Varie, 21 settembre 2006
PANCALLI
PANCALLI Luca Roma 16 aprile 1964. Avvocato. Vicepresidente del Coni. Ex commissario della Federcalcio • «[...] era un atleta, a 17 anni durante una gara di pentathlon moderno cadde da cavallo e si ruppe le vertebre cervicali. Da allora è su una sedia a rotelle. Avvocato di professione, romano ma non tifoso di calcio, stimato a Palazzo Chigi: Pancalli è vicepresidente vicario del Coni e presidente del Comitato paralimpico. Uomo di sport, quindi. Come volevano molti membri di Giunta (fra questi Cinquanta, Pigozzi e Mornati) [...]» (Fulvio Bianchi, ”la Repubblica” 21/9/2006). «Quel ragazzo era nato per lo sport, aveva nel sangue il virus di un sano agonismo: nuoto, equitazione, corsa, scherma, tiro, pallone. Riusciva in tutto, regalava sorrisi e risultati. Un’ebbrezza, un divertimento e una speranza estrema: l’Olimpiade. L’eclettismo lo portò a scegliere il pentathlon moderno, nobilitato a quei tempi dalle medaglie olimpiche di Masala. E nell’81, a diciassette anni, fu chiamato nella nazionale juniores. Il volo azzurro planava sulla dolce Vienna, la città del valzer, del Danubio e del Prater: là si celebrava il debutto del ragazzo romano. [...] Il sogno all’improvviso diventa tragedia. Un crac: il collo si spezza. Un ospedale lontano da casa, giorni che non finiscono mai. Poi, lacrime su una carrozzina. Ma l’uomo che vibra in quel corpo paralizzato si sveglia, reagisce con fede ruggente e il seguito della sua storia diventa un inno allo sport e alla vita. Parole e musica di Luca Pancalli. lui il personaggio che, dopo aver raccolto montagne d’oro alle Paralimpiadi, ora ne presiede il comitato nazionale, è vice di Petrucci nel Coni [...] Non guardate la sua sedia a rotelle: è la persona che conta. Ma cosa avvenne in quel giugno di 25 anni fa? Nell’equitazione del Pentathlon i cavalli vengono sorteggiati. Luca pescò male: Condor, nervoso e bizzarro. Un rifiuto già al primo ostacolo, poi si rimette in linea, sembra diventato saggio. Davanti alla gabbia, il dramma: un rifiuto secco, poi alla riprova uno scatto poderoso e un blocco improvviso: Pancalli vola, il cavallo s’impenna, cade male, picchia la testa e si rovescia addosso al cavaliere. Il collo di Luca si schiaccia. Tre vertebre si spezzano: quinta, sesta, settima. Cosa fa un atleta paralizzato alle gambe? Non ci crede, spera nella scienza, implora un miracolo, pensa anche di ammazzarsi. Ma l’uomo è forte anche interiormente, ha una grande famiglia alle spalle, si ribella, riparte e la vita vince con lui: la laurea, una moglie fantastica, due figli, una grande carriera dirigenziale. E con lui vince anche lo sport: riaffiora il vecchio sogno olimpico. Pancalli si ricorda di quando all’Acquacetosa vedeva in piscina dei nuotatori disabili. ”Ma come faranno, poveretti?”. Lui, prima di scegliere il Pentathlon, era un provetto nuotatore. Lo sarà anche da paraplegico dinanzi a quell’ospite inconsueta che c’è ai bordi della vasca: la sua carrozzina. Los Angeles ”84, Seul ”88, Barcellona ”92, Atlanta ”96: sette medaglie d’oro e non so quanti argenti. ”C’è una scena che non dimenticherò mai: io verso il podio, il sogno di ragazzo vissuto sulla sedia a rotelle. Inno, bandiera, lacrime. E poi, per la prima volta, anche noi al Quirinale, da Pertini”. [...]» (Candido Cannavò, ”La Gazzetta dello Sport” 21/9/2006).