il ruolo della religione islamica e cerca d’instaurare il principio di una regolazione del ruolo e delle funzioni degli imam, punto dolente per tutte le autorità europee che non hanno di fronte una gerarchia che prepara e ufficializza il suo clero, ma forme più o meno spontanee di leadership religiosa; sulla preparazione degli insegnanti di Islam nelle scuole i dissidi fra autorità spagnole e comunità musulmana sono frequenti. Mentre nel Canton Ticino un’ordinanza proclama senza mezzi termini che "gli imam e i religiosi ammessi nel nostro Paese devono contribuire a che la religione operi in sintonia con gli sforzi integrativi e con le esigenze dell’ordine pubblico". "Lo Stato non detta delle regole, ma chiede che la comunità islamica si dia delle regole per la formazione del suo clero e dei suoi insegnanti di religione", dice Jean-François Husson, segretario del Centro interuniversitario di formazione permanente di Charleroi, in Belgio. Husson ha condotto un ampio studio Per la formazione degli imam in Belgio (gennaio 2006) edito dalla Fondazione re Baldovino, molto attiva sul fronte dei rapporti con gli islamici. Il tentativo di tutti i Governi è di avere un interlocutore islamico, e regole interne alla comunità che facciano chiarezza. "Le Consulte vanno fatte, sono il primo passo", dice Dassetto. "Anche se sono in realtà premature perché c’è ancora troppa eterogeneità fra i leader, e non di rado, ad esempio, arabi e turchi non vadano d’accordo; e le Consulte suscitano conflitti, tra chi partecipa e chi no, con polemiche e accuse: ma vanno fatte, si parte da qui. L’incontro fra Europa e Islam è un evento di portata storica unica". Con il 90% degli imam formati fuori dall’Europa, dove le comunità islamiche di Francia, Germania o Italia troveranno chi le aiuta a capire l’Europa dove vivono? "Per questo - dice Dassetto - creare dentro le nostre università dei centri di teologia islamica è un passo importante. Se molti lo faranno, darà frutti, e quando fra dieci anni la presenza islamica in Europa sarà veramente massiccia, ci sarà alle spalle un lavoro comune e nuclei formati al dialogo". Sul programma per il corso che partirà a Lovanio a febbraio è stato sentito anche il Consiglio dei teologi musulmani del Belgio. Nessuno dei quali, purtroppo, parla francese. Mario Margiocco