La Stampa 25/09/2006, pag.16 Alberto Papuzzi, 25 settembre 2006
Gli scacchi cercano il nuovo re. La Stampa 25 settembre 2006. Sebbene sia la capitale dei calmucchi, popolazioni mongole entrate di straforo nel nostro immaginario come sinonimo di gente goffa, la città di Elista, nel Sud della Russia, fra il Mar Nero e il Mar Caspio, non ha raggiunto finora alcuna notorietà
Gli scacchi cercano il nuovo re. La Stampa 25 settembre 2006. Sebbene sia la capitale dei calmucchi, popolazioni mongole entrate di straforo nel nostro immaginario come sinonimo di gente goffa, la città di Elista, nel Sud della Russia, fra il Mar Nero e il Mar Caspio, non ha raggiunto finora alcuna notorietà. Finora. Perché dall’altro ieri la città s’è trasformata da capitale dei calmucchi a capitale degli scacchi: qui infatti finalmente si gioca l’atteso match fra il bulgaro Veselin Topalov e il russo Vladimir Kramnik, attualmente campioni del mondo per due diverse associazioni, la Fide (Federazione internazionale degli Scacchi) e la Pca (Professional Chess Association). Lo scontro diretto, in 12 partite, segna la fine dello scisma provocato dall’ex re della scacchiera Garry Kasparov, quando nel 1993 fondò la Pca. Di fatto è fallita l’idea di costituire un’alternativa alla federazione, l’organizzazione dei dissidenti è oggi più o meno collassata. Ma perché Elista e non, invece, Mosca, Londra, Nuova Delhi, o New York? Che attrattive riveste, per il mondo degli scacchi, la capitale della Calmucchia, 90 mila abitanti, ai piedi del Caucaso? E’ presto detto: è la città di Kirsan Ilyumzhinov, presidente della Fide dal 1995, rieletto alle Olimpiadi di Torino. Ottimo giocatore, campione giovanile, nel 1993 era stato eletto presidente della Calmucchia, prima di passare a governare il non facile mondo scacchistico. Il coté politico di Ilyumzhinov spiega la tenacia con cui ha perseguito il sogno di organizzare nella sua città la storica sfida, nonché la capacità di mettere insieme un monte premi d’un milione di dollari. Ci si inchina alla sua abilità manovriera, se si pensa che un anno fa Topolov aveva detto di no a un’offerta di 1.400.000 dollari per lo stesso match! Il campione del mondo di scacchi esiste da oltre un secolo. I primi a fregiarsi del titolo furono due tedeschi, Wilhelm Steinitz (dal 1886 al 1894) e Emanuel Lasker (dal 1894 al 1921), fondatori del metodo scientifico di giocare. A quei tempi, però, il campionato non aveva precise e rigide regole: si trattava di una sfida fra i giocatori ritenuti più forti. Quindi vennero Capablanca (dal 1921 al 1927), straordinario talento naturale, e Alekhine (dal 1927 al 1935 e dal 1937 al 1946), magnetico esule russo. La sfida fra i due a Buenos Aires fu un grande episodio romantico. Dal 1935 al 1937 la parentesi Euwe, matematico olandese. Quindi nel dopoguerra il dominio sovietico, con Botvinnik (1948-1957, 1958-1960 e 1961-1963), con Smyslov (1957-1958), con Tal (1960-1961), con Petrosian (1963-1969) e con Spasskij (1969-1972). I sovietici dominavano sia per la forza della loro scuola sia per il peso dell’appoggio statale, ma anche perché la formula del campionato, con un torneo dei candidati da cui usciva lo sfidante del campione mondiale uscente, favoriva gli accordi, così da avere in finale sempre due di loro. D’altronde la nomenclatura poteva controllare circoli e campioni, le cui fortune dipendevano dalla benevolenza del ministero dello sport. Questa egemonia è infranta dall’americano Bobby Fischer, genio e meteora, che a Reykjavik batte Spasskij in un match da Guerra Fredda. Ma quando nel 1975 entra in scena Anatoly Karpov, un ferreo combinato di talento e tenacia, favorito di Breznev e protetto della nomenklatura, l’americano gli cede il titolo senza giocare e s’avvia per il suo balzano destino. Karpov difende vittoriosamente il titolo da due assalti del dissidente Korcnoj (nel 1978 e nel 1981), ma quando affronta Kasparov, il campione che si rispecchia in Gorbacev, le contraddizioni esplodono e per il campionato del mondo è l’ora del caos. Siamo nel 1985, vince chi arriva per primo a sei vittorie: dopo estenuanti 6 mesi e 48 partite, con Karpov in difficoltà, per la rimonta di Kasparov, il match è interrotto piuttosto pretestuosamente. Quando i due si ritrovano, Kasparov conquista la corona, a soli 22 anni, il più giovane campione mondiale nella storia degli scacchi. Dopo altre tre vittorie con Karpov, e anche contro i maneggi della Fide, le frizioni e le tensioni portano Kasparov a fondare la Pca, con un gruppo di altri maestri. E’ il catastrofico scisma dei re e degli alfieri, che trasferiva negli scacchi lo spirito della perestrojka. Da allora le 64 caselle bianche e nere hanno avuto due re, come decenni fa accadeva per la boxe. Topalov, campione del mondo Fide, e Kramnik, campione del mondo Pca, sono a Elista da 11 giorni con i manager, gli assistenti e i preparatori. Sabato hanno giocato la partita inaugurale del match, che ne prevede 12. Kramnik ha battuto Topalov e ieri si è svolta la seconda, con il risultato che nella notte era ancora incerto. Venerdì 13 ottobre si chiude tutto. I due sfidanti hanno alcuni caratteri in comune: sono della stessa generazione scacchistica, esplosa dopo la caduta della cortina di ferro, e hanno la stessa età, 31 anni. Significa che non erano ancora nati quando Fischer stritolava Spasskij. Con baffetti e pizzetto, Topalov è forse più spavaldo, un tipo alla D’Artagnan. Kramnik, forse per via degli occhiali e delle cravatte, ha l’aria del bravo studente. Chi vincerà? Mai come questa volta i pronostici sono cauti, se non esitanti. Fra gli altri campioni, i più pensano che terminerà in un pareggio. L’eventualità è prevista dal regolamento del match. In caso di parità, 6 a 6 dopo le 12 partite, si giocheranno degli spareggi, cioè una serie di partite rapidissime: quattro semilampo (da 25 minuti), due lampo (da 5 minuti). Non bastasse, si passa a una partita «sudden death» di 6 minuti contro 5, in cui chi ha i bianchi deve per forza vincere. Un po’ come il vecchio golden goal del calcio, o chi segna vince. Alberto Papuzzi