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 2006  settembre 27 Mercoledì calendario

«Abu Omar, Pollari mi parlò della cattura illegale» Corriere della Sera, mercoledì 27 settembre  la «confessione» che tiene in piedi l’inchiesta giudiziaria e il caso politico sul direttore del Servizio segreto militare Nicolò Pollari, inquisito per il sequestro dell’imam egiziano Abu Omar

«Abu Omar, Pollari mi parlò della cattura illegale» Corriere della Sera, mercoledì 27 settembre  la «confessione» che tiene in piedi l’inchiesta giudiziaria e il caso politico sul direttore del Servizio segreto militare Nicolò Pollari, inquisito per il sequestro dell’imam egiziano Abu Omar. Gustavo Pignero, generale dei carabinieri «prestato» al Sismi da oltre 25 anni, si rivolge al pubblico ministero Armando Spataro e svela: «Il direttore, nel darmi questa disposizione ricevuta, manifestò, è vero, l’intenzione americana di fare questa attività contro Abu Omar... Lui la parola "sequestro" non me l’ha fatta». «E quale parola ha fatto?», domanda il pm. Pignero: «La cattura, la cattura. D’accordo?... Non ortodossa... C’era una volontà illegale da parte americana». In una caserma del centro di Roma, il 13 luglio scorso, il generale finito agli arresti domiciliari per il reato di concorso in quella «cattura» ha appena saputo del nastro registrato a sua insaputa dal collega Marco Mancini, arrestato anche lui; nel colloquio lui e Mancini si raccontano un’altra storia rispetto a quella riferita da Pignero ai pm, e il generale detta a verbale questa reazione: «Sono letteralmente allibito, Mancini rischia di provocare seri danni non solo al Servizio, ma alla patria». Poi si riprende e comincia a correggere le «dichiarazioni in parte non veritiere» rese ai magistrati fino a quel momento. Pignero è morto l’11 settembre scorso, due mesi dopo quella deposizione a tratti drammatica, per la malattia che già a luglio lo fiaccava mentre rispondeva alle domande del magistrato. In quel verbale c’è la sua ultima verità sui retroscena del rapimento dell’imam egiziano, sparito da Milano nel febbraio 2003, a pochi mesi dall’ordine del direttore del Sismi trasmesso a Pignero, allora capo della prima Divisione. «Confermo che le disposizioni ricevute da Pollari facevano riferimento alla richiesta della Cia di cooperare al sequestro di Abu Omar», si legge nella sintesi dell’interrogatorio sottoscritta da Pignero, che prosegue: «Credo che Mancini abbia fatto una "cazzata" a riferirne in questi termini ai suoi sottoposti», cioè ai capicentro del Sismi coinvolti in alcuni accertamenti seguiti dalla decisione – riferita da Mancini a Pignero, e da quest’ultimo al direttore – di non fare niente. Questo è ciò che Pollari ha taciuto, nei mesi e negli anni scorsi, ai magistrati e al comitato parlamentare di controllo quando ha negato ogni coinvolgimento e ogni informazione sulla vicenda dell’imam rapito. Non invocando il segreto di Stato come ha fatto solo di recente, da inquisito, ma dicendo che il Sismi nulla sapeva. Invece era stato addirittura richiesto di collaborare all’operazione, come ricorda Pignero che poi ammette la contrarietà del suo direttore: «Confermo che anche Pollari era davvero perplesso sulla richiesta di cooperare al sequestro che lui aveva ricevuto dal Castelli. Anzi, pur avendogli assicurato la massima collaborazione egli era contrario». Nella trascrizione integrale dell’interrogatorio, il generale ricorda così le parole di Pollari: «Cerchiamo di dare una risposta che appaga gli americani, come sempre collaborativa, ma che non comporti un coinvolgimento nostro». Il seguito della storia, riassunta nel verbale, è che «questo dissi effettivamente al Mancini. Ma dopo gli accertamenti di cui mi parlò, l’attività della mia Divisione non andò in alcun modo avanti. Ovviamente parlo per ciò che a me Mancini ha riferito, poiché ignoro se abbia svolto altre attività autonomamente o su richiesta di altri. A questo punto, visto quello che ha fatto non so se credere a ciò che mi diceva. Voglio però confermare che io dissi a Pollari che, accertata l’attività di indagine della polizia giudiziaria su Abu Omar, noi ci dovevamo fermare, e in tal senso convenne il Pollari stesso». Qualche mese dopo, quando Abu Omar sparì dalla circolazione, «con Mancini abbiamo detto: "Eh, ma niente niente, vuoi vedere che gli americani hanno fatto qualcosa?"». Chiamato a deporre da indagato, Pollari ha invocato un segreto che nelle precedenti risposte ai magistrati non aveva menzionato, mentre di fronte a Pignero aveva detto: «Tutto questo è coperto da assoluto segreto di Stato». Rassicurato dal pm sull’inesistenza di tale vincolo (Pollari ne parlerà per la prima volta due giorni dopo), Pignero ricorda queste parole del direttore: «Voi su questa questione non c’entrate niente, la Prima Divisione non c’entra niente. Questa è una cosa che io mi sono ritrovato e che ho dovuto contrastare, minacciando addirittura di andarmene, e ho la documentazione in questo senso. Ho ricevuto anche un’accusa di non essere all’altezza della situazione dall’allora capo segretario generale del Cesis, il quale mi disse che se non ero capace di affrontare certe situazioni me ne potevo pure andare». La documentazione è probabilmente quella che Pollari sostiene di non poter svelare per un segreto confermato dall’attuale governo, di cui in passato aveva taciuto. E sul direttore del Sismi che verrà nuovamente ascoltato oggi in Parlamento Pignero aggiunge: «Mi disse che aveva manifestato la sua contrarietà al progetto riguardante Abu Omar anche ad autorità politiche del precedente governo (quello di Berlusconi, che pure ha sempre sostenuto di non aver mai saputo nulla sulla vicenda, ndr)... Disse che aveva anche manifestato la sua disponibilità a rimettere il mandato in caso di diversa valutazione politica, ma ricevette pieno consenso. Non mi ha mai detto con quali personalità politiche egli avesse parlato». Giovanni Bianconi