Fabio Cavalera, Corriere della Sera 28/9/2006, pagina 64., 28 settembre 2006
Per i Giochi Olimpici la Cina vuole cancellare lo smog sparando sulle nuvole. Corriere della Sera, giovedì 28 settembre Pechino
Per i Giochi Olimpici la Cina vuole cancellare lo smog sparando sulle nuvole. Corriere della Sera, giovedì 28 settembre Pechino. Dietro a un cumulo di terra si nasconde un uomo con l’elmetto militare in testa. Seduto su un seggiolino di ferro manovra una rotella che solleva i cannoni della batteria antiaerea. Sembra prendere la mira e, pum, spara in cielo. «Eseguito, tutto bene». Poi, di nuovo, il secondo botto. «Eseguito, tutto bene». Fino a quando, via telefono, gli arriva l’ordine di abbassare le bocche di fuoco. «Operazione conclusa». «No, niente paura». L’artigliere non è un artigliere ma è un contadino arruolato dall’Ufficio modificazione del tempo (il nome è così), una sezione dell’Ufficio meteorologico alla quale è stata affidata una missione strategica importantissima: difendere nel mondo l’immagine di una Cina soleggiata e con l’aria ripulita. L’artigliere-contadino deve «attaccare» le nuvole con proiettili chimici che servono a stimolare la pioggia. Santa pioggia. L’acqua sta diventando un’emergenza nazionale ma qui a Pechino le preoccupazioni sono di ben altra origine. Della siccità se ne parlerà più avanti. Pechino, piuttosto, pensa alle sue Olimpiadi e comincia a fare i conti con una questione che sta molto a cuore alla città, al governo, al partito, ai vertici dello Stato. Ne va della loro reputazione internazionale. La capitale sta organizzando l’evento come meglio non potrebbe ma si ritrova disarmata davanti alla catastrofe ambientale causata dal suo sviluppo anarchico e disordinato, disarmata davanti alla prospettiva che, proprio durante il periodo dei Giochi, si formi sulla testa degli atleti una coperta di polveri sottili e di umidità, una nebbiolina di veleni che riflette e acceca. Due anni fa e l’anno scorso (meno nel 2006), nella seconda e terza settimana di agosto, in perfetta coincidenza con le settimane durante le quali si svolgeranno le Olimpiadi, Pechino ha offerto il peggio di sé (da un punto di vista meteorologico). Come se si fosse trovata avvolta in un involucro di plastica trasparente e soffocante. Si era formata una sacca opprimente. Possibile presentarsi con questa faccia alla platea universale? Se la Cina ha puntato al 2008 per manifestare al mondo intero la sua raggiunta maturazione economica non può mica permettersi che le telecamere trasmettano in ogni angolo del globo l’immagine di una città triste e tramortita da un velo bianco di residui tossici. Il «che fare» si è posto in modo decisamente drammatico. Come eliminare quel pericolo? Come togliere di mezzo la «coperta»? Come avere la garanzia di un cielo terso e pulito? «Se non ci pensa Madre Natura ci pensiamo noi». All’Ufficio meteorologico hanno fatto tesoro delle esperienze in Russia, dove sulla carta pare siano dei maghetti a guidare le bizze del cielo (ma sperimentarono pure gli Stati Uniti) come pure delle esperienze in altre province della Cina (dove invece impazziscono perché manca l’acqua per le coltivazioni) e si sono detti: proviamo anche noi, forse è la strada giusta. «Bombardiamo il cielo, stimoliamo la pioggia e liberiamo i raggi del sole ». Hanno, dunque, rispolverato un paio di decine di cannoni antiaereo (classe 1962), residui della guerra fredda che avevano riposto negli hangar militari, e li hanno testati. Funzionavano a meraviglia, così non è rimasto che un solo pensiero: i proiettili chimici in grado di sbriciolare le nuvole e scardinare quel muro di aria pesante. Nulla di proibito, nessuna sostanza pericolosa per la salute dei pechinesi, hanno giurato i responsabili del progetto. Hanno caricato le «bombe» con 37 millimetri con ioduro d’argento e hanno aspettato le autorizzazioni per sperimentare questa moderna «danza della pioggia». Affinché l’operazione andasse in porto occorreva provvedere all’arruolamento e all’educazione di alcuni artiglieri- contadini. «I commandos antinuvole». Tre mesi di lavoro, da maggio a settembre, retribuzione complessiva di trecento euro e un ulteriore «incentivo» per le mogli chiamate a un contributo speciale. Lui, il contadino, è pronto a sparare. Lei con il telefono in mano aspetta il via libera dall’Ufficio modificazione del tempo. Serve un controllo con le autorità aeronautiche. Non si sa mai che passi un volo di linea. A Pechino il luglio, parliamo del luglio 2006, è stato particolarmente piovoso. Ogni sera un temporale, un diluvio, strade allagate. Che cosa succede? Erano in molti a chiedersi ragione di questa bizzarria. Il segreto è durato poco. Le batterie antiaeree, anzi le batterie antinuvole, avevano aperto il fuoco. Per la felicità degli organizzatori olimpici i quali hanno poi potuto annunciare: «Per i Giochi garantiremo sole e cielo pulito». Chissà. Fabio Cavalera