Corriere della Sera 19/09/2006, pag.17 Sergio Rizzo, 19 settembre 2006
Cassa depositi, il forziere del Tesoro con 53 «consiglieri». Corriere della Sera 19 settembre 2006
Cassa depositi, il forziere del Tesoro con 53 «consiglieri». Corriere della Sera 19 settembre 2006. Roma. Già adesso l’elenco delle partecipazioni fa una certa impressione. C’è il 30% di Terna, la società della rete elettrica. Il 10% dell’Eni. Altrettanto dell’Enel e di StMicroelectronics, la società italo-francese di semiconduttori. Il 35% delle Poste. Il 33% del Tunnel di Genova. Quote nell’Istituto per il credito sportivo e in altre società più piccole. Persino qualche azione della casa vinicola siciliana Duca di Salaparuta. E ora c’è chi pensa che la Cassa depositi e prestiti possa investire nella rete fissa di Telecom Italia, comprare Snam Rete Gas, e magari un pezzo di Autostrade. Guardano con ammirazione, i nostalgici dell’Iri, a quella società che il governo di Silvio Berlusconi ha trasformato da un semplice contenitore dei fondi della raccolta postale da prestare ai Comuni, in una vera e propria banca d’affari. Anche se al confronto l’Iri impallidirebbe davvero. Con soli 400 dipendenti la Cassa depositi e prestiti ha una governance composta da ben 53 persone. E senza che questo gigantesco ponte di comando disponga di poteri reali. Perché tutte le decisioni strategiche vengono prese dall’azionista Tesoro, che controlla il 70%, mentre il restante 30% è in mano a 65 fondazioni bancarie. Nonostante questo, c’è un consiglio di amministrazione di 15 persone, compresi i componenti della cosiddetta gestione separata (quella che riguarda i vecchi compiti della Cassa). Poi c’è un comitato di indirizzo, dove siedono altre nove persone. Quindi un comitato di supporto: ancora nove componenti. Non poteva naturalmente mancare il collegio sindacale: cinque membri effettivi più due supplenti. Ma come se non bastasse c’è anche una commissione parlamentare di vigilanza, che ospita altre 13 persone. O meglio sarebbe dire: ci dovrebbe essere. Scaduta con la precedente legislatura, non è stata ancora ricostituita. Comunque esiste, ed è un organismo molto particolare. Oltre a quattro senatori e quattro deputati ne fanno parte, infatti, anche un segretario e quattro magistrati. C’è il responsabile per gli affari riservati (proprio così, affari riservati), consigliere di Stato Filoreto D’Agostino), due presidenti di sezione del Consiglio di Stato (Giancarlo Coraggio e Mario Egidio Schinaia) e un presidente di sezione della Corte dei Conti (Furio Pasqualucci. E naturalmente, in una società pubblica di questo calibro, abbondano i nomi di peso. Il presidente si chiama Salvatore Rebecchini, viene dalla Banca d’Italia ed è esponente della famiglia che in passato ha espresso anche un sindaco della Capitale. Scade la prossima primavera, con l’approvazione del bilancio 2006 e non è un mistero che per la sua poltrona ci sia già più di un candidato. Fra gli altri si è fatto il nome anche dell’ex Goldman Sachs Claudio Costamagna, anche se ogni candidatura è davvero ancora prematura. Il vice di Rebecchini è Luigi Roth, presidente della Fondazione Fiera di Milano. Ma ha pure altri incarichi: presidente di Terna, società partecipata alla Cassa, è anche consigliere di amministrazione di Telecom Italia. Nel consiglio di amministrazione, insieme al direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli c’è poi Luigi Fausti, ex numero uno della Comit e ora presidente di Patrimonio spa. Un posto spetta anche a Nunzio Guglielmino, vicepresidente di Poste Italiane (di cui la Cassa controlla oltre un terzo del capitale), a Mario Sarcinelli, ex presidente della Bnl, e a Luisa Torchia, professoressa di diritto amministrativo che siede nel consiglio dell’Acea e di Autostrade. Il comitato di indirizzo è invece guidato dal presidente del Monte dei Paschi di Siena Giuseppe Mussari, e ne fanno parte, oltre al direttore generale della Cassa Antonino Turicchi, pure cinque esponenti di fondazioni bancarie. Fra di loro c’è anche un ex politico di professione: l’ex senatore democristiano Riccardo Triglia, già sottosegretario alle Finanze nel governo di Carlo Azeglio Ciampi. Ora è vicepresidente della Fondazione Cassa di risparmio di Torino. Sergio Rizzo