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 2006  settembre 19 Martedì calendario

Le fatiche di una maratona cominciano molto prima di quei 42 chilometri. Chi intende sfinirsi sulla strada e provare a se stesso di saper resistere, quasi sopravvivere, deve davvero volerlo

Le fatiche di una maratona cominciano molto prima di quei 42 chilometri. Chi intende sfinirsi sulla strada e provare a se stesso di saper resistere, quasi sopravvivere, deve davvero volerlo. Il 5 novembre si corre la maratona di New York che non è solo sport e neanche puro spirito estremo: tagliare il traguardo a Central Park è la scena di un film. Le iscrizioni sono già chiuse e i 36 mila partecipanti sanno già quando e dove ritirare il pettorale, molti l’hanno pagato caro. Sono sempre più rari, almeno quelli che circolano liberamente, una decina di anni fa gli iscritti erano 10 mila meno, in gran parte americani. Ora non solo il numero è aumentato, ma i canoni di scelta sono molto differenti e la quota europea è raddoppiata. Sia i cittadini statunitensi che gli stranieri possono conquistare il diritto alla maratona con la lotteria. Una vera pesca miracolosa perché le richieste nulle sono oltre 55 mila e costano comunque 7 euro, è la quota base da allegare alla domanda. New York non richiede tempi di ingresso, Boston sì. Per questo chi dice «ho corso a Boston» lo fa con uno stile da professionista, gli italiani presenti non vanno oltre la cinquantina, a New York invece quest’anno saranno più di 3 mila. Non ci sono arrivati con la lotteria, hanno pagato. Esistono tre tour operator che possono procurare il sacro pettorale, il più importante è Terramia che ha capito al volo gli affari intorno alla maratona e ha sfruttato l’onda e amplificato le offerte. Quei 42 sporchi chilometri. La Stampa, martedì 19 settembre Quest’anno, da soli, portano 2500 persone: 1800 sono iscritti gli altri si occupano dell’organizzazione e vengono prestati, in parte, alla stessa maratona. I pettorali in appalto dipendono proprio dalla qualità di servizi che queste agenzie offrono. «Se guardiamo i numeri è per gli americani che è difficile iscriversi, per gli italiani le possibilità aumentano. Certo hanno un prezzo, se si vuole tentare la lotteria bastano i 7 euro di investimento e i 60 per comprare il numero una volta selezionati. Passando da noi devi comprare un pacchetto completo, ma hai la certezza di partecipare e dovendo organizzare un volo intercontinentale non è una garanzia da poco». Antonio Baldisserotto, titolare di Terramia, avverte che da New York 2007 si spenderà anche di più: «Non è colpa nostra, è la maratona che aumenta, oggi un pettorale avuto da noi vale 150 euro, andremo oltre i 200». Soldi che vanno aggiunti a un volo (dai low coast a 600 euro a salire) e all’albergo. Un pacchetto medio, non troppo esoso, pesa 2 mila euro. Certo hai assistenza garantita, i trasporti programmati e uomini con il walkie talk che vigilano lungo il tragitto. «Funziona così. Pensate che per Londra, dove gli ingressi per gli stranieri sono pochi, è peggio. Io ho aperto ieri mattina le iscrizioni per i 200 pettorali a nostra disposizioni e si sono esauriti in poche ore». Sui posti sempre più scarsi ormai c’è una tratta, anche se le contraffazioni sono difficili: bisogna presentare il passaporto quando si ritira l’iscrizione, ma i limiti non si spostano solo sul cronometro. C’è chi fotocopia documenti, chi chiede a famiglia, amici, vicini di casa di provare la lotteria per avere più speranze e li foraggia, chi tenta di rivendere il pettorale in rete garantendo nell’offerta anche la presenza. Fanno da intermediario, tu paghi e il titolare dell’iscrizione ti scorta a ritirare il posto. Quest’anno, un’ufficio grafico di New York ha messo a punto un programma di contraffazione per produrre finti certificati di ammissione. «Ogni volta fermiamo almeno 100 persone e altre le blocchiamo prima di vederle, sappiamo che hanno barato. Per ora in quest’edizione siamo a quota 25», il direttore della New York City Marathon, Mary Wittenberg ritiene che le truffe siano impossibili da eliminare e sa che più aumentano le concessioni ai tour operator, meno americani potranno iscriversi. Molti tenteranno di beffare i controlli. Nel 2001, alla maratona del Vermont ha trionfato un alias. Karine Maltis, di Montreal è arrivata seconda e ha dovuto confessare di aver corso sotto falso nome: «Non riuscivo a entrare, ho mentito. Chi credeva di andare tanto veloce?». I runner non comprano le vittorie, ma il diritto a faticare. Giulia Zonca