Varie, 22 settembre 2006
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Abe Shinzo
• Nagata (Giappone) 21 settembre 1954. Politico. Ex premier giapponese (2006-2007) • Figlio di un politico dell’Ldp e nipote di un altro politico di prima della guerra. Ha fama di duro, «diventare primo ministro era stato il sogno di una vita e il sogno è durato meno di un anno. [...] meno di 12 mesi di scandali finanziari e politici, con ministri rimossi e uno addirittura suicida dopo accuse di corruzione. Nel disastroso bilancio, sintetizzato dal 30% di gradimento, è inclusa la batosta delle elezioni per la Camera Alta [...] quando il suo Partito liberaldemocratico ha perso la maggioranza. Il dossier fatale, quello sul quale Abe aveva puntato le residue capacità persuasive, però riguarda l’Afghanistan e l’appoggio alla missione. Nel 2001 Tokio aveva varato una legge antiterrorismo per offrire con le sue navi rifornimenti alla coalizione: provvedimento delicato, data la Costituzione pacifista del Giappone che lo priva di un vero esercito e pone vincoli agli interventi d’ambito militare. [...] Anche se l’entourage di Abe ha provato a ventilare che l’addio sia causato da problemi di salute ([...] voci che il premier abbia anticipato l0esplodere di uno scandalo per evasione fiscale), c’è chi può riconoscere nel suo gesto la fedeltà al “kokueki”, l’interesse nazionale. Abe ne ha fatto il suo marchio, a partire dall’intransigenza sulla questione dei giapponesi rapiti da commando nordocoreani nei decenni scorsi. Dove il suo nazionalismo si è ammorbidito sono stati i rapporti con la Cina, recuperati. Ma sulle questioni chiave dello sciovinismo nipponico Abe ha tirato dritto: ha ripristinato, dal 1945, il ministero della Difesa; ha imposto una scuola “patriottica”; ha avviato una revisione della Carta pacifista del ’47; ha indicato la possibilità che il Giappone si riarmi rompendo il tabù nucleare. In compenso, in economia si è astenuto da scelte sostanziali. [...] Premier suo nonno (e, prima, ministro durante la guerra, incarcerato dagli americani), premier il prozio, Abe per anni è stato “Il Principe”. Che il padre, ministro, non fosse asceso alla massima carica politica stroncato da un tumore, era per lui una crudeltà del fato da emendare. Nei mesi prima dell’investitura aveva smesso di indicare se stesso con i pronomi più umili. Ma si era preparato ben prima. Aveva 5 anni quando, nel 1960, era col nonno premier e sentiva la folla contestare lui e il suo nuovo trattato con gli Usa. Il nonno gli spiegò le cose, e il piccolo Abe scandì: “Viva il Trattato”. “Kokueki”, interesse nazionale. Per il “kokueki” [...] Abe si è dimesso. [...]» (Marco Del Corona, “Corriere della Sera” 13/9/2007).