Carlo Bonini, la Repubblica 27/9/2006, pagine 1 e 15., 27 settembre 2006
Abu Omar, così Pollari raccontò il segreto di Stato che non c´è. la Repubblica, mercoledì 27 settembre Annunciano il passaggio come un’ordalia
Abu Omar, così Pollari raccontò il segreto di Stato che non c´è. la Repubblica, mercoledì 27 settembre Annunciano il passaggio come un’ordalia. Ma a ben vedere il direttore del Sismi Nicolò Pollari non ha nulla da temere dalle domande che, oggi, il Comitato parlamentare di controllo sui Servizi tornerà a rivolgergli per un´ultima volta sul sequestro di Abu Omar. Perché, in questo affare, il generale tornerà ad agitare il canovaccio preparato con il governo Prodi e l´ex governo Berlusconi, con la maggioranza politica di ieri e quella di oggi. Un canovaccio oggi documentabile. Se ne può leggere nelle 42 pagine di trascrizione che danno conto della registrazione audio di quanto accaduto tra le 8.40 e le 9.50 del 15 luglio scorso in un ufficio della Procura della Repubblica di Milano, quando Pollari rende il suo primo e unico interrogatorio ai procuratori aggiunti Ferdinando Pomarici e Armando Spataro. Al contrario di quanto lascerà credere una volta fuori dal palazzo di giustizia e da allora per un´intera estate, quella mattina, il generale non ha nessun segreto di Stato da opporre sul sequestro dell´imam egiziano. Né di fatto si avvale davvero del suo diritto al silenzio. Quella mattina, il generale è a Milano per liberare la cortina di fumo che deve proteggere insieme le sue responsabilità e quelle dell´autorità politica (due governi) cui nel tempo ha riferito. Per prefigurare con esattezza ai magistrati che lo ascoltano l´orizzonte in cui rimarrà confinata la loro indagine. Per annunciare, perché già le conosce, le future mosse di Palazzo Chigi che devono tracciare la soglia oltre la quale l´inchiesta non si spingerà. La mattina del 15 luglio, Pollari ascolta la lettura che gli viene fatta dai pubblici ministeri dei passi salienti della conversazione che Marco Mancini, ex direttore del controspionaggio del Sismi, ha rubato al generale Gustavo Pignero, ex capo della prima divisione del Servizio. Pignero: "Pollari ha sempre detto che lui di Abu Omar non ha mai sentito parlare". Mancini: "E´falso". Pignero: "E´ falso come una...come una... non lo so come". Mancini: "Come un palestinese". Pignero: "E´ falso e dice il falso sapendo di dirlo". Ancora Pignero: "Lui (Pollari ndr.), praticamente, per non scoprirsi il culo suo, lui non ha avuto neanche il coraggio di chiamarci e dire...". La lettura della conversazione dei due funzionari del Sismi non sembra scuotere affatto il generale. Né la domanda con cui Pomarici apre a quel punto l´interrogatorio: «Lei ci può dire se intende esercitare la facoltà di astenersi dal rispondere alle domande?». Dice Pollari: «Visto che loro mi hanno consentito l´amabilità e la confidenza di esprimere qualche valutazione concomitante, mi permetto di esprimerla anch´io, se mi è consentito. Diversamente, mi astengo dal rispondere». Il direttore del Sismi muove come è solito fare. Mai rispondere a una domanda con un «no» o con un «si». Ha intenzione di parlare, ma per dire ciò che vuole e senza che questo debba essere inteso quale risposta a una domanda. Pomarici confessa il suo smarrimento: «Non ho capito. Lei comunque ha il diritto di dire tutto quello che ritiene». Dice il generale: «Avrei auspicato un incontro preliminare tale da poter, in qualche modo, rendermi utile all´accertamento della verità, in ogni direzione (...) Perché ritengo che una persona che riveste le mie funzioni possa anche essere oggetto di... quantomeno di un´interlocuzione preliminare. Se questa ci fosse stata, probabilmente sarebbe stata utile per gli atti di questo procedimento. Anche io ho una cosa da dire e da fare e da certificare». Spataro insiste: «Quindi dichiara di voler rispondere?». Pollari ha ora di fronte a sé due pagine scritte, che legge: «Dichiaro di voler fare la seguente dichiarazione (...) Sono impedito dalla possibilità di rispondere in ragione del dovere giuridico di rispettare il vincolo del segreto di Stato a mente delle leggi vigenti, in quanto la mia estraneità a questa vicenda risulta consacrata in documenti coperti dal segreto di Stato formalmente apposto, confermato, ribadito e reiterato dal precedente governo quanto da quello in carica. (...) L´unica possibilità di esercitare compiutamente il mio diritto di difesa postula l´esigenza di attingere a conoscenza, da parte loro naturalmente, di dati, atti ed elementi allo stato indisponibili alla mia persona in quanto sottoposti al menzionato vincolo. Ribadisco anche in questa sede, come ho già fatto in tutte le altre sedi proprie, l´assoluta estraneità dell´istituzione e mia personale a qualsiasi ipotesi di coinvolgimento diretto o indiretto nella vicenda del sequestro del cittadino egiziano Abu Omar». Pomarici interloquisce: «Allora, diamo atto che il generale Pollari produce due pagine... vuole sottoscriverle per caso?». Sembra una domanda innocua, che tuttavia tradisce quanto poco il magistrato conosca i modi del direttore del Servizio. Dice il generale: «Io veramente le ho dichiarate le due pagine». E Pomarici: «Che vengono allegate». Pollari: «Posso permettermi? Scusi. Se è un discorso fra gentiluomini io le lascio, se è un discorso processuale, io non le lascio». Al direttore del Sismi sembra sfuggire che è in corso un interrogatorio. Persino l´avvocato Franco Coppi, che gli è accanto, sembra imbarazzato: «Io, personalmente, come difensore, le consiglio di lasciarle». Il modo di procedere cavillante del generale non è una questione di forma. Ma di sostanza. Quel che ha appena finito di dire ai due procuratori introduce un elemento di evidente illogicità che sollecita una domanda di Spataro. «Le faccio presente che noi abbiamo ricevuto, anche a sua firma, varia corrispondenza in cui ci viene detto che sul sequestro di Abu Omar non c´è nessun segreto di Stato. Che il segreto non è stato apposto né dal precedente governo (Berlusconi ndr.), né dall´attuale (Prodi ndr.). La sua dichiarazione mi sembra un po´ diversa». Dunque, di quale segreto parla Pollari? Di quali documenti? Al generale non piace parlare né di date, né di circostanze. Dice: «Io chiederò, o chiederanno loro, al Presidente del consiglio. Se questi documenti sono disponibili io sarò ben lieto di presentarmi e di rispondervi (...) Ribadisco che sul sequestro di Abu Omar non vi è alcun segreto di Stato (...) Io sono in grado di dimostrare per tabulas la mia estraneità, ma purtroppo queste tabulas sono coperte dal segreto di Stato per ragioni altre». Spataro insiste per ottenere una qualche indicazione. Pollari sfugge: «Io non so quanto risalenti nel tempo possano essere fatti o situazioni coperti dal segreto di Stato». Interviene Pomarici: «Generale, lasci parlare ogni tanto anche noi, magari. Per poter effettuare una richiesta utile al governo, lo dobbiamo investire con una richiesta specifica. Non possiamo dire genericamente "Elimina il segreto di Stato su documenti utili a comprovare l´estraneità, la non responsabilità. Ci vuole indicare quali sarebbero, non dico i documenti, ma i campi su cui vertono questi documenti?». Pollari scopre il gioco: «Se io le rivelassi ciò, le rivelerei il segreto di Stato. Non le posso rivelare i contenuti dell´attività di interposto soggetto. Il governo mi chiamerà e mi dirà se questo è un mio espediente dilatorio o diversivo». Pomarici incalza: «Lei non mi dice quali sono gli atti su cui bisognerebbe togliere il segreto di Stato, il governo mi dice che se non gli dico quali sono gli atti, non mi può rispondere». Pollari interrompe e, forse, si spinge più lontano di quel che dovrebbe: «Dottore, io ho talmente riguardo nei confronti dell´autorità giudiziaria che se dovesse per caso vertersi una situazione di questo genere, io mi darei carico personalmente di...». Pomarici sembra cogliere l´attimo: «Continui che mi interessa questo...». E il generale: «Mi darei carico a dire al governo per riferire, ammesso che già non lo sappia, quali sono gli atti necessari perché questo avvenga». Pomarici sembra rassegnarsi: «Va bene, il pubblico ministero prende atto che, nell´ipotesi in cui il governo rappresenti difficoltà ad esaudire la richiesta di revocare il segreto di Stato su atti o documenti utili alla difesa del generale Pollari per la genericità eventuale della richiesta sarà lo stesso generale Pollari ad assumere diretto contatto...». Il generale interrompe ancora. E lo fa per consegnare una notizia decisiva: «Ove io non lo abbia già fatto...». Il gioco delle parti a questo punto è chiuso. Il canovaccio di quel che accadrà dal 15 luglio in avanti è definito. Pollari invoca un fumoso segreto di Stato «su altri atti» di cui, come è evidente, ha avuto già modo di discutere («...Ove io non lo abbia già fatto») con il vecchio e il nuovo governo prima del suo interrogatorio. Un segreto che, come Pollari sa perfettamente e come in effetti accadrà, il governo Prodi confermerà. Con un risultato: oggi tutti hanno una risposta buona da offrire. Il governo può dire che su Abu Omar nulla sa e che tutto quel che può riferire è che sulla vicenda non esiste alcun segreto. Pollari può dire che la sua difesa è impedita da un altro segreto che il governo conosce e lui non può violare. Il Copaco - è già successo negli ultimi quattro anni - ne prenderà atto. Carlo Bonini