Antonella Baccaro, Corriere della Sera 28/9/2006, pagina 28., 28 settembre 2006
«Sì, mo’ le chiamo il cuoco». Corriere della Sera, giovedì 28 settembre Roma. «Carne o pesce?»
«Sì, mo’ le chiamo il cuoco». Corriere della Sera, giovedì 28 settembre Roma. «Carne o pesce?». Lo steward, accovacciato davanti al carrello dei cibi, non degna di uno sguardo la passeggera preferendole il tappo della Fanta. Ha fretta, l’aereo Roma-New York del primo settembre è pieno. E in classe turistica quando non fa freddo, fa caldo. «Scusi che carne c’è?» chiede Daniela Caprioli con un sorriso. «Sì, mo’ lo chiedo al cuoco...» è la risposta mentre il vassoio incandescente atterra sul suo tavolino. CAMBIO ALLA CLOCHE – Welcome on board, siete su Alitalia, il vettore che negli ultimi dieci anni ha cambiato quattro amministratori delegati e che entro l’anno sembra avviato all’ennesimo rinnovo al vertice. Giancarlo Cimoli, nominato nel maggio del 2004, resiste all’assedio nel fortino della Magliana (di cui ormai rimane ben poco, visto che anche i terreni sono in vendita). Il governo che l’ha nominato, conferendogli pieni poteri, non c’è più. Quello nuovo gli ha riconfermato la fiducia ad agosto. Salvo «commissariarlo» ieri, quando gli ha praticamente sfilato la scrittura dell’ennesimo piano industriale. Sono gli «ultimi giorni di Pompei» motteggia qualcuno, prospettando scenari funesti. Di certo per i passeggeri dell’ex compagnia di bandiera è un’Odissea: negli ultimi sei mesi i voli cancellati da Alitalia sono aumentati dell’8,8%. Di qui il senso d’impotenza che spesso si trasforma in rabbia. A volte esagerata, come quella del passeggero di Torino che, qualche giorno fa, furioso per essere rimasto a terra per problemi di overbooking, ha staccato il lobo di un orecchio a un dipendente dello scalo. PARTENZA A STRAPPO – «Saremmo arrivati allo scontro fisico anche noi, ma è arrivata la polizia» racconta Antonio Camuso, che a Brindisi fa il lavoratore aeroportuale. Il 19 settembre il suo volo Roma-Brindisi delle 21.40 era stato praticamente annullato. Ma la furia dei passeggeri ha convinto la compagnia a rimediare un aereo. Quattro ore dopo. «Voltandomi, mentre ero sulla scaletta – racconta Camuso – ho visto distintamente due assistenti di terra che facevano partire la macchina di servizio. A strappo». Aerei che si rompono troppo spesso, mezzi obsoleti. E tante rigidità burocratiche. Irene, italiana che vive a New York, appena tornata single, aveva acquistato su Internet un biglietto per Roma digitando automaticamente il nome da sposata: De Bernardo. Una leggerezza che le è costata cara. Quando l’hostess Alitalia ha guardato il suo nuovo passaporto che recava il cognome da ragazza, Regretti, non le è bastato mostrare la carta d’identità americana per ricostruire la propria identità: «Deve acquistare un altro biglietto» le è stato detto. Così Irene è partita con due biglietti, uno da signora e uno da signorina, per il medesimo posto. E ci sono voluti mesi per ottenere 3 mila dollari di rimborso. BUSINESS BLUFF – «Tante volte dipende dalla persona che trovi davanti» minimizza Luigi Zincheddu, direttore centrale delle entrate dell’Inps. Ma da viaggiatore di lungo corso perde le staffe quando gli si chiede della qualità della business class: «Certe volte preferisco comprare il posto in economica nel corridoio d’emergenza: almeno sto più largo. E poi quelle musiche? Ma chi le sceglie? Andrebbe messo in galera!». Più o meno la stessa cosa deve aver pensato Giacomo Carbone, professione imprenditore, dell’hostess che ha mandato all’aria il suo viaggio in Terra Santa. Arrivato al check-in con la moglie, gli è stato comunicato l’annullamento del biglietto. Senza nessuna spiegazione. «L’hostess mi ha solo chiesto se avessi avuto a che fare con il ministero della Difesa. Alla mia risposta negativa, ha taciuto. Devo ancora capire cosa volesse dire». BAGAGLI PESANTI – La mancanza di spiegazioni è forse il disservizio che più esaspera i viaggiatori: «Quando vai con Alitalia non si sa mai cosa succede» sintetizza Attilio Stigliano, broker assicurativo. «Una volta mi hanno cancellato un Malpensa- Londra senza avvisarmi né assegnarmi un altro volo. Ho dovuto correre in taxi a Linate e comprare un biglietto della British. Ma ho perso i miei appuntamenti: adesso chi mi paga i danni?». Ma Stigliano non sa di essere «fortunato »: Alitalia gli ha almeno versato il rimborso del biglietto. «Mio padre, che avrebbe dovuto volare da Milano a Trieste, è un anno che lo sta aspettando – protesta Anna Chierichetti – ho chiamato 4-5 volte il call-center: mi dicono che ho ragione, mi chiedono il numero della carta di credito, e poi spariscono nel nulla». Come le valigie. Per Alitalia, così come per molti altri vettori, l’estate appena passata è stata terribile: i disguidi dei bagagli sono finiti su tutte le prime pagine dei giornali. Spesso la responsabilità è dei gestori aeroportuali, ma non sempre. «Il mio bagaglio Alitalia lo aveva perso – racconta Elena Marisol Zambrano Carrillo, baby-sitter venezuelana – ma venerdì scorso l’ha ritrovato a Fiumicino. Peccato che a casa non sia mai arrivato...». Inutile protestare, il servizio «lost & found» risponde che non ha il numero del corriere che trasporta a casa i bagagli smarriti, ma che si può denunciarlo: «Vuole?». UN CLANDESTINO A BORDO – Denunce che spesso cadono nel vuoto. Ma se a farle è «qualcuno che conta», l’eco diventa più forte e spesso si trasforma in fragore. Tommaso Brutto, assessore ai Trasporti di Lamezia Terme, si è fatto sentire quando sul suo volo Alitalia, Roma-Lamezia, è stato scoperto un clandestino: «A un certo punto le hostess si sono accorte che c’era un passeggero in più, uno che non aveva trovato posto a sedere. Sono stati attimi di autentico panico. Ma chi controlla la nostra sicurezza?». L’ultimo episodio «eccellente» ha coinvolto addirittura il viceministro ai Trasporti, Cesare De Piccoli, che, qualche giorno fa, avrebbe dovuto spostarsi da Venezia a Roma per partecipare alla festa dell’Udc di Fiuggi. Ma l’ora di ritardo accumulata dal suo aereo gli ha impedito di prendere parte a un dibattito con l’ex viceministro dei trasporti Mario Tassone, che aveva come tema proprio Alitalia. In quelle stesse ore un suo collega di governo, il sottosegretario alla Giustizia, Alberto Maritati, mandava una letteraccia alla compagnia e al ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi, manifestando «indignazione per l’ennesimo disguido del volo Fiumicino-Brindisi delle 17.15». Sono ore difficili per Alitalia. E i primi a saperlo sono i dipendenti: negli ultimi sei mesi l’indisponibilità del personale navigante è aumentata del 62,6%, anche per fenomeni di assenteismo. «C’è un’evidente sensazione di sconforto – ammette Massimo Notaro, pilota e leader del sindacato di categoria Up – questa compagnia brucia 1-2 milioni di euro al giorno e i nostri sacrifici sembrano non servire a nulla». Che fare? «Bisogna cambiare. E rilanciare. Alitalia non è ancora finita». Antonella Baccaro